figliol di troia non muoiono mai
estratto con il consenso dell’autora da Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura,
edito da Stampa Alternativa, www.stampalternativa.it
Oggi mi arriva una lettera di aldobusi, sì proprio lui, aldobusi, quello che fa i balletti in televisione da pierochiambretti e passa il tempo al costanzosciò, sì proprio lui quello che vittoriosgarbi gli ha dato della capra in diretta e poi dice che lui con aldobusi non ci parla ché aldobusi gli dà ai nervi, gli dà. Però aldobusi è un poeta, aldobusi ha un’opera e la sta costruendo pezzo per pezzo in quel di Montichiari provincia di Brescia. Tutto sta capire se aldobusi è ignorante come una capra come dice vittoriosgarbi o se aldobusi è un poeta come dice lui di se stesso e la cosa non è per niente facile. Anzi direi che non mi toglie il sonno la notte.
Mi scrive aldobusi che date le censure e le manipolazioni che ci sono in giro lui non scriverà più recensioni per nessuno, che lui si è tirato indietro da questo mercato corrotto e vile, che lui è puro. Così puro e libero che mi pare pubblichi per mondadori e mi pare anche, ma mi potrei pure sbagliare certo, ché io mica le so tante cose del mondo letterario, io sono un piccolo scrittore con la esse minuscola, anzi direi quasi microscopica che neppure si vede.
Fin qui tutto bene, io ad aldobusi ci avevo mandato una cosa che ho tradotto, un libro di un ragazzotto cubano che parlava di omosessuali e mi ero detto che aldobusi visto che è omosessuale magari gli garba, magari dopo ne parla, magari ne scrive o quando va in televisione tra una litigata con vittoriosgarbi e un balletto con pierochiambretti magari tira fuori questa cosa che pure a Cuba ci sono le checche e magari qualche cento copie di più le vendiamo, magari. Che poi io sono soltanto il traduttore di questa cosa, perché non me ne sto buono che nemmeno ci guadagnassi dei milioni, guarda. Che se lo sa marcellobaraghini magari si incazza, magari mi dice che glielo hai mandato a fare ad aldobusi questo libro, chi te lo aveva chiesto, magari mi dice di farmi i cazzi miei, magari, che poi marcellobaraghini sarebbe l’editore, sarebbe. Ma marcellobaraghini lo conoscete tutti, mica si chiama gordianolupi, lui. Ha inventato i mille lire, lui. A parte il fatto che le recensioni aldobusi non le fa per volontà sua, ché a lui gli fa schifo questo mondo così manipolato. A parte questo, mi dice che il romanzo fa proprio pena e che lui una cosa così non l’avrebbe mai recensita, neppure se, per puro caso, avesse fatto il recensore.
Povero Alejandro, mi sa che la lettera di aldobusi non gliela mando mica, ho paura che ci resti male. Dice che pare un libro scritto cinquant’anni fa da un gay che si sente speciale per così poco. Povero Alejandro, lui che gay non è per niente ho paura che s’incazzi, ho paura. E poi questa storia che Cuba è rimasta agli anni Cinquanta chissà quante volte l’ha sentita dire da me e da tutti gli stranieri che vanno a Cuba. Ma aldobusi forse no, lui mica c’è stato a Cuba. Mica se lo può immaginare lui che a Cuba si scrive come cinquant’anni fa perché i problemi sono gli stessi che da noi cinquant’anni fa. È troppo preso dal coltivare la sua opera letteraria, lui, a Montichiari provincia di Brescia, la sua poesia non passa per Cuba, si ferma in val Trompia. Ma il poeta sommo, il vate aldobusi mica si ferma qui. Ce ne sono anche per me, ce ne sono. Per me che ho l’ardire di pubblicare un foglio chiamandolo letterario e che, me tapino (davanti ad aldobusi mi sento come Paperino di fronte allo zio ricco), non so che non si definisce romanzo un diario di vita quotidiana. E poi mi prescrive una busiterapia della Letteratura, mi sbrodola che la vita non ha alcun peso nella Letteratura e che il libro è insulso e non lo leggerà nessuno, manco i non lettori autodefinentesi gay. Che non lo leggeranno i non lettori me lo immaginavo anch’io, penso. Gay o non gay i non lettori non leggono, una cosa così pure un poveretto come me che ha poco a che spartire con la Letteratura la sa.
Mitica la chiusura del vate aldobusi, che io più leggo questa lettera e meno ci credo che un grande come aldobusi abbia trovato il tempo per scrivere a una formica come me. Lascia stare se lo ha fatto per schiacciarmi bene bene sotto il peso dei suoi fettoni poetici stile panzer division. Lascia stare.
