Questa mattina il papà di Matthew è venuto a scuola da noi. Il papà di Matthew è una specie di eroe, dice la mia mamma, ed è un uomo molto importante.
Deve essere proprio importante, ho pensato, perché la maestra, quando è entrato in classe, si è alzata e lo ha fatto sedere. La maestra era tutta rossa in viso. Secondo me gli piace il papà di Matthew, che è in effetti molto bello. E gentile anche.
Ha una voce forte ma non cattiva, e ha il viso tutto scuro, che sembra quasi rugoso come la borsetta di Maria.
La maestra ha detto che il papà di Matthew, il "sergente Thompson", era lì per raccontarci della colonizzazione di Minparcus. Io non sapevo cosa voleva dire colonizzazione, ma Minparcus sapevo cos’era. La mamma me l’aveva fatto vedere ieri l’altro sera, dalla finestra: è un puntino piccolo piccolo nel cielo. E dicono che il papà di Matthew c’è andato insieme a dell’altra gente, e io non so come abbia fatto perché è proprio un puntino piccolo piccolo.
La maestra ha detto a John e a Dick di chiudere le finestre. Poi ha acceso una luce e si vedeva bene il papà di Matthew e poi c’era un’immagine proiettata sulla lavagna. La prima immagine era il puntino. Poi c’era una palla più grossa, azzurra e verde, con delle scie bianche. Poi c’era una immagine con il papà di Matthew e degli altri uomini, con delle tute bellissime e piene di lustrini.
Matthew aveva un sorriso bellissimo. Si vedeva che era contento che quello era suo papà. E non era più triste come prima, quando suo papà non c’era e a scuola per lui veniva sempre suo zio.
Poi hanno fatto vedere le foto di tante persone piccole e strane. Erano quasi tutte nude, ma avevano un pelo lungo come i cani, e facevano un po’ ridere. Il papà di Matthew ha detto che sono la prima "razza simile a noi" che abbiamo mai incontrato, e ma io non ho capito bene cosa voleva dire. Nelle altre foto si vedevano delle specie di capanne, e dei pali tutti alti e pieni di facce colorate.
In un’altra foto si vedeva un uomo ancora più piccolo degli altri, con una maschera rotonda addosso. Una maschera che subito mi ha fatto un po’ paura, perché non c’erano gli occhi, ma solo la bocca. Ma dopo ho capito perché, e ho capito che io non dovevo avere paura.
Poi il papà di Matthew ha fatto riaccendere tutte le luci e poi riaprire le finestre. Poi da uno scatolone ha tirato fuori una maschera simile a quella che avevamo visto nella foto. Ha parlato di "significato antropocoso" e di "colori rituali", o di qualcosa del genere.
Ha detto che anche se lui era tornato altri erano rimasti su Minparcus per stare con la gente piccola e pelosa, per studiarli e per insegnare loro le cose belle e giuste che noi già facciamo.
Poi Anne della prima fila ha domandato se il piccoletto con la maschera era una persona cattiva, e il papà di Matthew ha detto di no. Ha detto che il piccoletto era una specie di prete, che diceva agli altri cose da fare. Ha detto che questo prete diceva di essere in contatto con dei cosi sopra naturali e che diceva alla gente quello che loro dicevano a lui. Poi ha fatto un grosso sorriso, e ha fatto un gesto con le mani come per dire che non ci credeva e che gli sembrava una cosa buffa.
L’unica cosa strana che era successa, ha detto il papà di Matthew, è che questo prete sembrava avere annunciato il loro arrivo dicendo a tutti che loro sarebbero venuti per portare i cosi sopra naturali in un altro posto lontano nel cielo.
Poi Anne ha detto grazie, e ha chiesto se poteva vedere meglio la maschera. Il papà di Matthew è stato un poco zitto, e poi ha consegnato la maschera ad Anne. Quando se l’è messa sul volto tutti i miei compagni e anche io siamo rimasti un attimo in silenzio, e poi abbiamo detto "ooohhh". La maschera le stava benissimo e lei sembrava felice, anche se non si vedevano gli occhi e lei non diceva una parola. Quando se l’è tolta sorrideva e io ho pensato che era felice come avevo pensato. Poi Anne, invece di ridare la maschera al papà di Matthew che era lì con la mano allungata, ha passato la maschera a Paul, che l’ha provata proprio per un solo secondo e poi l’ha passata a Stevie, che poi l’ha passata a Jude e poi a Simona.
