"Non ce la faccio, proprio," – quasi lo supplicava – "vai tu, dai. E’ più forte di me.".
Questa storia della gatta lo stava assillando da più di una settimana. Dopo anni di torture: miagolii notturni, la fila sotto casa per settimane intere.
Basta. Era giunto il momento di finirla.
"Non ci riesco nemmeno io." – concluse seccato Giacomo – "Sai che esco tardi stasera. Questa storia mi sta davvero innervosendo.".
"Ma scusa io non me la sento di portarla. Sono una donna e solo l’idea di vedere la Pussy sterilizzata mi fa venire i brividi. E’ un oltraggio alla sua femminilità, una violenza.".
"Adesso la mettiamo sulla morale, eh?" – sbuffò dall’altro capo del telefono – "Mi sembrava che la decisione non fosse più da rimettere in discussione. E’ solo necessario trovare qualcuno che la porti, no?".
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Anna riprese a parlare, quasi un sussurro: "Senti, se ti va, provo a chiedere a Marco. Sai, dopo la scuola…"
Giacomo tentò di calmare la propria voce: "Ok, non c’è problema, dillo a Marco. Però spiegagli bene cosa deve fare, sai com’è fatto…".
"Sì, sì, glielo spiego io. Insomma non è più un bambino, forse è un po’ sbadato, ma è sveglio e pieno di iniziativa.".
"Fa’ come vuoi," – concluse Giacomo – "ci vediamo stasera. Ciao.".
Riagganciò.
Quando Marco tornò a casa, Anna gli spiegò che dovevano far sterilizzare la Pussy, perché era diventata un problema per il quieto vivere familiare. Marco alzò le spalle, mostrando un certo disinteresse per la cosa.
Marco mangiò in fretta, come al solito, ignorando il piatto e guardando la televisione. Probabilmente – pensava Anna – non sentiva nemmeno i sapori di quello che mandava giù.
Anna lo guardò con gli occhi lucidi e gli consegnò la cesta con la gatta. Non ci fu nemmeno uno sguardo tra Anna e l’animale, anzi, la Pussy cercava di evitare gli occhi della traditrice, sperando di non vederla più, mai più.
Marco uscì con la gatta e Anna non sopportò l’idea di stare lì, ad aspettare il ritorno della sua Pussy menomata, tradita nella sua femminilità. Uscì e si diresse al Centro Commerciale, per tutto il pomeriggio.
Qualche ora dopo tornò a casa ma non c’erano né la gatta né Marco né, tantomeno, Giacomo.
La segreteria lampeggiava, indicando che c’era un messaggio. Riavvolse il nastro e lo ascoltò: "Ciao mamma, sono io. Senti sono andato dal veterinario, ma era chiuso, c’era scritto che era di turno o una cosa del genere. Sono a casa di Stefano, chiamami.".
Anna sospirò e i suoi occhi s’illuminarono. Prese il telefono e chiamò a casa di Stefano: rispose direttamente Marco.
"Ciao mamma, senti l’ho sterilizzata io. E’ più di un’ora che sta bollendo, posso toglierla?".
LA GATTA
Massimo Canetta