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L’emigrato

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L’emigrato

Ero solo nel treno. La tormenta
di neve turbinava. Infreddolito
pensavo al paese che la fame addenta
allo schiavo bambino, a quel dito

che può dare la morte, al dolore
del corpo e della mente. I cipressi
sfilavano all’esterno, il timore
divenne canto: i sorrisi oppressi

rischiararono, dandomi coraggio,
la notte scura. Perché ero scappato?
Sacrificavo tutto a questo viaggio,

forse la vita. Ma su quale altare?
Soldi e lavoro. Il cuore è restato.
Io sono in trappola. Non posso tornare.

Ghinelli Paola

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