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Fuori di testa – Ken Robinson

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Perché la scuola uccide la creatività
 
Ken Robinson torna a stupirci con il suo libro  “Fuori di testa. Perché la scuola uccide la creatività” (tradotto per Erickson nel 2015 da Carmen Cavoli) che può essere considerato un elogio alla creatività, identificata come un’abilità ontologica, appartenente a ognuno di noi, che va stimolata e fatta emergere.
Nel testo, infatti, si comprende chiaramente la natura universale della creatività. Lo sguardo di analisi e  di riflessione la scardina da quelle caratteristiche che solo i più fortunati hanno, collocandola fra quelle insite nel genere umano. Compito della comunità, degli adulti degli educatori e degli insegnanti è conoscere e condividere tale natura, sostenere e favorirne l’emersione (non capita a tutti di svegliarsi una mattina e inventare qualcosa di rivoluzionario e fantastico, ma tutti potremmo potenzialmente una mattina svegliarci e inventare qualcosa di rivoluzionario e fantastico mentre, assonnati, fissiamo la macchina del caffe).
Grande responsabilità all’insegnamento quindi che, secondo la tesi dell’autore, è il contesto con  maggiori zone d’ombra. Il pensiero creativo e cooperativo dovrebbe trovare terreno fertile proprio fra i banchi, nei corridoi e nelle aule degli istituti didattico formativi; al contrario la scuola, nelle sue impostazioni prettamente nozionistiche, standardizzate e omologanti, soffoca la creatività, incardinandola semplicemente in qualcosa che non serve e per lo più molto spesso è motivo di disturbo.
Robinson, non si limita a elencare ciò che non va, ma con grande pragmatismo entra nel merito di possibili miglioramenti che possono trovare attuazione, solo se letti in un continuo alternarsi fra la pratica e la riflessività.
Interessantissima la presentazione dei diversi argomenti trattati che, con un giusto mix di ricerche scientifiche ed esperienze di vita, sostengono e favoriscono una lettura agile, teoreticamente fondata, ma mai noiosa e superficiale.
Tale fluidità nel testo rappresenta proprio una delle caratteristiche dell’autore, conosciuto al pubblico per il suo best seller “The Element: trova il tuo elemento, cambia la tua vita” e per le sue celebri conferenze TED che hanno registrato e registrano milioni di visualizzazioni. Ken Robinson, classe 1950, è infatti un’autorità conosciuta e riconosciuta nel campo dello sviluppo, dell’innovazione e delle risorse umane nel panorama internazionale.
Inglese di nascita e californiano di adozione è educatore, scrittore e professore emerito all’Università di Warwick; ha collaborato con i governi di vari paesi ed è stato insignito di numerosi riconoscimenti fra cui diverse lauree honoris, medaglie e premi, arrivando a essere indicato nel 2005 dalla CNN come uno fra i maggiori agenti di cambiamenti sociale.
Anche in questo testo Robinson invita ed esorta il lettore a non fermarsi alla superficie delle situazioni sostenendo l’esplorazione e l’esplosione di talenti personali.
È questa la tesi centrale e il filo rosso che unisce i diversi capitoli: lavorare con e per la creatività in quanto  motore sociale, umano, educativo e scientifico. Autorizzare e legittimare il pensiero creativo si traduce, quindi, nell’autorizzazione e legittimazione del pensiero divergente.
Il testo offre spunti e importanti suggerimenti presentati con uno sguardo ecologico e sistemico; le riflessioni invitano il lettore a considerarsi parte di un contesto culturale e sociale da cui viene influenzato e che può influenzare. Viene affrontato il tema del lavoro, della cultura, delle tecnologie e delle doti richieste e auspicabili per un buon leader che sappia essere creativo, facilitando la creatività altrui.
Robinson continua a sostenere i nostri apprendimenti con questo nuovo libro che consiglierei a tutti quelli che desiderano comprendere elementi nuovi rispetto al tema della creatività e a possibili scenari futuri. Creatività, dunque come sguardo verso ciò che verrà, parafrasando l’autore, infatti “.. non riusciremo a tenere la rotta verso il futuro sbirciando incessantemente nello specchietto retrovisore. Andare avanti così vorrebbe dire essere letteralmente fuori di testa”.
 

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