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Intervista con Friedrich Cané e Giacomo Marighelli

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Friedrich Cané & Marighelli – Del Movimento Dei Cieli
l’album esoterico – dal 27 Novembre 2015 in tutti gli store digitali
ed in CD da La cantina appena sotto la vita e New Model Label
“Del Movimento Dei Cieli” è il frutto dell’incontro tra Friedrich Cané, musicista elettronico e produttore, e Giacamo Marighelli, artista poliedrico, con diversi album all’attivo, a proprio nome, come Margaret Lee e nel progetto Vuoto Pneumatico.
Un album complesso, 14 tracce, non solo un concept.
Una storia d’amore, la sua evoluzione, la sua fine e in parallelo universi che si aprono, in un continuo passare tra il micro e il macro, una vera e propria cosmogonia, in cui il punto di partenza iniziale, diviene lo spunto per un racconto universale.
Chiave di interpretazione, ma non unico riferimento, sono i Tarocchi, che compaiono più volte nel racconto e che Giacomo Marighelli studia e pratica da tempo.
Astronomia, astrologia, scienza, filosofia, spiritualità e musica fuse in un continuo, una pratica che sembra essere abbandonata dai più, come una trovata eccentrica, mentre dimentichiamo che per tutta la storia dell’umanità non c’è stata distinzione tra queste discipline se non, nella società occidentale, negli ultimi secoli.
La forza del tema non deve fare però dimenticare l’aspetto musicale, la ricerca tra trip-hop, electro-rock, classica contemporanea e incursioni sperimentali.
La realizzazione di questo progetto è stata possibile anche grazie ad una campagna di crowdfunding e al supporto dei fan: http://www.musicraiser.com/it/projects/4015-del-movimento-dei-cieli
Tracklist: 1. Nadir – 2. Il motore immobile – 3. Il demiurgo sulla soglia del tempo – 4. Elementi in divenire – 5. Azimuth – 6. Idrodinamica – 7. Fotosintesi – 8. Infinite forme – 9. Dybbuk – 10. Almucantarat – 11. Satellite – 12. Ardesia – 13. Icosaedro – 14. Zenith
 
 
Intervista
 
 
Davide
Ciao Giacomo, ciao Fred. In che modo avete lavorato insieme a questo disco?
 
G.: Friedrich è andato a vivere per venti giorni in un rudere in campagna vicino a Ferrara, io ogni sera andavo a trovarlo; le canzoni nascevano da sole, lui mi diceva il titolo della musica che aveva composto, mi raccontava il significato scientifico, ed io da lì partivo nello scrivere il testo. Lo scrivevo mettendomi fuori all’aperto, sotto le stelle, e intanto Friedrich dentro il rudere suonava il brano. Così, in circa due settimane, è nato l’album.
 
F.: È stata un’esperienza unica, letteralmente ho perduto la percezione del tempo. Senza televisione, internet, telefono, perfino senza acqua potabile. Dopo alcuni giorni stavo benissimo, ero catturato e immerso nel flusso di pensieri da cui sono nati i brani. Il contatto con la natura circostante, senza barriere di alcun tipo, ha favorito i processi mentali e ispirato alcune soluzioni che altrimenti non avrei trovato.
 
Davide
La copertina fa tornare in mente la Repubblica Esperantista dell’isola delle Rose di Giorgio Rosa… Ci sono inoltre simboli esoterici tanto sulla copertina quanto accenni all’esoterismo nella stesura delle liriche. Quali sono le verità occulte o i significati nascosti di questo lavoro? O, diversamente, quali sono le verità e i significati che avete cercato di penetrare e disvelare?
 
G.: Tutto e niente; all’interno dei testi ci sono molti richiami ai Tarocchi, alla simbologia cosmologica, alla spiritualità. C’è anche qualche accenno alla numerologia, ma tutto avvenuto in maniera spontanea, non ricercata. L’importante è che arrivi il messaggio d’Amore, quello di cui è composto l’essere umano.
Della copertina se ne è occupato l’amico artista Lucien Moreau (Eugenio Squarcia), col quale collaboro da anni in molti altri progetti artistici.
 
F.: I brani sono collegati da un filo conduttore, in questo senso si tratta di un concept album. Ho pensato all’evoluzione dell’universo dalla sua nascita ad oggi, poi Giacomo ha individuato un interessante parallelismo con la dimensione umana. Il simbolismo più forte è racchiuso nella vita stessa, nelle molecole che ci compongono, nel software che è il DNA, nel mistero della coscienza. Il percorso da Nadir a Zenith implica un’ascesa. Ho cercato di trasmettere l’idea di mutamento continuo. Nel finale ho inserito un messaggio in codice, un segnale in codice binario che si perde nello spazio. Il racconto continuerà, anche se non sappiamo come né dove.
 
Davide
In che modo le immagini sapienziali dei tarocchi sarebbero ancora utili nel ventunesimo secolo? Perché sono stati usati come chiave di interpretazione (o una delle chiavi) in questo racconto?
 
F. La parola a Giacomo, che studia i Tarocchi da anni. Gli archetipi sono molto potenti, da sempre i simboli aiutano a far affiorare i ricordi e a risvegliare la coscienza. Se parliamo di coscienza collettiva, questa si sta portando a un livello più elevato. È un processo lento e non lineare, servirà molto tempo.
 
