Da novembre in vendita su iTunes il nuovo progetto di Luca Urbani & Luca Vicenzi
o forse di Luca Vicenzi & Luca Urbani
http://itunes.apple.com/it/album/org/id396874686
OLIO col bene che vi vOLIO, vedrai non finirà….ia ia ia iaaaaa
OLIO si veste di Novembre ed esce in rete con ORG il 16/11 in versione digitale su etichetta Discipline!
http://www.myspace.com/olio02
Potremmo bere un rosOLIO, mentre pensiamo al rincaro del petrOLIO che non fa quadrare i conti a fine mese, qualsivoglia (o quasi) sia il nostro lavoro; ci vuole infatti OLIO di gomito anche per fare musica nonostante sia come bere OLIO di ricino l’ascolto della maggior parte del suono che ci circonda… quasi un monopOLIO, anche se generato da un oligopOLIO.
Questo nuovo progetto è come un quadro dipinto a OLIO, con lo spessore che può creare quel tipo di pennellata e con le sfumature che ne scaturiscono; viaggia con un OLIO motore più che ecosostenibile per procedere nel trafficatissimo ingorgo musicale… e se l’inquinamento acustico vi attanaglia, è consigliabile ricorrere all’OLIO balsamico o in alternativa all’OLIO essenziale, che se non altro rinfresca l’ambiente… musicale!
Segue un incontro tra Luca Urbani e Luca Vicenzi o tra Luca Vicenzi e Luca Urbani per spiegare con ORG(OLIO) questo 2° capitolo della loro gaia collaborazione: non è chiaro chi dice cosa, ma è chiarificatrice sul progetto OLIO la lettura dell’allegato!
Ufficio Stampa per Discipline: Manuela Longhi/BlaBlaBla
Pubblicato da disciplinemusica
Presenta l’ORG-OLIO di OLIO
ovvero: Luca incontra Luca
Com’è nato e quando il progetto OLIO?
– Questo progetto è una sorta di “anomalia”, nato fondamentalmente in corrispondenza con le registrazioni di Volume 2 degli Zita Ensemble (terzo e ultimo disco del gruppo, uscito come i tre precedenti – di cui il secondo “Quintet Sessions” fatto a quattro mani tra Luca & Luca – per la Lizard Records di Treviso) in un momento molto prolifico, ovvero il Maggio 2008.
Dopo la collaborazione tra Luca & Luca su “Quintet Session” avevamo favoleggiato riguardo un eventuale progetto, principalmente discografico ma che difficilmente sarebbe stato possibile presentare dal vivo, includendo inizialmente anche Francesco Agostoni che aveva suonato nel primo disco di Olio; registrammo una jam session con Luca alle chitarre, Luca alla batteria e Francesco al basso, dove caricavamo i giri di chitarra e/o le idee armoniche con estemporanee improvvisazioni.
Successivamente tutto il materiale veniva smontato, filtrato, rimontato, tagliato, diluito o a seconda dell’esigenza, accorciato da Luca che cercava di trarne brani con minutaggi accettabili, dando a questi “esperimenti a cielo aperto” e una parvenza di forma canzone; sfida comunque mai vinta perché il tutto assomigliava sempre meno a un disco e sempre più ad un “blob” – seppur interessante – fatto di suoni, strofe, ritornelli e viaggi psichedelici & elettronici sui quali molti cantanti hanno ceduto le armi, dichiarandosi inermi. Motivo per cui è rimasto strumentale. Per una serie di ragioni a portare avanti realmente questa creatura così aleatoria, e resuscitandolo a fasi alterne, siamo rimasti io e Luca.
Il mio ruolo è quello di entrare in sala, e proporre armonie o paesaggi chitarristici. Quest’input viene raccolto da Luca che procede di fronte ai suoi ormai mille MAC, utilizzando ulteriori chitarre, aggiungendo batterie, suonando sintetizzatori, etc…
Processo che abbiamo riprodotto per realizzare anche questo secondo disco di Olio, che è nato e si è sviluppato attraverso questo percorso.
Credo che lo stimolo di partenza si sia innescato perché in quel periodo stavo ascoltando molto i Talk Talk di Spirit of Eden – un disco immenso – e alcune cose mi ricordavano certi loro passaggi… In realtà poi tutto si è spostato su sonorità decisamente più elettroniche e “urbane”, con riferimenti anche anagrafici.
Ci sarà un seguito live e cosa si prefigge?
– Per quanto mi riguarda mi piacerebbe davvero molto; credo possa essere interessante e neppure tanto di “nicchia”, ma ci sono serie difficoltà tecniche per portarlo in scena. Se ci aggiungiamo che sia io che Luca abbiamo poco tempo e ancor meno energie, la domanda non trova risposta
Luca ha spesso dichiarato pubblicamente che questo nostro progetto aiuta ad addormentarsi; perciò più che portarlo in Tour, dovremmo brevettarlo.
