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Intervista con Daniele Scarsella

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DANIELE SCARSELLA – BIOGRAFIA
Daniele Scarsella nasce a Sora (FR) il 13 maggio del 1972. La sua attività musicale comincia alla fine degli anni ’80 e fino al 1994 collabora con diversi gruppi, realizzando anche degli album autoprodotti. La sua passione per la scrittura comincia proprio in questo periodo e tra il 1995 e il 1998 pubblica i due album Lasciami qui e Madre. La critica apprezza la canzone di Scarsella, tanto che nel 1998 è finalista a Livorno al Premio Ciampi.
Dal 1998 al 2001 entra a far parte della scuderia dell’etichetta romana Alta Tensione, che cambierà nel 2003 passando alla Carpediem di Orvieto, nel 2005 alla Luna Piena di Roma e infine nel 2006 alla Studio Lead di Milano. La sua visione della musica d’autore, aperta a diverse influenze anche letterarie e in generale espressive si manifesta ancora meglio nel 2002 e 2003: è in questo biennio che Daniele realizza l’ambizioso recital Aspettando l’alba di un giorno migliore – Storie tra musica e poesia.
Nel 2004 pubblica il suo terzo album dal titolo Scene di calma mentre la vita deraglia. A questo lavoro segue il secondo recital, intitolato Anno 2013: rovesciamenti di assenze e di speranze in un mondo di pecore. Dal 2007 comincia il lungo lavoro di realizzazione del suo quarto album, durante il quale presenta anche un progetto di rivisitazione del patrimonio dei grandi autori degli anni ’50 e ’60. Finalmente, al termine di un lungo percorso, Daniele Scarsella pubblica il suo nuovo album Con olio nell’acqua: durante i primi mesi del 2011 esce questo doppio cd con numerose collaborazioni e una tavolozza musicale di grande ricchezza.
Set musicale dal vivo:
Andrea Scala: Batteria
Alessandro Del Signore: Contrabbasso
Gianpaolo Venditti: Pianoforte
Donato Cedrone: Violoncello
Gianluigi Pizzuti: Chitarre ( Acustica, Classica, Semiacustica, Bouzuki, Elettrica)
Franco Santodonato: Tromba e Flicorno
Gabriele Fabrizi: Sax e Clarinetto
Info web:
 
Comunicato stampa di
SYNPRESS44
Donato Zoppo – Francesca Grispello
 
 
Davide
Ciao Daniele. Un titolo che mi rimanda a un rito superstizioso che vedevo fare alla gente del sud… Acqua, olio e una candela benedetta per la persona sospetta di essere colpita dal malocchio… Semplificando, se una goccia d’olio versata in un piattino o in una tazzina d’acqua non restava compatta, ma si spezzettava tendendo a mescolarsi con l’acqua,  era  segno certo che la persona era stata colpita da malocchio. Poi si procedeva  alle orazioni e alle formule per “togliere” il male (di solito in forma di mal di testa) e il malocchio. E però penso anche al petrolio nel mare… Specialmente dopo il disastro epocale in Louisiana… Perché hai scelto questo titolo?

Daniele
La scelta del titolo “Con l’olio nell’acqua” deriva da un desiderio di chiamarsi un po’ di buona sorte, sia per la musica che per la vita. In alcuni brani, nelle liriche, si percepisce la necessità di un azzeramento del vecchio e un ritorno profondo, all’ascolto sincero del proprio respiro… un auspicio per una nuova vita.

Davide
Come nella musica di Sergio Cammariere e di Vinicio Capossela, anche la tua si ispira a stili e sonorità centro e sudamericane, ai maestri del jazz, ma anche alla musica classica o liederistica (come in Tu che doni l’inchiostro) e al blues, specialmente quello alla Tom Waits (“Anello alle mie labbra”, La Maga e le Misere Gesta”). Quali musicisti hanno ispirato la scrittura di questo tuo lavoro? A quali ti senti più legato o… collegato?

