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Intervista con Giancarlo Frigieri

8 min read
Giancarlo Frigieri
“Troppo Tardi” – il nuovo album in CD e digital download da New Model Label / Controrecords – dal 9 Ottobre 2015
 
“Troppo Tardi” è il settimo album pubblicato da Giancarlo Frigieri dal 2006 ad oggi, un lavoro realizzato interamente con voci e chitarre ma con risultati che vanno oltre a quelli del classico stereotipo del cantautore. Il musicista di Sassuolo, che per i suoi testi unici e corrosivi è già stato ribattezzato “Il Savonarola della musica indipendente italiana”, torna con un album nel quale decide di avvalersi solamente di voci e chitarre, da sempre gli unici strumenti che lo accompagnano dal vivo. Eppure Frigieri licenzia un album che non ha le classiche sonorità “da cantautore”, dove chitarre e voci sono usate spesso soltanto come sorgenti di suono per poi essere debitamente filtrate dagli effetti più svariati oppure modellate in contesti decisamente atipici. Può accadere così che ne “Il chiodo” Frigieri sussurri le parole “Zitti tutti” per simulare una batteria con le spazzole, che in “Motivi Familiari” la ritmica sia affidata alle parole “Ti amo” in lingua finlandese mandate in loop, oppure in “Elicotteri e cani” l’effetto percussivo sia garantito da respiri e feedback di chitarra. Pure le chitarre non sono usate sempre in maniera convenzionale e, pur non mancando le classiche ballate, capita che in “Fiori” un assolo di chitarra sia fatto unendo pezzetti di melodie di autori classici del novecento (Bartòk, Stravinskij, Shostakovich, Debussy, Holst) sopra a un basso simulato con la voce alla maniera di Bobby McFerrin. Oppure capita di trovare fuzz acidi che odorano di Spacemen 3 uniti a tapping che tanto devono ai Frippertronics dei King Crimson del periodo “Discipline” in “Nakamura” oppure che una canzone come “Galleria” inizi con un pesante debito ai Primal Scream di “Shine like stars” e finisca come una torch song da spot pubblicitario. Gli otto brani dell’album sono legati da un tema comune, ed a volte alcune parole ricorrono volutamente, proprio per creare un ulteriore legame interno tra le canzoni. “È un disco che parla dell’accettazione della propria sconfitta, del fatto che riconoscere di essere stati sconfitti non è una cosa necessariamente negativa anzi può essere un ottimo punto per ripartire, visto che capita molto spesso di fallire in quello che ci si è prefissati, almeno all’uomo comune” racconta Giancarlo Frigieri, lasciando all’ascoltatore il gusto di scoprire le possibili interpretazioni, “I testi parlano più o meno tutti di questo, di storie di persone sconfitte, di chi la vive come un incubo, chi la vive come una liberazione per poter ricominciare, chi la vive ridendoci su, chi non si rassegna, chi la prende serenamente come un’esperienza necessaria e chi nella sconfitta ci fa il bagno tutti i giorni”.
 
Tracklist: 01. Nakamura / 02. Galleria / 03. Nel Mondo Che Faremo / 04. Elicotteri E Cani / 05. Il Limite / 06.  Motivi Familiari / 07. Fiori / 08. Il Chiodo
Discografia:  Close Your Eyes, Think About Beauty – 2006 / L’Età Della Ragione – 2009 / Chi Ha Rubato Le Strade Ai Bambini? – 2010 (LP+CD) / I Sonnambuli – 2011 / Togliamoci Il Pensiero – 2012 / Distacco – 2014 – Troppo Tardi – 2015 
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Giancarlo. Quando hai iniziato ad amare e a fare musica? Qual è la tua formazione musicale?
 
Giancarlo
I miei primi ricordi musicali sono io che ascolto Bob Marley e i Beatles nel 1979. Il primo concerto che ho visto è stato Edoardo Bennato nel 1981. Ho ascoltato praticamente i dischi che mi passava mio fratello, poi dai 15 anni in avanti ho cominciato a passarglieli io. Se devo dirti un gruppo solo, dico Velvet Underground. Ho deciso di prendere lezioni di basso nel 1981, ma il mio insegnante mi faceva solo solfeggiare e quindi sono passato alla chitarra, dove vedevo che suonavano. Alla seconda lezione di chitarra ho scritto la mia prima canzone. Conoscevo 8 accordi, mi sembrava il momento giusto. La prima volta che sono salito su un palco con un gruppo era il 1984 e praticamente devo ancora smettere.
 
Davide
L’argomento centrale di queste tue nuove canzoni è dunque la sconfitta e, per dirla come il Dalai Lama, il “quando perdi, non perdere la lezione”? Perché hai sentito importante scrivere e cantare intorno a questo tema?
 
Giancarlo
Perché mi sento circondato da miei coetanei che iniziano a fare gli inevitabili bilanci della nostra età e danno la colpa al mondo delle loro sconfitte. Non voglio fare lo stesso errore.
 
Davide
Come affronti la composizione musicale? Quando e perché senti di averne bisogno?
 
Giancarlo
Non c’è un momento particolare, penso a scrivere canzoni di continuo. Il perché non lo so, è una specie di vocazione. Quanto al “come”, a volte suono la prima cosa che mi viene in mente, altre volte mi siedo a tavolino cercando determinate soluzioni e forzo un poco la mano. Dovendo indicare un principio generale, mi piacerebbe che le mie canzoni suonassero popolari e allo stesso tempo avessero alcuni piccoli accorgimenti che possano fare intrippare anche il musicologo sofisticato. Non so mica se ci riesco, ma l’importante è cercare. 
 