Rimane comunque un piacevole tentativo di rimescolare le carte musicali, includendo generi anche molto lontani tra loro, grazie alla collaborazione di due persone con un punto di vista molto diverso sul modo di vivere e di fare musica.
Questo disco non credo aggiunga o tolga nulla all’immenso universo discografico; è solo il giusto seguito dell’anomalia di cui parlavo prima, realizzato in maniera molto naturale, sincera, “senza scopo di lucro” ma con l’unico obiettivo fissato al divertimento di poterlo fare.
Ciao Luca & Luca. Una presentazione, quella di cui sopra, a cui vorrei aggiungere qualche mia domanda. Anzitutto volevo chiedervi come funziona il processo di ricerca di Olio prima che il materiale estemporaneamente creato nelle jam sessions venga smontato, filtrato, rimontato, tagliato, diluito… insomma, composto e ricomposto dai Mac di Luca… In breve, qual è l’idea di fondo del progetto Olio, ancora prima di diventare suono, musica?
– Luca Z: Il processo di ricerca… uhm! Vediamo: di solito si parte con un caffè o con una cioccolata, spesso acquistata dalla macchinetta… in altri casi stessi ingredienti ma consumati in un bar vicino al Frequenze Studio.
Dopodiché, prendo una chitarra – spesso non la mia – suono dei brani, compongo accordi, aggiungo armonie. Luca U mi guarda e dice: bene, bene. A seguire quello che dicevamo, cioè tutto il processo di editing e lavoro sui suoni di Luca. Più o meno il processo è questo. L’idea di fondo credo sia tentare di cucinare un piatto che non si è mai provato a fare: a volte viene bene, a volte male.
– Luca U: Il primo OLIO era nato da registrazioni (a volte mono) di jam sassion in saletta… poi rimiscelate, tagliate e risuonate.
ORG è invece nato da una semplice acustica suonata nel vuoto, senza supporti ritmici o altro… tutto il resto gli è gravitato intorno.
Davide
La tecnologia digitale, Pro Tools e altre digital audio workstations, consentono di lavorare molto più facilmente e velocemente rispetto al passato cosiddetto analogico; e anche di poter variare il materiale per un brano in molti modi diversi, pressoché infiniti. Per quanto vi riguarda, dovete concludere un brano nel minor tempo possibile o se no viene voglia di rifare sempre qualcosa? Quando è finito per voi un brano, secondo quali parametri di soddisfazione?
– Luca Z: Per quanto mi riguarda dipende dal brano Ci sono momenti dove rifarei molte cose mentre per altre tracce di contro non farei nulla, lasciando anche gli errori.
La tecnologia aiuta certamente a fare o a non fare entrambe le cose; il concetto di variare un brano ipoteticamente all’infinito non mi piace. Preferisco l’idea che esso racchiuda l’emotività del momento, compresi gli sbagli o le sorprese casuali. Dunque il limite potrebbe essere creata dalla morale messa al servizio della creatività.
– Luca U: io sono sempre uno che lavora velocemente senza troppi ripensamenti … se un brano non funziona viene direttamente cestinato. Se c’è qualcosa di buono, allora prende forma e poi si conclude… Per amore di onestà, devo dire che alcuni brani di Olio rimangono comunque incompiuti :O
Davide
L’orgoglio annienta ogni cosa, disse Madre Teresa… Viene da aggiungere ora, anche l’Org-Olio, per gli impatti sociali e ambientali del petrolio da un secolo a questa parte… Gran parte dei titoli del precedente MONOP e di questo nuovo lavoro si riferiscono infatti al petrolio: perché?
– Luca Z: i titoli di solito li decide Luca U. Fosse per me li chiamerei con delle lettere o non li chiamerei affatto. In un disco strumentale o il titolo rimane un enigma o dentro al booklet ti senti in dovere di spiegarli. Una delle due. Nel nostro caso la spiegazione credo sia sul fondo della tazza di caffè di Luca U.
– Luca U: ho sempre collegato il petrolio ad un qualcosa di sporco che esiste in natura e che viene successivamente lavorato. In OLIO vedo sporcizia, inquinamento e lavorazione.
Davide
Musica ambient e ambientalismo… Il brano Marea nera si riferisce all’esplosione della piattaforma Deepwater e al recente disastro ecologico in Louisiana? Sento parlare a volte di ecomusica, la quale raggruppa vari generi come musica etnica, folk, new age, lounge, ambient, chillout… In che modo, secondo voi, una musica si può definire ecologica?
– Luca Z: la domanda è davvero interessante, meriterebbe approfondita analisi. Però questo non è un disco di denuncia, né ecologico se così lo possiamo definire. È sicuramente a impatto zero: nessuno butterà via plastica per stamparlo né per macerare le copie avanzate 😀
– Luca U: Come dice Luca Z è un disco effettivamente realizzato a impatto zero… Ma se devo essere sincero, il titolo arriva proprio dal disastro in Louisiana…
Davide
La musica può servire a uscire dalla propria coscienza, o a penetrarvi a livelli più profondi? Quale stato d’animo vorreste meglio catturare dell’ascoltatore? Che traccia vorreste lasciargli?