Il papà di Matthew ha fatto una faccia strana, e ha guardato la maestra che ha fatto spalluccie. Hanno sorriso tutti e due e il papà di Matthew ha detto "solo non fatela cadere", e poi alla maestra "comunque ne abbiamo molte altre" e "è fatta con la terra cotta".
Quando la maschera è arrivata a me io mi sentivo un po’ strana nella testa e pensavo a quei piccoletti pelosi e a tutto quello che avevo detto il papà di Matthew. Ho preso la maschera con tutte e due le mani, perché era pesante, e poi me la sono appoggiata al viso. Non si vedeva niente perché non c’erano gli occhi, ma era carina, ed era proprio della mia misura. Poi l’ho passata a Laurent che l’ha girata a Yvonne.
Quando se l’è provata Jeremy si è messo a piangere ed è diventato triste triste. Allora la maestra l’ha preso vicino a sé e l’ha abbracciato, e poi ha preso la maschera, l’ha guardata un po’ e poi se l’è provata.
"Non si vede niente" ha detto la maestra rivolta al papà di Matthew e quello ha fatto spallucce. Poi ha preso la maschera e l’ha rimessa nello scatolone.
"Il loro prete" ha detto rimettendosi a sedere in cattedra "è una specie di oracolo. Gli abitanti sono convinti che indossando la maschera gli si chiudano gli occhi del viso e gli si aprano quelli della mente".
Poi ha continuato guardando la maestra e Jeremy che singhiozzava ancora in silenzio: "ma ovviamente non è vero. La maschera è solo un pezzo di terracotta colorato. L’abbiamo analizzata con tutti i nostri strumenti e l’abbiamo anche fatta "provare" ad alcuni dei nostri. E’ solo un pezzo di terracotta colorato."
Anne ha alzato la mano e il papà di Matthew le ha detto "parla pure, Anne".
"Il prete è più piccolo degli altri perché è un bambino?"
Il papà di Matthew è rimasto un po’ senza parole e poi ha fatto un altro dei suoi sorrisi.
"Sinceramente non lo sappiamo. Non ci avevamo neanche pensato. Ha il pelo più chiaro e il viso più tondo. Forse. Magari chiederò agli uomini che sono rimasti sul pianeta di indagare"
"Oh" ha detto Anne, facendo un gesto con la mano che voleva dire "non importa".
Quando mia mamma è venuta a prendermi mi ha fatto tante domande. Mi ha detto che anche per TV hanno parlato del papà di Matthew e dei cosi pelosi di Minparcus.
Io gli ho detto un po’ tutto quello che ricordavo e lei è stata contenta.
Poi dopo mangiato sono andata in camera mia è ho aperto la finestra. Ci ho messo solo un attimo a trovare Minparcus nel cielo. E’ un bel puntino luminoso e ancora non capisco come possa esserci andato il papà di Matthew e tutta l’altra gente, né come potessero starci già prima gli esseri pelosi.
Ma forse è perché è così piccolo che loro hanno deciso di venire qui da noi. Io sono contenta che siano venuti perché sono sicura che faranno tante cose belle e saremo felici. Magari non tutti, perché quelli come Jeremy non piacciono a loro, ma tanti altri sì.
E poi mi spiegheranno tante cose e io le imparerò.
Questa mattina, ad esempio, non sapevo cosa volesse dire colonizzazione.
Marco Giorgini, nato a Modena nel 1971, lavora da quasi trent’anni nel campo della linguistica computazionale e coordina da altrettanto tempo la rivista culturale online KULT Underground. Autore di racconti e giochi d’avventura narrativi, ha al suo attivo anche alcuni romanzi, tra cui un giallo per ragazzi pubblicato nel 2019 intitolato “Il Mistero della Statuetta Egizia”.
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