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Lo spazzolino demente

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Lo spazzolino demente

Lo spazzolino da denti gli s’infilò in bocca e cominciò a spazzolargli i denti, andando dall’alto in basso e viceversa e da sinistra a destra e viceversa, come un forsennato. Andropulos tirò indietro la testa per liberarsi dallo spazzolino demente, ma quello non se ne andava. Premette allora Esc. e lo spazzolino rimase, quasi offeso, così a mezz’aria. Evidentemente Mario, il robot, era da cambiare, le riparazioni non servivano più a niente. Prima lo prese con le buone e gli disse:
– Mario, non è il momento dello spazzolino, è il momento della capsula di cappuccino e brioche.
Per risposta, lo spazzolino vibrò nell’aria, e Mario emise una sorta di grugnito. Andropulos provò allora con le cattive e sferrò un calcio al robot. La lamiera tintinnò e lo spazzolino finalmente rientrò nel suo alloggiamento.
– Mario, sei un ferro vecchio – disse e, premuto il comando della motosedia, entrò in Omega, il nuovo lavasciuga.
Qui tutto andò bene: Andropulos venne prima ricoperto di abbondante schiuma, le spazzole lo fregarono ben bene, poi venne sciacquato, frullato, asciugato e rivestito e uscì dal lavasciuga tutto profumato di vernice fresca.
Sempre sulla motosedia ritornò da Mario, premette Br. ,ma la capsula di cappuccino e brioche non uscì. Bisognava per forza rinunciare alla colazione; questa volta non se la prese; dopo il passaggio in Omega, ne usciva sempre rinvigorito e di buon umore. Tanto che diede un buffetto sul video di Mario e gli disse per consolarlo: – Non prendertela. Forse sono loro che hanno sbagliato programma. – Mario rispose bip,bip,bip, allegramente, e per un robot tre bip in fila sono il massimo dell’affettuosità.
Andropulos batté il tasto "E" e la motosedia lo condusse rapidamente in terrazzo, alloggiandolo sull’elibus, elicotterino condominiale che era già affollato. Disse buon giorno a tutti, bella giornata vero? col suo miglior sorriso e tutti lo guardarono con aria di compatimento. Perché Andropulos portava bene i suoi duecentocinque anni, ma si vedeva che era di altri tempi, per quelle frasi che ancora diceva e che i giovani, ormai praticamente muti, non dicevano più. Frequentava la palestra eugenetica con loro e spesso li superava in resistenza. Andropulos non diceva con nessuno che prendeva già la pillola Vis 250,che poteva essere usata, secondo la legge, come coadiuvante, dopo compiuti i duecentocinquanta anni. Alla sua età era solo ammessa l’elettrostimolazione al cesio, una sola volta al mese e il trapianto degli organi avariati ogni dieci anni.
Andropulos curò di non guardare Alfa Epsilon che gli sedeva vicino; non voleva passare per un adescatore di ragazzine; Alfa Epsilon, infatti, aveva appena compiuto i sessanta anni. La prima cosa che fece Andropulos fu di videofonare al centro informatico dicendo che Mario era rotto; gli chiesero se aveva provato a dargli un colpo di laser B 14 e lui disse di sì che ci aveva provato; allora loro lo rassicurarono che in giornata avrebbero provveduto a sostituire Mario con un robot nuovo di zecca; lui chiese come si chiamava il nuovo robot e loro risposero che si chiamava Mario Due e lui disse che fantasia e riagganciò il videofono.
Andò al Clorofil per far venir sera e per respirare un po’ di aria buona; entrò in cabina, introdusse il gettone, mise in bocca il boccaglio, premette il tasto Monte Piz, altitudine metri 1170, respirò la sana aria del Piz e vide il panorama del monte in straultrascope e gli fecero persino udire lo scampanellio delle mandrie, registrato duemila settecento anni prima. Andropulos si divertì molto, respirò a pieni polmoni la buona aria del Piz e quando uscì dalla cabina, si sentì cento anni di meno.
Al ritorno, in elibus, malgrado si sentisse realmente ringiovanito, non guardò lo stesso Alfa Epsilon, anche se ora, era Alfa Epsilon, che lo guardava avidamente, cosa che confermava che era realmente ringiovanito per merito della buona aria del Monte Piz. Quando entrò in casa, si accorse subito che Mario Due era un nuovo modello, perché lo accolse simpaticamente, dandogli anche delle pacche sulla schiena e chiedendogli se sapeva l’ultima barzelletta sui robot. E lui disse che sì la sapeva ma, per compiacere Mario Due, se la fece raccontare per la ennesima volta. Premette poi il tasto delle polpette in compresse e subito se ne trovò in bocca cinque e disse bravo Mario Due e visto che tutto funzionava bene, batté anche il tasto delle pillole di zabaione, anche se non era domenica e subito le pillole gli s’infilarono in bocca. Anche il letto aveva la giusta temperatura e non è che lo sbattesse su e giù come faceva a volte Mario, ma lo cullava dolcemente. E tutto era molto bello e pensò che avrebbe sognato Alfa Epsilon che, se anche era una robottina, era pur sempre bella.
E gli occhi ormai gli si chiudevano. Ma la apri’di scatto, terrorizzato. Qualcosa, col sapore di menta, gli si era infilato in bocca e gliela spazzolava a tutto spiano. Era quel demente dello spazzolino da denti.
Ancora una volta, quelli del centro informatico, avevano sbagliato programma. Domani, l’avrebbero sentito, quei deficienti.

Paolo Lusardi

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