(sesto classificato)
Sotto vetri sporchi il caffè fuma deodorante e guarda la televisione specchiarsi nella lacca di un piano di finto legno: è l’ora e la stanza sarà vuota.
Cammini sul marciapiede e fischietti.
Tram Giallo sfila davanti al bar dall’insegna biancorossa e il freddo sottolinea il tepore del cappotto: molti milioni di Figli della Terra si ipnotizzano con molti e parecchi pendoli a motore. Sta nascendo il giorno sui palazzi e dagli specchietti retrovisori, sotto i ponti nomadi e sulle tue occhiaie, Signor Null Achtzehn.
(Ah mia figlia sì che… con il suo talento, la sua ultimativa specializzazione nelle rianimazione delle fette biscottate scadute, eh cosa vuole dopo tanti anni di studio e sacrifici nel superattico con ascensore e marmitta catalitica una vera disgrazia ma dove andremo a finire con tutti questi negri alla porta dei cinema multisala…)
Ognuno nella casella e ciascuno in carrozza – tram direttissimo precedente ripetizione – ma molti si aggrappano agli scorrimano e simboleggiano nell’idiozia mattutina un antico significato scimmiesco. L’aria è densa e fitta di tutto, tanta aria fritta e densa di tutto che non riesci ad ascoltare il silenzio minuto tra un motore e un altro, tra una striscia bianca ed un marciapiede accartocciato dai platani. Come l’aria fitta fritta densa e il ronzio riempiono i gesti e i colori brillanti di Tram Giallo, e nessuno si accorge che le scimmie iniziano poco poco a sparire. Si sciolgono. Passano di ramo in ramo e si sciolgono!
(Eh no con l’incipiente stagione estiva compro solo acqua pesante e mangio sempre unghie e cereali a colazione che contengono poco sodio e… ah ma io quando io vedo io, cioè, tutti quei bambini che muoiono di fame in Estonia Gardaland e Wyoming e devono sempre vendersi ai soldati lussemburghesi per sopravvivere, ah sa io non riesco veramente a dormire, in ufficio…)
(Ma guardi, ai miei tempi sì che l’inverno era una mezza stagione,… ma non sarà mica una religione, la loro, ma non si può come si permettono di abbandonare capre e cavoli sul bordo dell’autostrada)
Si sciolgono sul povero design economico di Tram Giallo, una ad una, con vestiti e scarpe e tutto. Lasciano solo due file di denti gialli e qualche ciocca di capelli. La corsa continua senza fermate, il brodo di pendolari drip-drippa dalle intercapedini del pavimento fin sulla strada e lascia una lunga striscia colorata che i gatti leccano avidamente.
Prima spariscono i passeggeri in piedi, uno per uno, poi la minigonna abbronzata seduta davanti a te, poi il vecchiaccio bavoso due file indietro. Gonfiarsi la sua bava appiccicosa ed espandersi e mangiare corrodere scavare e ruscellare sul pavimento. E tu guardi e non dici nulla, Signor Null Achtzehn, ascolti i commenti di una scintillantissima borghese proletarizzata contro la speculazione edilizia e vedi la sua bandana da fumatrice di sigaro che si scioglie, e scompare la sua testa, la sua bocca troppo spesso aperta, poi le braccia, mezzo busto, tutto il busto, tutto il busto e anche le gambe e rimangono solamente due mucchietti di silicone e 39 denti di cui 37 d’oro e 7 cariati.
– Assolutamente e senza limitazioni.
– Una soluzione veramente radicale, ineccepibile specialmente sotto qualche punto di vista, credo.
– Ovvio. Bisogna porre fine a certe cose e anche a certe altre, se controlliamo meglio, ma fichè andiamo avanti, da mangiare ce n’è per tutti, anche per Bobby.
Ti sembra di vedere la figlia del direttore delle poste che si spoglia nel cartello pubblicitario di un’assicurazione, poi un calciatore smette di posare nel cartello pubblicitario di un’impresa di pompe funebri, la raggiunge e la sposa, fanno una figlia insieme, poi lei diventa la segretaria del partito che vende più caramelle, quindi divorzia istantaneamente. Che noia essere famosi, pensi, Signor Null Achtzehn..
