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Nidi di rondine – Simone Pazzaglia

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L’ambientazione dell’ultimo romanzo di Simone Pazzaglia (“Nidi di rondine” – Historica 2014) ripercorre strade ben conosciute dall’autore toscano, quelle di un paese “al margine del divertimento” con ” vecchi che giocano a carte, un cane che si lecca le palle e una via centrale deserta con un paio di bambini seduti sull’asfalto che fanno a gara a chi conta più macchine”.
Il pretesto narrativo su cui sembra reggersi questo romanzo breve è una previsione dell’oroscopo che si tramuterà nel canovaccio della vita del protagonista, come se quelle poche righe fossero in grado di tracciare un “filo sottile che intreccia i destini in uno strano nesso di causalità”.
A dispetto delle apparenze, tuttavia, il quadro presentato da Pazzaglia scende molto più nel profondo e utilizza il concetto di karma per mostrare come le azioni dell’uomo, anche quelle apparentemente più lontane nel tempo, siano in grado di avviare gli ingranaggi del destino e di spingerli, inevitabilmente e inesorabilmente, verso effetti che sfuggono alle nostre possibilità di controllo: il libero arbitrio è solo un’illusione.
I primi a non riuscire a sottrarsi a questa legge universale sono i bambini, intrappolati nell’età che li sta trasformando in adolescenti, nei giochi spensierati che si alternano ad atti crudeli e denigratori, nel senso di inadeguatezza e nella difficoltà di emergere che si scontra con la lotta per essere accettati e riconosciuti.
Il protagonista, che per tutto il libro rimane senza nome, sembra pagare il prezzo della crescita meno pesantemente dello sfortunato Gianni, ma al contempo non riesce a elevarsi al livello di Matteo, che forte del suo ego smisurato si presenta come un vincente già all’età di dodici anni. Eppure tutti e tre patiranno la stessa impossibilità di spiccare il volo e di scegliere autonomamente il percorso della propria esistenza, relegata in un mondo piccolo, strettamente delimitato, avaro di occasioni e che sa essere crudelmente violento.
In una provincia che nel suo anonimato acquisisce caratteristiche di universalità, già esplorata da Pazzaglia nei precedenti “Un paese di pazzi e di cani” e, in parte, in “Amanita” http://www.kultunderground.org/art/17532 (Il Foglio Letterario 2010 e 2012), i bambini crescono ma non maturano. Lo fanno guidati dall’esempio di genitori che ripetono all’infinito gli stessi gesti e le stesse parole, di adulti che li pagano per prendere a sassate nidi che proteggono uova e piccoli uccelli implumi, di persone che si trasformano in folla quando lanciano accuse basate soltanto sulle apparenze.
Poi il tempo passa, la vita rovescia addosso ai protagonisti pesi difficili da sopportare come la crisi economica, il susseguirsi troppo veloce degli eventi, “storie andate male, lavori precari, soldi e tasse”. Nonostante una crescita che immagineremmo inevitabile, si ritrovano proiettati esattamente nella stessa situazione di quasi vent’anni prima. Tutte le azioni compiute non sono servite a nulla, non hanno peso, sono prive di rilevanza: gli adulti in cui si sono trasformati non recitano altro che il ruolo di spettatori neutrali di fronte all’azione di un destino che vuole a tutti i costi ricomporre a modo suo il puzzle delle loro esistenze.
Chi sopravvive non è un vincitore, ma soltanto qualcuno che è riuscito a pareggiare i conti nonostante una vita passata ad arrancare, costantemente sotto di un gol. Perché “c’è qualcosa che ci sovrasta, ci regola, che dispensa benefici o punizioni e, ci si creda o no, questo davvero poco importa, prima o poi siamo chiamati a raccogliere tutto ciò che abbiamo seminato. Ciò che abbiamo fatto ci segue come un’ombra e non si scappa, inutile nascondersi, l’ombra prima o poi viene fuori, basta solo che spunti il sole”.
 
“Nidi di rondine” di Simone Pazzaglia
Historica Edizioni 2014
Pag. 65 – € 8,00
ISBN 88-96656-99-0

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