Magari adesso chiamo un amico e gli racconto tutto. Chiamo mauriziomaggioni, chiamo. Che pure lui scrive in questo foglio che ho l’ardire di chiamare letterario. Chiamo mauriziomaggioni e gli racconto tutto. Dài che lo faccio.
"Sai chi mi ha scritto oggi?"
"No".
"aldobusi".
"aldobusi, quello che va da Costanzo?"
"No, aldobusi il poeta".
"Non conosco. Conosco quello che va da Costanzo".
"Sono la stessa persona".
"Ah, bene".
Una soddisfazione me la sono levata. A me mi ha scritto aldobusi, mica cazzi. E lo voglio dire a tutti, lo voglio. Magari ci scrivo un racconto, magari. Il problema è il titolo, ma il titolo poi lo trovo, il titolo è l’ultima cosa che va scritta, lo dice sempre anche il mio editore che poi i titoli me li cambia tutti.
Andiamo avanti con la lettera, andiamo.
Se c’è Letteratura è importante per chi la fa avere o avere avuto una vita, ma senza una Letteratura non c’è vita che tenga: né omosessualità, né prigionia, né tortura, né fuga, figa, foga.
Troppo bella. Questa me la segno e poi la rivendo come mia, un po’ come fa un mio amico scrittore che si abbona a tutte le riviste letterarie, copia i racconti più belli e dopo qualche tempo li spedisce ai concorsi e ci vince i milioni. Tanto lo scoprono mica. C’è pieno di cose scritte, chi vuoi che se le legga tutte quelle cose, mi dice sempre. Lui le legge, però. E le copia.
Ora il nome di questo mio amico non ve lo dico, se no mi querela. Però qui se io copio la frase di aldobusi e poi la rivendo come mia ci faccio un figurone, ci faccio.
Senza una Letteratura non c’è vita che tenga, cari miei. E allora imparate e non spedite più pacchi di carta che parlano di vita al foglio che ho l’ardire di pubblicare chiamandolo letterario. Prima studiate. Prima leggete aldobusi, leggete. Eccheccazzo!
E allora mi rigiro la lettera di aldobusi tra le mani e cerco una cosa così da dire ad aldobusi, una riposta. Che gli dico ad aldobusi? Penso. Cosa cazzo gli dico? Pare che gli abbia spedito un pacco bomba invece di un libro, pare. E poi lui ne ha lette solo dodici pagine di questo libro, mica poteva sporcarsi di non Letteratura, lui. Poi magari gli restava appiccicata addosso e dopo si doveva lavare bene con il bruschino, ché la non Letteratura è peggio della rogna, chi la prende poi si gratta che non ti dico e sono cazzi suoi. Ad aldobusi magari gli dico che io mica voglio fare Letteratura, io faccio una rivista con qualche amico, una rivista così che poi magari qualcuno la legge, magari. Ad aldobusi gli dico che io Proust l’ho letto, mi sono fatto due palle così ma l’ho letto. E ho letto pure Lima, guarda. Però poi sono guarito di proustite e anche di limite, malattia meno diffusa in Italia e meno contagiosa. La limite si prende a Cuba dopo aver letto Paradiso. Che due palle, Paradiso. Però è tanto Letteratura…
E poi questa storia della proustite l’ho copiata da paolonori, guarda. Te lo dico se no faccio come il mio amico, quello di prima che vince i concorsi con i racconti copiati dalle vecchie riviste. Un grande il mio amico. Lui, pubblicato niente in vita sua. Scritto zero. Copiato solo. Un professionista nel suo campo.
Un po’ come aldobusi, penso. Autodefinentesi Letteratura. Lui ha un opera, lui. Io al massimo un’operetta, che dico un’operetta, un musicol, che io musicol non so neppure come si scrive ma lo scrivo così perché mi piace. Lo so che questa cosa l’ha già detta enzojannacci, lo so. Ma se il mio amico copia di tutto e ci vince i milioni io potrò almeno citare paolonori ed enzojannacci. Libri e ciddì li ho comprati e quanto ai ciddì erano pure originali.
Povero Alejandro, più che altro mi girano per lui che manco sa chi è aldobusi. Magari conosce Gutierrez e Padura Fuentes, magari. Ma aldobusi no. Lui proprio non lo conosce. E allora quando mi chiama già che siamo qui a citare gente che lui sa un cazzo chi sono gli cito leonardopieraccioni, guarda. Ché leonardopieraccioni tutto è fuor che Letteratura. Lui mi sa che è anche meno di musicol. Alejandro, gli dico, e poi mi metto a canticchiare un motivetto così che lui magari mi prende per pazzo, mi prende, ma è l’unica cosa da fare, credo. Alejandro, ripeto: ahi, ahi, ahi, ahi… figliol di troia non muoiono mai…
Ahi, ahi, ahi, ahi…
Gordiano Lupi