Esce il nuovo album di Danilo Di Florio dal titolo Il migliore dei mondi possibili. Undici brani di matrice pop rock, molto ritmati, per un lavoro che risuona di messaggi positivi, come da title-track. Per alcuni aspetti intimista, per altri invece più estroverso, il tutto impreziosito da melodie facilmente orecchiabili e originali. Registrato, mixato e prodotto tra l’inverno e l’estate del 2017 da Umberto Cinalli, è il terzo lavoro in studio del cantautore teatino, autore e compositore di tutti i brani. La band che accompagna Di Florio nel live tour è composta da Kevin Baldini alla batteria, Nicola Attimonelli al basso e Marco Cirelli alla chitarra elettrica. Il migliore dei mondi possibili è disponibile su tutti i principali digital store con distribuzione Believe Digital e in distribuzione fisica Discover. Per presentare il disco il cantautore abruzzese ha scelto l’omonimo singolo/videoclip.
Intervista
Davide
Ciao Danilo. Dal primo al secondo a questo tuo terzo lavoro, come si è evoluto il tuo percorso, cosa cambia, cosa rimane?
Danilo
Ci sono stati diversi cambiamenti: è cambiata la band, è cambiato l’arrangiatore, ma non sono cambiato io nel frattempo! Scherzo, ho cercato di essere meno distante dai testi, migliorare la voce non tanto dal punto di vista dell’ugola, quanto di essere più me stesso, tramite comunque lezioni di canto; focalizzare qual è il mio range vocale ed essere quindi più incisivo, non ho interesse nelle belle voci ma piuttosto dell’uso che se ne fa. Cambiano comunque i brani, i testi, scrivo cose nuove, rimane la voglia di esprimere la novità.
Davide
Quello in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili, concludeva Leibniz, un pensiero poi ripreso nel Candide di Voltaire. Perché l’ottimismo nonostante tutto?
Danilo
L’ottimismo perché è l’unica certezza per costruire, figuriamoci se si dovesse essere pessimisti.
Davide
Quali sono i temi principali dei testi del tuo nuovo disco, inclusi quelli inespressi ma che hai affrontato nella composizione musicale e nella lavorazione?
Danilo
Ho affrontato temi umani e relazionali, sotto la mia solita vena ironica, come ne L’albero del bene e del male, Il migliore dei mondi possibili o Un’estate normale, sono un po’ una condizione del mio carattere, ne faccio uso spesso per smorzare quei momenti di difficoltà che per forza di cose si incontrano. Poi un po’ di autobiografia, come in Corri già o Sono io, un po’ di rabbia e delusione per tante circostanze che ho vissuto in quest’ultimo anno scritto proprio ne Le cose che ho visto e Dal mare.
Davide
Come descriveresti il momento della tua vita racchiuso in queste tue nuove canzoni? O se preferisci: cosa di te e della tua vita hai voluto racchiudervi?
Danilo
È senz’altro un momento di passaggio, cambia la mia voce, un punto anche di approdo al nuovo lavoro, sto cercando di focalizzare quello di cui ho voglia di parlare nei brani, scritti spesso di getto.
Davide
Cos’è la semplicità, come e perché perseguirla nell’arte e nella canzone?
Danilo
La semplicità è l’arte di lasciarsi andare alla voce che abbiamo dentro, è l’ascolto dell’altro, è la serenità nel gestire le proprie emozioni, è la pace se proprio vogliamo dirla con il pezzo dell’album Una canzone semplice. Quando andavo a lezione il mio maestro di chitarra ribadiva spesso che la musica, soprattutto nella fase dell’arrangiamento, “va pulita” poiché ribadiva “c’è sempre tempo per renderla complessa” …ho cercato di trarre ispirazione da qui.
Davide
Cosa ti ha motivato a scegliere la strada del cantautore e cosa ti incoraggia a proseguire?
Danilo
La prima motivazione è stata la felicità, la gioia di ritrovarmi a saper scrivere in versi tante idee, vedere una realtà e un mondo superiore a questo terreno. L’ho vissuto come un dono, una grazia. Aveva tutto un senso quando ho iniziato, lo ha tuttora, mi sentivo partecipe di me stesso, mi ci sento tutt’ora. Mi incoraggia a proseguire questo continuo richiamo verso la musica, gli strumenti, l’arte di saper fare arte insieme ad altri, alla mia band, anch’essa gratificata dal suonare insieme, dalla condivisione.
Davide
Quanto peso ha avuto nella tua formazione la cosiddetta scuola cantautorale romana che va da De Gregori a Battisti fino a Silvestri?
Danilo
Prima e durante l’adolescenza ascoltavo questa roba per puro piacere, amavo le loro storie, i loro pezzi, esemplari, pietre miliari di arte compositiva, letteraria soprattutto, roba da film o da manuali di letteratura da liceo. Uno per tutti Alice: la vedevo che guardava i gatti , mi immaginavo Irene al quarto piano, sul far della sera, con le luci dei palazzi ecc.. Poi da adulto ho iniziato a seguirli nei concerti, andando a sentire le loro perfomance, le loro esecuzioni, i loro musicisti, che microfoni usavano, o quali strumenti… un po’ da paranoico!
Davide
Perché la musica?
Danilo
Non so perché la musica, è un termine che in teoria neppure digerisco tanto, un po’ troppo generico. Io faccio, per quel che posso, musica, sto nella musica e questo mi basta.
Davide
Cosa seguirà?
Danilo
Ora arriveranno i concerti, malgrado stia già buttando giù un po’ di materiale da scrivere e comporre.
Davide
Grazie e à suivre…
Danilo
Grazie a voi.