– Luca Z: Posso dirti che una di quelle che favorisco è “L’abbandono”. Quello che dici è molto importante per me, ma in questo caso il lavoro sui suoni e su come è stato impostato il disco l’ha fatto Luca U: dunque il linguaggio è stato da lui decifrato e filtrato. Di conseguenza, a lui la parola.
– Luca U: L’aspetto malinconico, il senso di vuoto… non saprei: è difficile da spiegare… la musica senza delle parole che la limitano, non ha confini. Quindi può rappresentare tanti stato d’animo o anche nulla 🙂
Davide
In copertina… Suppongo si tratti di un astice, perché l’aragosta, se non sbaglio, non ha le chele. Un’allusione al fatto che questo crostaceo vive attaccato alle rocce sottomarine dai cinquanta metri in giù? Insomma, qualcosa che vive nel profondo… o al fatto che i tentativi di crearne allevamenti non sono mai andati a buon fine, qualcosa di non “allevabile”… O cosa?
– Luca Z: La copertina è nata da una foto di Lorenzo Pennati, un caro amico nonché fotografo, che ci aveva colpito. Però ora che tu hai trovato queste chiavi di lettura, non posso che appoggiarle.
Ogni volta che altre persone ci troveranno cose di diverso tipo, come modi a noi sconosciuti di leggere i dischi o le copertine o di interpretare le parole, si realizza per quanto mi riguarda un senso nella musica: ognuno prende e ci trova quello che più gli è vicino.
– Luca U: Non mi sono mai fatto domande sulla copertina… Lorenzo ci ha proposto varie idee, io e Luca abbiamo puntato subito l’indice sull’astice (che pensai fosse ovviamente un’aragosta).
Davide
Il petrolio deriva dalla maturazione termica e sotto elevata pressione di materia organica rimasta sepolta… Da cosa deriva il vostro fare musica?
– Luca Z: Dalle emozioni in genere: dal vivere la quotidianità della la vita e volerlo traslare in suoni.
– Luca U: La musica in genere mi fa stare bene. Mi piace lavorarla imbrigliandola nella griglia di un PC. Mi piace anche suonarla in maniera libera e analogica, nel limite delle mie possibilità.
E poi la musica strumentale mi piace molto di più perché ti esponi molto meno… ed eviti di dire o scrivere scemenze 😀
Davide
Non ho ancora elogiato il vostro disco e, quindi last but not least, lo faccio ora. Non ho ascoltato e riascoltato con altrettanto piacere un disco di così bella atmosfera e di così curate sonorità ambient techno, downtempo et similia da “The last resort” di Anders Trentemøller (magari a voi non piace, ma per me quel disco è stato un gioiello). Grazie e… à suivre.
Davide Riccio, di Torino, educatore, musicista polistrumentista, compositore, scrittore e giornalista. Svolge l’attività di educatore. Ha pubblicato poesie e racconti su svariate antologie e riviste dal 1985 ad oggi.
Suoi libri: Povertissement (Genesi editrice, 2006), Sversi (Libellula Edizioni, 2008), Neumi – Cantus Volat Signa Manent (libro illustrato con cd musicale, Genesi editrice, 2011), Bowie.It – Italian Bowie (e-book Kult Underground, 2019), Solo a Torino (Albatros, 2019), Raccolti (Oedipus, 2019), “Poesie fuoriporta” (Campanotto Editore, 2019), La banca dei reincarnati (romanzo, Genesi editrice, 2021), Poi Sia (Genesi editrice, 2021), “Il Musico – Una storia ritrovata”, biografia di David Rizzio, prefazione di Sergio Soave (Genesi, 2022), “A qualsiasi titolo” (Genesi, 2022), “Italian Bowie – Tutto di David Bowie visto in Italia e dall’Italia” (Arcana, 2023).
Dal 1999 ha collaborato con quotidiani e periodici (Torino Sera, La Val Susa, Oblò). Dal 2004 scrive di musica e cura interviste con gruppi musicali e musicisti italiani e internazionali per la e-zine Kult Underground.
Dal 2013 ad oggi ha realizzato programmi radiofonici tematici come autore e speaker per la webradio torinese Radio Banda Larga, RadioArte e Webradio Network.
Dal 2010 ha curato o preso parte ad alcuni cortometraggi e lungometraggi di fiction e documentari come regista, autore o co-autore, attore o voce narrante. Suona e compone musica, ha pubblicato lavori come ospite, a nome proprio o con l’aka DeaR o in diversi gruppi e progetti. Suoi ultimi lavori sono il doppio cd “New Roaring Twenties/Human Decision Required” (New Model Label, 2021) e “Out of Africa” (Music Force, 2021), “Mon Turin” (Music Force, 2022), “DeaR me!” (2023).
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