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Intervista con Davide Peron

7 min read
 
Davide Peron pubblica il quinto album in studio, lavoro che segna un nuovo passo in un percorso musicale iniziato alla fine degli anni novanta e proseguito fino ad oggi, sempre all’insegna della canzone d’autore e della ricerca sul testo, dove risvolti sociali e momenti personali più intimi si fondono.
“Inattesi” è un album che parla di gioie e di paure, con grande semplicità, e lo spunto è proprio la nascita di figli, non sempre attesi, e da questi grandi eventi e rivelazioni.
Il disco è stato realizzato con la collaborazione di Davide Antonio Pio, per la produzione e gli arrangiamenti ed è stato mixato all’XLand Recording Studio (Vi) da Alberto Gaffuri.
Un album sognante e poetico per un artista che è riuscito a farsi apprezzare dal pubblico in maniera trasversale, sia con canzoni impegnate socialmente, come “La Pallottola”, scelta come inno da Libera (Coordinamento Veneto) di Don Ciotti o ancora il progetto dedicato alla Prima Guerra Mondiale, ai progetti teatrali con Eleonora Fontana, attrice e compagna di vita, che insieme hanno ideato e proposto in giro per l’Italia, non ultimo quello dedicato alla disabilità, ambito in cui Davide Peron lavora quotidianamente. Altra iniziativa degna di nota è il “Mi Rifugio In Tour” nelle montagne del Veneto che arriva all’undicesima stagione.
“L’unico acuto che canto in tutto il disco è sulla parola inattesi nel brano Abbiamo pensato a giocare. Segno che forse anche chi non è aspettato ha diritto di essere compreso e merita di ricevere dignità.” racconta il cantautore e c’è uno scritto nel booklet del cd che riassume il suo pensiero: “Quando nasce un bambino, non nasce un nuovo conto corrente per il sistema finanziario. Quando nasce un bambino, non nasce un contribuente dello stato. Quando nasce un bambino, non nasce un numero per il mercato. Nasce un bambino, non nasce un nemico. Quando nasce un bambino, non nasce un bambino povero, nasce un bambino impoverito. Quando nasce un bambino, come qualsiasi bambino nasce ricco, ricco di vita. Quando nasce un bambino, non nasce Dio, nasce suo figlio come lo siamo tutti. Quando nasce, un bambino, vuole vivere, ridere, amare, ascoltare, vedere, giocare… e di sicuro non vuole la guerra. Quando nasce un bambino, nascono anche due genitori. Come lo siamo noi. È compito nostro, quindi, fare in modo che sia felice.”
Tracklist: 1. Abbiamo Pensato A Giocare / 2. L’Attesa Vuol Cura / 3. Filastrocca / 4. Fiore De Campo / 5. Il Fiore Che Ho Davanti / 6. Prima Di / 7. Un Silenzio
 
 
 
Intervista
 
Davide R.
Ciao Davide. Quinto tuo disco questo “Inattesi” e quale quintessenza in questo preciso punto del tuo percorso artistico?
 
Davide P.
Ciao Davide! In questo lavoro ho avuto la conferma di quello che è il mio ruolo nei confronti della Musica: credo di essere un semplice strumento che la Musica utilizza per arrivare alle persone. In questo ultimo lavoro mi sono reso conto di essere sempre più trasparente e pulito, il messaggio che voglio mandare attraverso le canzoni arriva diretto e semplice senza costruzioni o vanità.
 
Davide R.
Lo spunto e il filo rosso che attraversa i testi di “Inattesi” è dunque la nascita dei figli, il venire al mondo. Scriveva Neruda che “La nascita non è mai sicura come la morte. E questa la ragione per cui nascere non basta. È per rinascere che siamo nati”. In che modo ti sei raccolto intorno a questo tema per farne un disco e perché?
 
Davide P.
L’idea del disco nasce più che da una consapevolezza legata dalla rinascita, dall’esperienza vissuta in prima persona: la nascita di mia figlia Anita Maria mi ha fatto capire che tutto quello di cui avevo cantato nei dischi precedenti aveva finalmente un significato. In quegli occhi cosi piccoli ma veri, limpidi, io ci ho trovato la verità. Ho capito che ogni bambino, desiderato o meno, ha diritto ad avere una dignità. Non importa quale sia la storia che lo accompagna, ognuno ha diritto di far vivere il proprio senso, il motivo per il quale è stato chiamato a questo mondo.
 