G.: Il Tarocco fu creato probabilmente da persone che avevano voglia di ricercare la Verità, quindi si può dire avessero “sete di verità”. Persone unite nonostante fossero di religioni differenti, infatti all’interno vi è la simbologia cristiana, mussulmana, ebraica; questo per dire che erano persone non intaccate dalla società, unite nonostante le varie differenze etniche.
Il Tarocco è molto utile tuttora come strumento innanzitutto per se stessi: uno studio approfondito porta mano a mano  a conoscersi, a scoprirsi. Proprio per questo è considerato uno specchio; di conseguenza diventa uno specchio anche per un ipotetico consultante: lo si può aiutare per comprendere meglio aneddoti della propria vita, interrogativi, problematiche che si ripetono senza capirne la cause (in parte anche un Tarocco psicologico). Insomma, arte che è utile, non composta da virtuosismi per elogiare se stessi o che promette futuri utopici svuotando tasche a persone in cerca di aiuto.
 
Davide
C’è un brano che si intitola e fa riferimento al dibbûq, un’anima in grado di possedere gli esseri viventi poiché gli è stato vietato l’ingresso al mondo dei morti secondo la tradizione ebraica, lo Sheol. Una persona che ne fosse impossessata non riuscirebbe a vivere la propria vita, la propria identità, il proprio percorso spirituale. Qual è il suo significato in chiave moderna?
 
F.    L’idea del dibbûq mi è venuta durante una notte di buio assoluto, la campagna era animata da suoni di ogni tipo. La vita è ovunque, sotto molteplici forme che non sempre i nostri sensi sono in grado di percepire. Ho anche scritto un testo per quel brano, ma è rimasto strumentale perché mi faceva paura. Con la tua domanda hai colto nel segno: ho pensato al dibbûq in termini di coscienza umana nel periodo storico in cui viviamo. Milioni di persone sono in balìa di desideri futili, non c’è tempo – e, a volte, neppure la volontà – di intraprendere un percorso spirituale. In questo senso, anche i vivi possono diventare dei demoni inquieti.
 
G. L’amica Rita Bertoncini ne ha fatto un bellissimo video-arte: https://youtu.be/_n9cEdEIR_A
 
Davide
Motore immobile o primo motore rimanda al pensiero di Aristotele. Oggi (ma si è cominciato con John Locke a farne oggetto di critica) alla metafisica è spesso attribuito un significato spregiativo, essendo considerata come una forma di conoscenza astratta e slegata dalla realtà. Ricondurre al sensibile e sperimentare (soprattutto
artisticamente), non sono qualcosa all’opposto della metafisica? Quale significato attribuite allo sperimentare nell’arte?
 
G.: Sperimentare vuol dire essere se stessi; sperimentare vuol dire sviluppare la Coscienza, il mondo stesso, l’universo. Senza timori, senza pretese, vivere attraverso l’inedito; fa parte del superconscio.
 
F.: L’essere umano è limitato dai sensi, può percepire solo una minima parte della realtà. Inoltre, fatica a svincolarsi dal concetto di tempo, perché vi è immerso e non può uscirne. Di qui, l’esigenza d’ipotizzare una causa prima. Tuttavia, essendo tempo e spazio congiunti in un unicum, potrebbe non esserci inizio né fine. Non a caso, nella tracklist Il motore immobile precede Il demiurgo, responsabile dell’illusione che è il mondo materiale – ed esso stesso ingannato dall’illusione di creare. Sperimentare significa rompere gli schemi, cercare un punto di vista alternativo e non necessariamente legato a quella che è l’esperienza quotidiana. L’arte è potenzialmente il punto di incontro tra la metafisica e il sensibile, uno strumento per approcciare l’insondabile.
 
Davide
Ma torniamo alla musica. La musica, diceva Aristotele, non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici, poiché può servire per l’educazione, per procurare la catarsi e in terzo luogo per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo. Quali funzioni principali vi avete assegnato voi con questo lavoro?
 
G.: Le musiche le ha interamente composte Friedrich, mentre riguardo le parole posso dire che con questi testi vorrei trasportare l’ascoltatore in un mondo parallelo, fargli vivere immagini ed emozioni anche senza una logica specifica, fargli percorrere un percorso che ha un non-inizio e una non-fine, dove l’argomento ricorrente è l’Amore di una coppia vissuto nel Presente.
 
F.: La musica deve risvegliare una scintilla di coscienza, una specie di piccolo satori da cui partire per indagare dimensioni più elevate, trascendere i limiti imposti dal corpo e concentrarsi sullo sviluppo della mente.
 
Davide
L’anno scorso in un vecchio edificio di Boston è stata ritrovata una scatola risalente al 1795 contenente oggetti e pagine di giornale. Chiamati a dare il vostro contributo, uno per ciascuno, quale disco scegliereste di consegnare a una capsula del tempo e perché proprio quello?
 
G.: Friedrich Cané & Giacomo Marighelli – Del movimento dei cieli, è un disco di cui sono davvero soddisfatto.
 
F.: Ci sono moltissimi album che meriterebbero di essere trasportati nel futuro, è una scelta difficile. Uno dei più incisivi è OK Computer dei Radiohead, per i suoni, gli arrangiamenti, i testi, ma soprattutto perché trasmette il tormento e la paranoia dell’uomo moderno – una sorta di 1984 tradotto in musica.
 
Davide
Se vi fosse data la possibilità di fare un solo viaggio nel tempo e ritorno, quale destinazione e quale epoca scegliereste?
 
G.: Il Presente. Ciò che abbiamo vissuto e ciò che vivremo lo stiamo già vivendo in noi, in questo infinito istante.
 
F.: L’antica Persia, per la cultura, l’eleganza e la profondità dei concetti espressi in ambito scientifico e filosofico.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
G.: Meglio non svelare nulla; finché non c’è concretezza, inutile parlarne.
 
F.: Sto collaborando con altri musicisti a progetti che usciranno nei prossimi mesi. Tra i possibili scenari, vorrei comporre musica per colonne sonore di film e documentari.
 
Davide
Grazie e à suivre… 

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