KULT Underground

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Antichrist

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Ne Le Onde del destino e in Dancer in the dark Lars Von Trier aveva descritto due figure femminili capaci di trasformare l’amore in sacrifico, dimostrando come la forma più alta dell’amore sia quella che spinge una persona a rinunciare alla propria vita per quella di un’altra. Bess e Selma sono due figure profondamente cristiane, in grado di sopportare umiliazioni e sofferenze in nome di un sentimento che travalica la carne per diventare conquista spirituale. Nella sua ultima opera, il regista danese, capovolge queste due figure e ci mostra una donna incapace di ritrovare nell’amore la sua unica via di salvezza dal dolore che sta provando e in cui è sprofondata. Antichrist non è infatti una ricerca delle origini del male quanto un’analisi (psicologica, spirituale, per immagini) su come l’assenza d’amore possa portare una donna sull’orlo della follia. Lei deve sopportare il peso della morte del figlio avvenuta proprio durante un atto d’amore carnale. Ed è infatti la carne della donna la prima ad essere martoriata, nel momento in cui lei si accorge che il sesso non ha più nessuna funzione (liberatoria, di piacere) ma rimane la ripetizione di quell’atto che ha portato alla morte del figlio. Von Trier commette però l’errore di volere ad ogni costo provocare lo spettatore, risultano infatti inutili i dettagli degli organi genitali dei protagonisti, quanto l’uso forzato di alcuni elementi stilistici (il prologo in bianco e nero e al rallentatore). In questo modo il regista danese scardina l’idea stessa di purezza e di smascheramento dell’artificio artistico di tutto il suo cinema. Antichrist è una riflessione misogina sulla figura di una donna che non riesce a sacrificarsi, che non riesce a provare quell’amore profondo che può farle superare qualsiasi disperazione e baratro emotivo. L’uomo che ha accanto è solo il suo terapeuta, non più il padre del figlio morto. E diverrà la valvola di sfogo del suo malessere e della sua pazzia.
Von Trier, insieme al direttore della fotografia Anthony Dod Mantle Shore, compie invece un egregio lavoro sulla fotografia e su alcune invenzioni visive, trasmettendo vera inquietudine attraverso le immagini di boschi sacrileghi, luoghi ideali per le danze delle streghe e per i loro sortilegi. La Natura non accoglie più gli esseri umani dentro di sé per proteggerli, ma mostra loro quanto la morte e la sopraffazione siano elementi inscindibili dal nostro esistere. E proprio in questo ordine mortifero delle cose il vero Anticristo è colui che rinuncia all’amore e che non trova più in esso la forza per cambiare se stesso e il mondo che ha intorno.

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