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Culture Migranti – Laura Cerrocchi e Annamaria Contini

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luoghi fisici e mentali d’incontro
 
Iltema della diversità culturale è sicuramente uno dei temi centrali percomprendere la società contemporanea; già dagli anni Sessanta- Settanta delsecolo scorso l’antropologia culturale ha cominciato un vasto processo di”de-costruzione” del pensiero occidentale, evidenziando i profondi legami trauna certa visione di uomo (che potremmo definire con il trinomio utilizzatoanche nella prefazione di questo libro, bianco – ricco – alfabetizzato)e l’appartenenza a un mondo che nel corso dei secoli ha sempre avuto la pretesadi imporre le proprie visioni e il proprio modo di pensare su altri popoli e sualtre culture.
E’innegabile che oggi si viva in una società multiculturale: non è solo undiscorso che fa l’antropologia culturale, basta dare un’occhiata ai registriscolastici delle nostre classi, sempre meno segnati da cognomi di origineitaliana e sempre più “popolati” da cognomi che provengono dai paesi piùlontani dell’Africa, dell’Asia, ma anche della vicina “Europa dell’Est”. Ilripensamento che ha investito l’analisi della cultura riguarda dunque anche lescienze pedagogiche; in esse il modello dell’uomo bianco – ricco –alfabetizzato si confronta con modi diversi di concepirel’alfabetizzazione, la socializzazione, l’educazione.
Inquesto senso l’ultimo lavoro della Erickson, Culture Migranti, che facapo a un numero molto ricco di autori (ne ho contati addirittura ventisei),offre davvero tanti spunti per interrogarsi e per riflettere su cosa vuol direripensare il lavoro educativo in un contesto e in un’ottica multiculturale.
Idiversi contributi sono stati organizzati e curati da due docenti,  LauraCerocchi e Annamaria Contini, che lavorano all’interno della facoltà di Scienzedella Formazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia; la maggior partedell’esperienze riportate provengono proprio dal contesto territoriale diqueste due città e segnalano un bel rapporto tra università e territorio,portato avanti da ricercatori, insegnanti e pedagogisti.
Latesi centrale del libro è che l’appartenenza culturale non è una realtàmonolitica; da sempre le culture si sono mescolate attraverso processi continuidi inculturazione (cioè trasmissione di contenuti culturali da una generazionea quella successiva) ed acculturazione (cioè incontro – ibridazione costantedelle diverse culture che sono venute a contatto per i più diversi motivi nelcorso dei secoli). L’incontro culturale è dunque una situazione che, oltre,diremmo noi, essere inevitabile nel contesto di globalizzazione in cui viviamo,è un naturale processo di confronto e di relazione tra culture che c’è semprestato in Occidente, come in qualsiasi altra parte del mondo. Segno di questoincontro, come viene sottolineato in diversi aspetti in questo testo, vistoanche una particolare sensibilità intorno a questo argomento da parte dellecuratrici, è la stessa dimensione artistica, che testimonia un continuo scambiodi tecniche, contenuti e forme. Allo stesso modo le discipline pedagogiche nonpossono non affrontare un ripensamento che parta proprio dall’incontro con lediverse culture, sempre più presente nelle nostre scuole, come un arricchimentodi saperi e come occasione di incontro, fisico e mentale.
Illibro si divide in quattro parti: la prima parte è sicuramente la più “corposa”e consiste proprio in una riflessione generale sulle dinamiche e sui processiche riguardano l’acculturazione e l’inculturazione; quasi la metà del libro èoccupata da questa parte teorica, che serve a fornire la “cassetta degliattrezzi” (per usare una metafora anche questa cara all’antropologia culturale)per comprendere il fenomeno dell’incontro tra culture e per fornire concettiteorici generali per descriverlo e per affrontarlo anche dal punto di vistapedagogico. Si forniscono sempre in questa parte delle osservazioni particolariche riguardano proprio l’approccio artistico della riflessionesull’integrazione fra culture; ci sono inoltre alcuni interessanti contributiche descrivono anche i concetti giuridici che coinvolgono i minori immigrati.
Laseconda parte fornisce l’analisi di alcune esperienze sul campo in cui, apartire da esperienze concrete, come appunto le scuole di infanzia, i centri diascolto della Caritas, i centri di animazione e di aggregazione giovanile, sivive in prima persona cosa significa “fare integrazione” tra diversi modellieducativi e diverse culture. In questa parte vanno segnalate, come dicevo, ilprofondo legame con il territorio che questo tipo di contributi vogliono evidenziarenella la ricerca pedagogica.  Gli autori sono infatti da una parte ricercatorilegati al mondo dell’università, dall’altra spesso anche educatori, insegnanti,operatori che riferiscono della loro esperienza in modo da elaborare unariflessione che “legga” l’esperienza in una prospettiva più ampia.
Laterza parte apre un orizzonte su diversi modelli scolastici ed educativi cheriguardano paesi diversi dal modello “occidentale”; in questa parte vengonoquindi riferite esperienze che provengono dalla Romania, dall’Etiopia,dall’India, dalla Cina e dal Giappone. L’intento è quello di illustrare teoriee prassi educative considerate “altre” rispetto al nostro mondo per favorireuna riflessione che relativizzi i nostri sistemi e li apra al confronto condiversi modi di intendere la società e le dinamiche di trasmissione culturale.Anche in questo caso gli autori partono spesso da progetti di incontro vissutiin prima persona tramite scambi culturali o esperienze di volontariato.
L’ultimaparte segnala alcune strategie che si possono utilizzare nella programmazionedidattica ed educativa per favorire una pedagogia inter-culturale: l’utilizzodi mezzi multimediali, il gioco, laboratori di arte e le stesse tecnicheteatrali possono costituire dei validi supporti per proporre una prassieducativa che favorisca l’incontro, lo scambio, il dialogo tra diversi soggettiche esprimono culture e sensibilità differenti e che, con queste strategie,possono trovare da questo incontro un arricchimento reciproco.
Ilmanuale dell’Erickson si presenta come un testo completo che offre validi spuntidi riflessione su un argomento di importante attualità (basti pensare a tuttoil dibattito su come concepire l’integrazione a scuola, sulle dinamiche deiprocessi di alfabetizzazione e di accoglienza per gli alunni stranieri etc.) eallarga la prospettiva da problemi contingenti a riflessioni più ampio di tipofilosofico, antropologico e pedagogico proprio sull’incontro tra culture chequesti problemi sottendono. L’importanza che il manuale dà alla prima partesottolinea che il pubblico a cui  il libro si rivolge è innanzitutto unpubblico di specialisti; il linguaggio utilizzato nella prima parte èsoprattutto un linguaggio “scientifico” di chi è comunque iniziato a undiscorso pedagogico e antropologico di livello universitario. Le altre treparti sono comunque accessibili a un pubblico più vasto di operatori delsettore educativo che vivono i “problemi” dell’integrazione nella loroesperienza di lavoro quotidiano e che troveranno in questo libro occasioni diriflessione, di confronto con diverse esperienze sul campo e proposte distrategie operative interessanti. Soprattutto tutti potranno trovare un modo dileggere le dinamiche dello scambio tra diverse culture in una prospettiva piùampia, che non sia solo quella di un imposizione di un modello “pre-costituito”,ma quella di un dialogo e di un arricchimento reciproco.

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