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100 colpi di spazzola… – Melissa B.

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CHE PECCATO, MELISSA B!

 

In primis, desidero ringraziare l’amica Lucia La Penna per aver reso possibile questa mia lettura e correlate estendende considerazioni.

Perché giammai mi sarei comperata una copia dello stravenduto libricino di cui trattasi: c’è un limite a tutto…

Ma la curiosità rimaneva; ed ora è stata appagata.

… E preferirei non averlo letto, ma non perché sono rimasta orrificata come pensavo.

Peggio ancora: questo, mi sono resa conto, avrebbe potuto essere un bel libro!

 

Avrebbe potuto: voce verbale, coniugata condizionale passato, terza persona singolare[1].

 

Sindrome di dipendenza dal sesso (per gli inguaribili anglofili: sex addiction): Questa modalità comportamentale rappresenta una forma di dipendenza caratterizzata da un’eccessiva e dannosa attrazione per il sesso, che si concreta in una pratica compulsava dell’attività sessuale […], finalizzata a soddisfare bisogni puramente fisici e non accompagnati da adeguati investimenti di natura emozionale. […] Nei casi in questione, ciò che rende patologico il comportamento è l’incapacità di controllare o rimandare un insaziabile desiderio sessuale agito attraverso rapporti frivoli e privi di autentico interesse. Per le persone che soffrono di questo disturbo, il sesso diventa il principio organizzatore di tutta la vita […]. [2]

 

Ebbene: l’io narrante, che qui dichiaratamente s’identifica con l’autrice, a lume di lettura parrebbe essere affetta da questa forma di dipendenza.

Il che, unito a:

         la rappresentazione di un quadro familiare che si evincerebbe essere popolato da adulti assenti (soprattutto l’evanescente figura paterna), che parrebbero a loro volta compensare la propria sostanziale anaffettività col rallentamento e l’inesistenza di qualsivoglia orientamento educativo nei confronti della loro enfante gâtée;

         a cenni, tra le pagine del diario adolescenziale della ragazzina- Melissa, ad un contesto socio- culturale in cui la fa da padrone un machismo patriarcale ipocrita, misogino e destruente (composto tra l’altro da “branchi” di violentatori di gruppo, “cannati” comme il faut, e che poi si professano comunisti egalitari ed intellettualoidi engagés);

         ad un sapiente uso del registro narrativo adolescenziale, con tutte le proiezioni ed i desideri acconci all’età,

ebbene, tutto ciò avrebbe reso il testo di cui trattasi una drammatica ed opportuna denuncia sociale e personale.

 

Solo che questi input “inspiegabilmente” si trovano relegati alle prime ed ultime pagine del libercolo. Che tale diventa, perché nel mezzo del cammin della sua vita, si perverte in una brutta bruttissima copia di un cibreo di autori di un genere squallido, eppure pruriginosamente cercato: la letteratura cosiddetta erotica. O meglio: la più pruriginosa variazione sul tema della violenza alla donna. Auto od etero praticata/indotta etc. etc.

 

Se volete cercare un mediocre e raffazzonatissimo saggio su come compitare qualche paginetta, scopiazzando qua e là tra “Emmanuelle”, “Ritorno a Roissy”, “Le età di Lulù”, “Gamiani”[3], e tutta la panoplia del marchese De Sade, non avete che leggere ciò che diventa la prosa di Melissa B nei capitoletti centrali!

Melissa B, sì; non P.

B come Bugia, perché la differenza tra i due corpi del libercolo è tale da far sorgere un dubbio: è ancora lei che scrive? Se sì, lo fa forse a quattro mani con un certo scrittore vanesio – affascinantissimo da Nabokov[4] al punto da proporne un piatto e ancor più squallido emulo in un personaggio (il degenerato professorino, anzi, prof., privato Valerio) – scrittore vanesio, si diceva, che alle pagine 94 e 95 forse “si firma” pure?

Forse. Posso dire soltanto forse, ovviamente.

 

Comunque sia e dovunque stia la verità, non posso che prender atto di quanto un’operazione editoriale ben congegnata e pubblicizzata con un battage non indifferente, abbia fatto fare ad una casa editrice un balzo felino quantomeno in notorietà; ai danni, però, di un progetto di buona scrittrice (migliore senza dubbio della sua più onesta conterranea Lara Cardella, almeno nelle pagine più genuinamente sue).

 

Per corroborare le succitate mere ipotesi, sarebbe bene che leggessi il secondo romanzo di Melissa; ma prima devo chiedere a Lucia di comprarselo…

 

 

Improvvisamente ho pensato a una vecchia cantilena che ho letto da piccola in una favola che mio padre mi portò da uno dei suoi viaggi. […] «Aspetto, aspetto, nella buia notte, e apro l’uscio se qualcuno batte. Dopo la cattiva viene la buona sorte, e vien colui che non sa l’arte» (pag. 126)

 

 

 

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Melissa P (presuntivamente nata a Palermo), autrice italiana.

 

Melissa P “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”, Fazi Editore, Roma, 2003.

Dal libro è stato tratto un film, che sempre l’amica Lucia dice con convinzione essere di gran lunga migliore del libro.

Sarà perché è stato prodotto da una donna (Francesca Neri), e che quella donna interpretò proprio Lulù, in una versione cinematografica del summenzionato testo della Grandes?


[1] Dalle mie reminiscenze di analisi logica: chiedo venia fin d’ora a qualche prof. d’italiano se i miei ricordi non dovessero risultare precisi!

[2] Da: Raffaella Cattelani “Elementi di psicologia clinica. Manuale per operatori sanitari e sociali”. Carocci Editore s.p.a. Roma, 2003; pagg.145- 146.

[3] Rispettivamente di: Emmanuelle Arsan; Pauline Réage; Almudena Grandes, Alfred De Musset.

[4] L’autore di “Lolita”

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