Ormai Tram Giallo è come un freezer con la spina staccata: il gocciolare dei corpi si fa assordante ma nessuno dice nulla. I passeggeri si dileguano ma non sembrano nemmeno accorgersene. Continuano a leggere l’introduzione di quei romanzi che ha consigliato loro uno che certe cose le capisce veramente, continuano a leggere finchè i loro polsi non hanno chiazzato di rosa l’imbottitura dei sedili ed i libri sono caduti in mezzo ai posti a sedere. Il conducente continua imperturbabile a guidare e ti ignora quando provi a chiamare la tua fermata. Il carrozzone gocciolante continua dritto e dritto e dritto, passa la città, passa la periferia, passa i paesini dopo la città, passa a fianco di industrie abbandonate in mezzo ai rovi e all’eroina.
Si scioglie un vero combattente per la libertà, che portava ancora le ferite della Grande Lotta ma che a volte le lasciava a casa per evitare che qualcuno le guardasse al posto suo. Si dilegua come un sorbetto al limone, offrendo occhi e fazzoletti a tutti quanti i presenti.
– Signor Conducente, vorrei scendere 74 fermate fa, se non le spiace. Suppongo che arriverò in ritardo al lavoro. Signor Conducente, mi ha sentito. Mi hai sentito, stronzo?
Poi il conducente inizia a sciogliersi anche lui, dal basso verso l’alto, prima i piedi e le scarpe, poi le gambe e il busto e le braccia e la testa e la forfora ed il cappello. Il pedale dell’acceleratore di solleva e il motore di Tram Giallo si spegne. Sei fermo, Signor Null Achtzehn.
Sei fermo e Tram Giallo non esiste più, si è dissolto mentre tu osservavi la licenza del conducente evaporare – per il caldo, probabilmente.
Sei fermo e ti trovi su una spiaggia bianchissima. I tuoi occhi si tuffano in quest’aria limpida e plastica che non riesci a respirare, il sole scalda improbabili palme, grandi e lussureggianti spettrali. Trionfo di vita fotonica allorchè la visione di lei ti appare e si avvicina dondolandosi sui fianchi netti: la sabbia fine come seta, il vento finto, il corpo nudo e perfetto, gli occhi scuri e scintillanti. Questa terra di nessuno, questa ninfa mai cresciuta in nessun luogo, quella solleticante tentazione di possederla con rabbia e incredulità per riuscire a capire se lei sia vera, esista, o meno. La puoi toccare, Signor Null Achtzehn, la puoi quasi toccare. E lei sorride, ti offre i suoi seni abbronzati ed enormi, la sua bocca si schiude… lei china la testa di lato e ti svuota il cervello con uno sguardo grigio perla, Signor Null Achtzehn.
– Unisciti a noi -, sussurra dolcissima e si fa più vicina, inizia a toccarti, mette alla prova la tua eccitazione e ti accorgi che il tuo cappotto è sparito e anche i tuoi vestiti e che sei nudo, e il tuo corpo sembra molto più muscoloso di quanto ti potessi ricordare. La stringi a te e la baci. Lei si divincola con calma.
– Unisciti a noi, affida a noi la tua gestione patrimoniale (il risucchio delle sue labbra, le sue dita intangibili ed impalpabili)… ti garantiamo un interesse annuale del 6,15%, nessuna commissione…
Le sue labbra levigano un petto che non ricordavi così atletico. Passano sui contorni di tatuaggi che non ti ricordi di esserti mai fatto. Si spingono più in giù.
– … ti offriamo prezzi speciali nelle migliori catene di hotel del mondo, una batteria di dodici pentole in acciaio inox, una bicicletta mountain bike, trenta minuti di telefonate gratis al mese, duecentodocimilasettanta canali televisivi da tutto il mondo…
La visione di lei si moltiplica e si eleva al quadrato, nelle pose più attraenti più sensuali, il suo sorriso di neve e i suoi occhi di pietra, i suoi capelli profumati di sandalo… ormai sono centosettantantatrè ninfe e sembrano tutte uguali a lei, più o meno svestite, più o meno moderne, più o meno pettinate, più o meno… di colpo lei è di nuovo lì incollata al tuo corpo e le altre sono sparite e forse vedi ancora la spiaggia e le palme. Lei solleva il capo. Ti fissa. Aggiunge, con un soffio di voce:
I have a dream
Un dentifricio sfinito dal sonno che cola sulla bolletta del gas, e pareti di giallo infiltrate, e i piatti sono ancora da lavare. E’ buio fuori e non ci sono stelle, ma la sveglia viaggia sempre in anticipo sui tuoi giorni, Signor Null Achtzehn.
– … e molto, molto di più… unisciti a noi, Signor Null Achtzehn…
Diego Schiavon