Un rubinetto che gocciola. Ovvio: un classico delle storie dell’orrore; andiamo avanti.
Plik. Plik. Criiiiiiiiiiiik.
Il cigolio di una porta. Dio, qui si sta diventando veramente banali; ci manca solo una doccia e siamo al completo…
E’ la porta del bagno che si apre; Christine vi entra per fare il bagno – oddio, no… – si sfila la camicia color giallo pastello e lascia cadere la gonna rossa proprio appena entrata in bagno, di fianco al tappeto bianco che sta ai piedi della vasca da bagno; controlla la temperatura dell’acqua con le dita della mano; perfetta: bella calda, rilassante.
Plik. Plik.
Continua a spogliarsi, sfilandosi mutandine e reggiseno ed appoggiandole sulla lavatrice, di fianco allo stereo, alle riviste e alle sigarette.
Guarda il suo corpo nudo allo specchio, con uno sguardo tra il disprezzo e la delusione, tocca le parti peggiori di se stessa e si immerge nell’acqua della vasca, con calma e facendo ben attenzione a non scivolare, godendosi ogni minimo istante del nuovo contatto tra la sua pelle e quel bagno caldo.
Una mano coperta da un guanto nero traccia un segno sul vetro, che – magia! – si stacca dal resto della finestra, aprendo un varco per l’uomo del guanto, che non deve far altro che aprire la finestra con la maniglia, infilando la mano all’interno ed entrare.
Con passo furtivo si avvicina, alla stanza dalla quale sente provenire piccoli rumori e che costituisce l’unica fonte di luce in quella casa avvolta dal buio. Una luce dai colori caldi, che contrasta tutto ciò che la circonda.
Lancia uno sguardo ad una foto di famiglia, con Christine da piccola, i suoi genitori ed il fratello minore. Guarda la foto per qualche secondo prima di volgere lo sguardo verso la stanza ancora una volta e lasciarsi scappare una risata a denti stretti.
Plik. Pl.
Il rubinetto della doccia finalmente smette di gocciolare. Il livello dell’acqua è ormai al punto giusto e Christine è già sdraiata sulla ceramica bianca della vasca, bagnata fino alle labbra. Rilassa il suo corpo pallido tra il calore di quel bagno e le carezze della spugna piena di sapone. Cosa avrebbe potuto desiderare di meglio, dopo una giornata così dura e stressante? Dove avrebbe potuto trovare più pace e tranquillità?
La porta illuminata si avvicina, così come i rumori, sempre più simili a sussurri, piccole emissioni vocali di un piacere gustato fino in fondo; come l’uomo del guanto potrà godersi la vasca – sì, perché non può succedere che lì – piena di sangue e delle membra squartate di quella giovane e bella donna. Un’altra risata a denti stretti per l’uomo del guanto, che già pregustava la scena, vedendola proiettata tra i suoi pensieri. Un passo dopo l’altro, lentamente. Un passo dopo l’altro, con quella luce – quella vasca – sempre più vicina, quella ragazza sempre più lontana dalla vita.
Creeeeck. Il parquet! – ecco, ci mancava solo il parquet disfatto a completare i rumori da scena horror.
Un piccolo rumore. Come al solito, quando non c’era nessuno in casa con lei, nonostante fossero passati già un paio d’anni da quando era andata a vivere da sola, sentiva rumori dappertutto. Cominciava a credere che il suo ragazzo avesse ragione nel definirla "paranoica"; d’altronde cosa sarebbe potuto succederle in una serata così serena, con la luna fuori dalla finestra e quel bagno caldo attorno al corpo come una coperta d’inverno? Potrebbe essere un killer venuto per uccidermi, pensò, lasciandosi andare ad una grassa risata.
Cos’avrà poi da ridere? A quanto pare non si aspetta una mia visita per stasera.
Aveva deciso di togliersi le scarpe per evitare altri rumori molesti sul parquet; era stato ad aspettare un po’ dopo quel "Creeeeck" e l’unica risposta della ragazza era stata una risata, non certo un segnale che avesse avvertito il suo arrivo.
La porta si avvicinava sempre di più: una luce intensa sulla sinistra, la terza porta a sinistra era quella giusta, ormai ne mancavano solo due.
Cazzo, ancora questa lampadina!
All’improvviso la luce si era spenta nel bagno; Christine l’aveva già cambiata tre volte e ormai cominciava ad essere stanca di doverlo fare ogni settimana. Dalla finestra proprio sopra la vasca proveniva ancora un filo di luce, grazie ai pochi lampioni in strada, quindi decise di finire il bagno con calma per poi pensare alla lampadina.
Chi ha spento la luce?! Devo muovermi, potrebbe avermi sentito prima…
Altri due passi e…
ZAK! ZAK! ZAK! ZAK! ZAK! ZAK! ZAK! ZAK! ZAK!
– Génial! Génial! Accendete le luci, presto! C’est génial! – Buona l’oscurità durante le coltellate, direi che può andare la prima. – Accendete le luci!
[Le luci si accendono e si vede l’uomo "del guanto" morto e contornato di sangue, sospeso tra la vasca e il pavimento, con il coltello di scena in mano e Michelle / Christine con un vero coltello, pieno di sangue]
– Merde! Chi cazzo ti ha detto di farlo? È lui l’omicida e tu la vittima! Ma come si fa a lavorare con questi principianti?! – Michelle, perché hai tu il coltello in mano? Ma… quello non è il coltello di scena… Fred, alzati! Fred!!! Freeeeeeeeeed!!! – Non credo proprio che riuscirà ad alzarsi, cara… – Micelle… cosa… cosa stai dicendo? Cosa vuoi fare? – [ – Principianti, eh? Sarò anche una principiante, ma qui nessuno si è accorto che non stavo recitando – [Da dietro – Bon dieu! [C’est génial! Qui come minimo ci becchiamo l’oscar per il miglior documentario! Ma chérie, vieni qui… è tutto a posto, non ti preoccupare. – Iena infame, neanche questo ti basta per smetterla di parlare quel finto francese con l’accento da frocio?! Ma ti rendi conto di quanto sei ridicolo?! Spero proprio che tu lo faccia, perché ormai ti è rimasto poco tempo per pentirti di ogni tuo peccato… Saluta la mammina nella telecamera, perché è la tua ultima possibilità di farlo, bastardo! Muoriiiiiiiiiiiiiiii!!!
[Urla di uomini, qualche donna e della ragazza che si lancia verso il regista, tutto con il solo sfondo visivo di una schermata bianca; dopo qualche secondo cominciano a cadere alcune gocce di sangue sullo sfondo bianco e si sente…]
– Hai ripreso, Mark? Gé… Hai… rip…
[La mano del regista cade sulle gocce di sangue apparse sullo sfondo bianco]
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