Daniele
Ho lavorato su quest’album in maniera progressiva, in special modo per quello che riguarda l’arrangiamento, che volevo fosse lontano, da un approccio solitario alle varie sfumature armoniche… Con ogni singolo musicista, ho cercato l’apice di un punto d’incontro che desse ad entrambi la sensazione di libertà espressiva. Quando mi avvicinavo ad un colore che vagamente ricordava qualcos’altro, cercavo di capire se era il caso di trasformarlo in una citazione e in questo lavoro ce ne sono diverse… più o meno chiare, oltre ai nomi da te sopraelencati, ne aggiungerei altri come Tenco, Fossati, Carosone e Conte. In “tu che doni l’inchiostro” non avendo molta cultura “Classica”, l’approccio è stato più istintivo, immaginavo un movimento dei legni (Contrabbasso e Violoncello) ondulante nelle arcate e profondo nei pizzicati, intrecciati all’arpeggio della classica e al pianoforte alla “Debussy”. C’è da dire che tra i miei musicisti, ce ne sono diversi che vengono dalla musica Classica (Donato Cedrone, Alessandro del Signore, Gianluigi Pizzuti e Gianluigi Farina) ed è stato fondamentale in preproduzione. Durante la lavorazione di questo brano, ho sentito la necessità di inserire una Voce diversa nella seconda parte, da qui la scelta del Baritono Cesidio Iacobone. Succesivamente, per un caso fortuito, è arrivata la preziosa collaborazione con il  M° Alessandro Cedrone (Direttore D’Orchestra del “Teatro dell’Opera” di Ankara (Turchia) Il Maestro ha scritto la meravigliosa partitura corale e diretto la Corale Polifonica S. Silvestro Papa, regalando al brano, eleganza e potenza emozionale.
 
Davide
Il primo cd dura 66 minuti, il secondo 16… Senza la scelta di fare anche un secondo cd, abbiamo rischiato di perderci almeno una delle tue sedici canzoni?

Daniele
Anche se con qualche difetto è importante che ci siano tutti, ho lavorato con profonda passione, sincerità e libertà, ogni brano è una rappresentazione viva di quello che ho vissuto e condiviso.
 
Davide
Il poeta e la poesia che hai amato sopra ogni altra e perché?

Daniele
Difficile dare una risposta netta … forse Charles Baudelaire, avevo 17 anni quando acquistai “I Fiori del Male”, un capolavoro unico, poesie bellissime, piene di respiro, dove in alcune, le parole sembrano pulsare, un genio dell’introspezione. 
 
Davide
È strano come la poesia, alle sue origini dal Baltico all’Egeo, poi avanti tra i cantastorie e i menestrelli del medioevo, sia nata come tradizione orale, più spesso cantata. Lo stesso nome sonetto, forma poetica per eccellenza, deriva dal provenzale sonet (suono, melodia), riferendosi a una canzone con l’accompagnamento della musica. Oggi si considerano canzone e poesia due categorie completamente diverse. E molto spesso mi capita di intervistare autori di canzoni che non leggono i poeti, così come di incontrare poeti che non considerano i testi per canzoni delle poesie (a parte il caso di un Bob Dylan, per anni di seguito candidato al Nobel, e pochissimi altri nomi a metter tutti d’accordo). Qual è il tuo pensiero al riguardo?

Daniele
Io credo che possano convivere, anche in maniera simbiotica, in alcuni casi divenire un punto di forza, fare la differenza e partorire dei capolavori… “Carte da decifrare, La costruzione di un amore e Discanto”  di I. Fossati o “Disamistade e Anime salve” di F. de Andrè, ne sono un esempio.

Davide
Quando hai iniziato a lavorare su questo disco? Non puoi che esserne soddisfatto, da ogni punto di vista… E, tuttavia, a lavoro finito, hai avuto il pensiero che qualcosa avresti voluto o rifatto in modo diverso?

Daniele
Dopo alcuni mesi di prove, ho iniziato a registrare nel Marzo del 2009 e terminato in Aprile 2010. Ho dato il massimo per e non toccherei assolutamente niente.

Davide
Se tu dovessi dirlo in poche parole, qual è il tema portante dei tuoi testi?

Daniele
Parlo della Vita e delle cose che vivo… per ora mi sembra la cosa più sensata.

Davide
Finalista al Premio Ciampi… Un bel riconoscimento. A quale maggiore riconoscimento aspiri, quale ti appagherebbe più di ogni altro?

Daniele
Da sei anni a questa parte, ho deciso, ma soprattutto compreso, che la cosa più importante è fare musica per la musica, i premi se arrivano è sempre un piacere riceverli.

Davide
Mi piacciono molto i colori della tua copertina, tenui verdi quasi grigi… Sei su una spiaggia deserta, surreale, in bilico o in equilibrio sulla sabbia… un simbolo di purezza per i buddhisti zen… Ma anche di impermanenza … Cosa volevi comunicare con questa immagine?

Daniele
Per le foto del disco, ho scelto la spiaggia di Sabaudia (LT), con cui ho un legame molto particolare, quando mi è possibile vado anche per qualche ora, un luogo in cui ritrovo armonia. L’immagine della copertina, vuole rappresentare una specie di spaventapasseri a difesa del raccolto, per idealizzare una forma protettiva delle proprie dignità e libertà.
 
Davide
Cosa stai facendo ora e di prossimo?

Daniele
Sto finendo un album, fermo dal 2005. La lavorazione fu interrotta, perché un produttore ci mise lo zampino… spero di finire entro il 2012.
 
Davide
Grazie Daniele e à suivre…

Daniele
Grazie a te Davide

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