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Mystic River

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Il mondo di Mystic River postula senza molte riserve l’esistenza di due possibili leggi morali. La prima è divina, la seconda è umana. Dio è visto, non tanto come una figura reale, ma come la forza del destino, capace di  far incrociare a distanza di anni strade che si erano andate allontanando. La legge di Dio, infatti, è scritta sul cemento di una strada, quella degli uomini nei propri errori.

Si parla di vendetta in questo film. Un sentimento che appartiene all’uomo. Ma anche alla visione che i cattolici hanno di Dio. Tremendo e vendicativo. Il duplice registro è sempre presente. Possiamo vedere l’evolversi della storia come una punizione di Dio nei confronti di Jimmy (Sean Penn), che prima perde la figlia e poi ammazza Dave (Tim Robbins). Oppure possiamo vedere la vendetta di Jimmy come un comportamento puramente umano. E per questo profondamente fallimentare. L’uomo non può ergersi al livello di Dio nella sua facoltà di giudizio morale. Dio o il Destino compiono i loro piani in maniera incomprensibile agli uomini, nella maggior parte delle volte. Soprattutto in quelli che non sanno leggere i segni del fato. O i segnali di Dio.

Jimmy è uno di questi uomini. Crede di essere in grado di capire, di giudicare. Ma si fida solo di se stesso e per questo è destinato all’errore. Infatti non capisce che la figlia sta per  scappare e non capisce che Dave è innocente. Il suo desiderio di vendetta vuole solo essere placato, non importa con chi.

La storia che viene raccontata è una tragedia incompiuta. Il cerchio di morte e vendetta si sarebbe dovuto chiudere con l”uccisione da parte della moglie di Dave di Jimmy. Ma questo non succede. C’è solo Sean (Kevin Bacon) che con il dito fa il clic della pistola nei confronti di Jimmy. Ma non è un gesto amichevole o ironico. E’ la verità. Anche Jimmy sarebbe dovuto morire se fosse esistita una morale divina o più semplicemente umana.

Nel film di Clint Eastwood sembra che alla fine la morale non appartenga a nessuno. Gli uomini vivono seguendo i propri errori e il destino più che porre un rimedio sembra aiutare questi errori.

Il grande merito del regista è stato quello di creare un film che su una trama poliziesca (c’è un assassino da trovare) costruisce una dissertazione esistenziale e filosofica non indifferente, anche grazie alla magnifica prova di tutti gli attori.

Il Mystic è il fiume dove si purificano i peccati. Ma è anche metafora della vita, che continua inesorabile a scorrere e che riunisce ciò che era stato diviso. I tre nomi sul cemento ricordano la brutalità della vita e la meschinità del destino. Ci ricordano che la parola di Dio può essere orrenda.

Forse il vero interrogativo del film riguarda proprio l’esistenza di Dio. In una sequenza molto bella, Clint passa, con un movimento ascendente di macchina, dal corpo morto della figlia di Jimmy, al cielo, quasi a chiedere a Dio come sia stato possibile che succedesse una cosa del genere.

Sullo scorrere del Mystic scorrono anche i titoli di coda e la nostra domanda sembra essere la seguente. Se è vero che il cielo stellato continua ad esistere sopra di noi è anche vero che la legge morale esiste dentro di noi?

A questa domanda sembrerebbe rispondere la moglie di Jimmy. Il bene è quello che viene perseguito e non esiste a priori. Quello che ha fatto Jimmy è giusto in quanto egli nel momento in cui lo faceva lo riteneva tale. Solo che questa posizione è estremamente pericolosa, perché l’uomo a differenza di Dio non possiede tutte le tessere del mosaico.

E preferisco pensare, da ateo, a quanto scritto nei Vangeli.

Non fare  agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Ed è in queste parole il vero insegnamento divino, trasformare la vendetta in un atto d”amore.

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