Davide R.
Le canzoni sono cofirmate da “D. Lopizzo”, che però non ho ritrovato nei crediti con il suo nome completo. Chi è dunque D. Lopizzo e che ruolo di coautore ha avuto in “Inattesi”?
 
Davide P.
Davide Lopizzo è Davide Antonio Pio, produttore esecutivo e arrangiatore del disco. Lavoriamo insieme da qualche anno. Questo è il lavoro in cui il nostro percorso artistico ha avuto compimento.
 
Davide R.
Nel tuo cantare ho sentito delle somiglianze con Fossati. Chi sono i tuoi cantautori, quelli per i quali hai sentito il primo desiderio di imbracciare una chitarra per cantare le loro e poi anche tue canzoni?
 
Davide P.
Tutto è iniziato ascoltando il mio primo vinile “Desire” di Bob Dylan. Fossati, De Andrè, Iannacci, Vecchioni… sono “gli amici” che mi hanno tenuto compagnia sempre. È naturale portare nella propria musica gli insegnamenti ricevuti e la stima che ne deriva.
 
Davide R.
Leggo che hai dedicato un progetto dedicato alla disabilità, ambito in cui lavori quotidianamente (e anch’io). Di cosa si è trattato?
 
Davide P.
Attualmente il mio lavoro artistico non prende forma solamente nei concerti come cantautore, bensì lavoro molto portando la mia musica in teatro: credo nella contaminazione dell’arte e nella bellezza che nasce quando musica e parola si uniscono. Il progetto della disabilità porta in scena uno spettacolo teatrale sul tema nel quale tutte le colonne sonore saranno i brani contenuti nell’ultimo album. Ne vado particolarmente fiero poiché il tema mi è caro dato che lo vivo tutti i giorni come educatore. Lo spettacolo è prodotto dalla compagnia Teatro della Gran Guardia di Padova, in scena Eleonora Fontana (attrice e mia compagna di vita).
 
Davide R.
Quando e come nasce di solito una tua canzone?
 
Davide P.
Non c’è un momento preciso. La Musica si fa sentire e io cerco di riscriverla proprio come l’ho sentita. Racconto quello che vivo, quello in cui credo e per cui mi batto. Non so scrivere a comando o per moda. Semplicemente scrivo quando c’è qualcosa da dire, altrimenti  non scrivo.
 
Davide R.
Cos’è per te il bisogno di musica, di canto?
 
Davide P.
La Musica è la mia vita, non più un bisogno. Da un po’ di tempo non è una sorta di dipendenza, ma un modo di essere, di vivere e di sentire. Cerco di essere un degno strumento e per questo non si finisce mai di studiare e di essere avidi di conoscere il mondo per imparare. La preparazione è il modo giusto per essere pronto quando viene l’ora di scrivere.
 
Davide R.
La Musica è un’attività con caratteristica di universalità nella sua capacità di trasmettere le stesse emozioni  in qualsiasi essere umano indipendentemente dalla cultura e dal suo modo di vivere. Idea questa confermata da Samuel Mehr e da Manvir Singh della Harvard University. I risultati delle loro ricerche dimostrerebbero la presenza nella musica di schemi fondamentali che trascendono le nostre profonde differenze culturali e che le nostre risposte emotive e comportamentali agli stimoli estetici hanno una notevole stabilità in popolazioni ampiamente divergenti. Su e con quali emozioni, sentimenti e stati d’animo (personali e universali) ti sei maggiormente cercato e ritrovato lavorando a queste canzoni?
 
Davide P.
Quando ho avuto tra le braccia la mia piccola ho provato un senso di stupore per un mistero inspiegabile. Con questo disco ho cercato di dare voce all’indefinito che è la vita. Sono convinto che nel particolare ci sia il Tutto e proprio nella nascita ho avuto l’impressione di toccare questa piccola meraviglia.
 
Davide R.
Cosa seguirà?
 
Davide P.
Dall’8 Luglio 2018 sarò in tutti i rifugi delle Piccole Dolomiti per il mio tour musicale “Mi Rifugio in Tour”, arrivato quest’anno all’undicesima edizione. Troverete tutte le date nel mio sito www.davideperon.it
I prossimi appuntamenti importanti saranno le date a teatro con lo spettacolo ”Una calza a salire e una a scendere” sulla Grande Guerra raccontato dal punto di vista femminile: le Portatrici Carniche. Di questo lavoro a breve uscirà un docufilm per la Rai e una trasmissione radiofonica.
Con la volontà, inoltre, di far debuttare lo spettacolo sulla disabilità entro fine estate.
 
Davide R.
Grazie e à suivre…

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