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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Natale è arrivato, con tutte le sue luci e la sua dolcezza, il fastidio piacevole dei giri per regali in centro, il cenone della Vigilia, le ferie. E anche questo numero festivo è un regalo, ricco com’è di voci e di storie: resto sempre colpita dalla quantità di gente che ha qualcosa da dire, qualcosa da estrarre dal cassetto, qualcosa da urlare al mondo o sussurrare piano alle anime in ascolto.
Ad esempio Pietro Pancano, giornalista e scrittore, con il suo delizioso stile poetico "decadente", e Simone Scataglini, autore di un romanzo in via di pubblicazione, che ci offre un diario di guerra dal sapore disperato e "ungarettiano". Poi ci sono le voci che abbiamo da poco o da molto imparato ad amare, da Marco Saya, con il suo variegato mondo lirico, a Vittorio Baccelli, che conclude la sua amara opera fantascientifica, a Nunzio Cocivera, con uno spaccato struggente e crudele; e poi Marco Milani con la sua pennellata leggera e onirica, Emanuele Ravasi, sempre più filosofico e complesso, Nicola Vassallo con le sue liriche dalla sapiente architettura, e Oronzo Liuzzi, poeta delle chat. ______________________

Si conclude qui il lungo racconto 23adri, opera fantascientifica a tratti molto amara del disincantato Vittorio Baccelli. Amara perché il protagonista non è positivo, perché non c’è riscatto nel futuro governato dalla tirannide e dall’intolleranza, duecento anni dopo le Torri Gemelle; ma forse c’è una speranza nel futuro ancora più remoto dello studente che scrive la tesi sull’ex-consigliere corrotto, e che nel (piccante) finale rivelerà la sua identità.

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Ancora chat per Oronzo Liuzzi, primo poeta "meta – virtuale", che torna con Chat Amos Logos. Una prova forse meno incisiva della precedente, per la scelta della trascrizione integrale di una canzone – ma la sperimentazione di nuovi linguaggi è sempre apprezzabile, soprattutto per gli sviluppi che può avere.

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Il nuovo racconto di Marco Milani ha un’ispirazione vagamente "new age", e richiama, in certi accenni (il ragazzo nero che consiglia, la dimensione parallela del coma…) il film Al di là dei sogni, con Robin Williams. Tranne per il fatto che il film era francamente bruttino, mentre La "mia" strada è un’opera leggera, divertente, di piacevole lettura anche quando affronta temi ardui come quello della scelta tra la morte e la vita, temi comunque cari a tanti grandissimi scrittori.

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Dalla leggerezza di Milani, alla cifra poetica dura, tagliente, di Pietro Pancano, che in Decomposizione psichica sembra compiacersi di effetti violenti, di immagini indelebili nella loro disperazione, che richiamano certe allucinate liriche dei Fiori del male del buon vecchio Baudelaire…

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Lo so, è soltanto un’opera letteraria, un’invenzione poetica; eppure, dopo la tragica morte della giornalista siciliana uccisa dall’ex- fidanzato, è con un leggero imbarazzo che pubblichiamo L’avrei intagliata, di Nunzio Cocivera, bellissimo e disperato spaccato di un odio- amore giunto alle conseguenze estreme, all’estrema sublimazione dell’arte. Ma credo che nessuno dei lettori di Kult attribuisca un qualche fascino, una qualche giustificazione a simili gesti.

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Splendida, perfetta nell’armonia sapiente e nella costruzione del verso, è questa nuova lirica tratta dalla raccolta Inquietudini: Nicola Vassallo tratteggia il misterioso, oscuro momento dell’arrivo del sonno, la piccola morte che penetra negli occhi senza che possiamo accorgercene…

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Molti potranno non essere d’accordo – ma secondo me il difetto più grande di tanti libri, di tante opere cinematografiche, è quello di spiegare troppo, di uccidere ogni suggestione in un profluvio di parole, di segni.
In questo errore fin troppo comune non cade davvero Emanule Ravasi, autore filosofico e complesso, nonostante lo stile vivido e chiaro. In Memoria assistiamo ad un ricordo doloroso risvegliato da una tazza di tè – sembra quasi di risentire l’eco di Proust e della sua madeleine. E anche qui non c’è stacco tra passato e presente, tra pensiero e realtà.

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Dopo una breve assenza, ritorna il poliedrico, musicale Marco Saya con le sue liriche dolcemente blues, riflessioni sul mondo condensate in immagini immediate, parlanti – in Visioni, appunto.

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Per ultimo, una vera "chicca", della new entry Simone Scataglini. Se morire è un’arte è infatti un diario di guerra, disperato, allucinato, un’alternanza di prosa e poesia sullo sfondo della prima guerra mondiale. Già Ungaretti aveva visto la trincea come il regno della parola pura, essenziale, della vita esposta nella sua nudità, al di là di ogni retorica; e anche il bellissimo Allegria di naufragi è il resoconto del conflitto, scritto sul Carso, sulle rive dell’Isonzo, vicino a compagni massacrati…

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Eccoci giunti alla fine di questa intensa maratona letteraria. A tutti – autori, lettori, redazione – vorrei rivolgere i più sentiti auguri di Buon Natale e Felice Anno. A risentirci nel 2003!

Lorenza Ceriati

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