Davide
Perché privilegi il suonare da solo?
 
Giancarlo
Non ci sono i soldi per suonare tanto con una band, almeno nei posti dove giro io. E poi odio fare le prove, nel senso che comunemente il classico gruppo pop rock dà a questa pratica. Il trovarsi ogni mercoledì per provare gli stessi 15 pezzi, dovendo ripeterli ogni volta perché (per dire) il chitarrista o il batterista si sbagliano sempre visto che per loro la musica è solo quelle due ore alla settimana. È una cosa che logora e alla mia età il tempo non va sprecato.
 
Davide
Roberto Cacciapaglia, in una intervista, ha detto di aver sempre lavorato sul suono, indipendentemente dal suonare il pianoforte da solo o meno… “Sono molto più attento alle vibrazione del corpo attraverso i miei gesti. Il dito che tocca i tasti che muovono le corde e i suoni che si producono e propagano nell’aria. Compressioni e dilatazioni che se arrivano alle persone, ai loro timpani, procurano vibrazioni emozionali. Emozione è il sentimento che provo di più oggi”. Come cerchi e costruisci un suono, che significato hanno per te i suoni?
 
Giancarlo
Capisco quel che vuoi dire. A me capita di ascoltare i rumori delle stufe elettriche, dei ventilatori, del forno. Mi capita di cercare una figurazione ritmica o una melodia partendo dai rumori, un sacco di volte. Ogni cosa può essere uno spunto. In questo disco in particolare, volendo utilizzare solo chitarre e voci, ho cercato nell’ambiente di trovare i suoni giusti visto che non avrei potuto usare una batteria, per dirne una.
 
Davide
Tre regole e tre contro-regole per scrivere e ascoltare musica secondo Giancarlo Frigieri.
 
Giancarlo
Limitate le vostre risorse. Da ogni disco scegliere qualcosa che non potete usare e poi provare a vedere come ve la cavate senza. Una mente creativa deve essere stimolata e questo mi sembra un buon modo. Cercate di scrivere una linea melodica decente, in tanti si concentrano solo sul timbro o sulla tecnica, ma una melodia buona è sempre la cosa più efficace. Ascoltate di tutto, con le orecchie aperte. Il fatto che possiamo avere accesso a tutta la musica vecchia e nuova e soprattutto di tutti i paesi del mondo, dovrebbe generare classifiche di fine anno variopinte come l’arcobaleno e invece ci sono gli stessi dieci dischi, principalmente perché in realtà lì siamo nel campo della moda e con la musica in sé non c’entra nulla.
 
Davide
Perché qualcuno ti ha ribattezzato il “Savonarola della musica indipendente italiana”? Non trovi che il termine indie o indipendente sia non solo abusato, ma che non abbia più alcun senso? In fondo si tratta soltanto più di obbligata “autoproduzione” a seguito di una industria discografica scomparsa o, per quel che ne rimane, decisamente (in Italia) stereotipata e obnubilata.
 
Giancarlo
Sono dieci anni che dico queste cose qui. Mi sono anche preso delle parole, ma chi se ne frega. La cosa del “Savonarola” è nata da un dj della mia zona che disse questa cosa su internet e poi venne ripreso da un paio di fanze. Ci ho anche marciato un poco su, anche perché spesso dici una cosa e ne viene capita un’altra. Va bene che la spiegazione è a carico del dichiarante, ma il livello di attenzione mi sembra troppo basso.
 
Davide
Sassuolo come il modenese tutto hanno dato i natali a moltissimi musicisti, compositori e cantanti. Esiste un legame tra territorio e musica e creatività per quanto ti riguardi?
 
Giancarlo
Una provincia ricca e logisticamente ben piazzata è avantaggiata. In un’ora e mezza di macchina arrivo a Milano, Firenze, sull’Adriatico o sul Tirreno. Questo consente di suonare anche durante la settimana, senza fare sacrifici eccessivi. Se fossi di Nuoro o di Lecce, sarei fottuto. Questo crea, se uno se le sa giocare, delle opportunità. C’è chi le ha sapute sfruttare.
 
Davide
Dagli inizi del Duemila ad oggi, cioè da quando esistono, devo dire che i cosiddetti “spettacoli di talenti” televisivi non hanno prodotto un solo artista degno di nota. Secondo te perché?
 
Giancarlo
Perché con la musica non c’entrano niente. In quegli spettacoli lì cantano canzoni che sono dei capolavori che conoscono tutti, ma le fanno durare un minuto e mezzo perché così possono litigare. Lì la musica è come la foglia di insalata nel piatto dove c’è la bistecca, pura guarnizione. Sono spettacoli televisivi, producono personaggi televisivi.
 
Davide
Chi è il Cesare “Cico” Anceschi a cui hai dedicato l’album?
 
Giancarlo
Il mio batterista di studio, ma soprattutto un mio grandissimo amico. Quando gli ho dedicato il disco alcuni mi hanno chiesto se fosse morto e per un attimo io e lui abbiamo pensato di spargere la voce. Poi, una volta finito di ridere come pazzi, abbiamo detto che era meglio di no.
 
Davide
La musica può cambiare molto e in meglio le vite degli uomini? …Anche se Bob Dylan rassegnatamente concluse: Ma tanto il mondo è gestito da coloro che non ascoltano mai la musica…
 
Giancarlo
È il mondo che cambia la musica e non viceversa. La musica lo accompagna. È già un ottimo risultato.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Giancarlo
Dibattito.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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