KULT Underground

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Kolya

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Kolya

di Jan Sverak

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Uno scapolo incallito di nazionalità ceca accetta un falso matrimonio per permettere il cambio di cittadinanza ad una ragazza russa con bambino a seguito. La ragazza scappa poi in Germania (che fantasia…) ed il bambino, di nome Kolya, rimane con Louka, il maturo violinista simil-Connery che ancora corteggia le amiche. Louka vede così trasformare la propria vita in quella di un amoroso padre, sfidando anche la polizia che lo tallona per scoprire un passato antigovernativo ed un bambino russo figlio di nessuno. La madre di
Louka non vede di buon occhio il bimbo perché russo e perché anche ben indottrinato con parole come patria, madre Russia, ecc. Dopo le sommosse del 1989 nasce la Repubblica Ceca e con essa torna la madre di Kolya per riprendersi il bambino, ora che non ci sono impedimenti politici. Nella scena finale, quando Piazza Venceslao è piena di persone che festeggiano la libertà, Louka nota anche i funzionari di polizia che prima tanto si attenevano, in modo un po’ cinico, alle scrupolose limitazioni personali.
Dopo essere stato a Praga in vacanza ho capito chi era quel faccione che mi guardava da ogni cartellone! “Kolya” è simpatico, sufficientemente mieloso e commovente. Soprattutto è molto vendibile e lontano dai drammoni convenzionali e noiosi.

Michele Benatti

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