Ginevra Di Marco è una delle più belle presenze nella musica italiana d’autore (e d’autrice) di questi tempi. La sua carriera inizia a Firenze negli anni Novanta con il gruppo ESP, di cui fa anche parte il chitarrista Orla (poi Bandabardò) e collaborando con Üstmamò e con Vidia o Viadotto dell’inDIAno (Solo un folle può sfidare le sue molle, CGD 1991, prodotto da Gianni Maroccolo dei Litfiba). E’ solo l’inizio di una lunga serie di pregevoli collaborazioni: Ci s’ha, Santo Niente, Luciferme, Franco Battiato (Gommalacca), Gianni Maroccolo, Max Gazzè, Modena City Ramblers, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Riccardo Tesi & Band Italiana, Riccardo Tesi & Claudio Carboni, Casa del Vento, Cisco.
Nel 1993 partecipa a Ko de mondo del Consorzio Suonatori Indipendenti e la sua dolce ed espressiva voce non passa inosservata. Nel successivo “In quiete”, eccellente disco dal vivo del CSI, Ginevra Di Marco si fa prima voce accanto a quella di Giovanni Lindo Ferretti, del Consorzio Suonatori Indipendenti. Il suo contributo nel CSI prosegue per i successivi Linea Gotica, Tabula Rasa elettrificata, La terra la guerra una questione privata, Noi non ci saremo voll. 1 e 2 e, allo scioglimento del CSI, in P.G.R. e Montesole del successivo progetto di Lindo Ferretti, ovvero P.G.R. (Per Grazia Ricevuta).
Nel 1999, con Trama Tenue, Ginevra Di Marco inizia anche un parallelo percorso solista con la collaborazione di Francesco Magnelli (CSI). Nel 2002 esce il bellissimo disco dal vivo “Concerto n. 1 smodato temperante”. Seguiranno Disincanto (2005) e “Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre” (2006). Da segnalare anche la colonna sonora del film EsCoriandoli, film di Antonio Rezza e Flavia Mastrella e il suo intervento in alcune interessanti compilation (tra cui spicca un tributo a Robert Wyatt, The different you – Robert Wyatt e noi, 1996 (Maryan insieme a Cristina Donà).
Comunicato dell’Ufficio Stampa “Casi Umani”
Esce il 3 aprile “Donna Ginevra“, il nuovo lavoro di Ginevra Di Marco (Materiali Sonori, distribuzione Edel), che segue il fortunato “Stazioni Lunari prende terra a Puerto Libre“. Donna Ginevra e i suoi approdano in luoghi già in parte conosciuti come Bretagna e Macedonia per andare a ritrovare antichi canti d‘amore e da matrimonio’ (“Au bord de la fontaine” del 1842 e “Usti usti baba”, canto rom) e proseguono in Albania per scoprire una lingua difficile ma dalla musicalità incantevole in un antico canto storico (“Ali Pasha”).
Poi, attraversando l‘Italia, ritrovano la loro Toscana con “La Malcontenta”, ninnananna dal sapore amaro raccolta da Caterina Bueno nelle terre di Siena e “In Maremma” spaccato della Toscana contadina del Novecento che “emigrava” per faticare nei campi; ancora ritorna la Campania nella sua espressione più antica con un canto cilentano del XVI secolo (“Le Figliole”) affettuosamente rielaborato in dialetto fiorentino, con la macchietta napoletana del dopoguerra “M’aggia curà” e ancora “Il crack delle banche”, brano di fine ottocento sullo scandalo della Banca di Roma.
Anche in questo disco ritroviamo una Ginevra che ama rendere omaggio a quella musica “d’autore” che più o meno consapevolmente è caratterizzata da una forte matrice popolare: “Io sì” di Luigi Tenco che ha una progressione armonica e un modo musicale che tanto la fa assomigliare a un sirtaki greco e “Terra mia”, omaggio al Pino Daniele che cantava il suo profondo legame con la tradizione napoletana e il senso di libertà che ne scaturiva, fino ad arrivare a Cuba con “La Maza”, canzone scritta da Silvio Rodriguez il cui testo è una meravigliosa riflessione sul senso della vita.
Donna Ginevra
2009
Materiali Sonori / distr. Edel / prod. NoMusic
1. Terra mia
2. Usti usti baba
3. M’aggia curà
4. Il crack delle banche
5. La maza
6. Io sì
7. Le figliole
8. La malcontenta
9. Au bord de la fontaine
10. Ali Pasha
11. In maremma
2009
Materiali Sonori / distr. Edel / prod. NoMusic
1. Terra mia
2. Usti usti baba
3. M’aggia curà
4. Il crack delle banche
5. La maza
6. Io sì
7. Le figliole
8. La malcontenta
9. Au bord de la fontaine
10. Ali Pasha
11. In maremma
Insieme all‘album, torna anche il live. Ecco le prime occasioni per ritrovare la voce di Ginevra nel suo … habitat naturale:
21/03/09 – Borgosatollo (BS) – Teatro Comunale
03/04/09 – Roma – Auditorium Parco della Musica
16/04/09 – Cassina de’ Pecchi (MI) – Piccolo Teatro della Martesana
17/04/09 – Torino – Folk Club
18/04/09 – Cavriago (RE) – Calamita
19/04/09 – Genova – Slow Fish
26/04/09 – Firenze – Teatro La Pergola
Foto di Angelo Trani.
INTERVISTA
DAVIDE
Buongiorno Ginevra. Un antico canto Rom della Macedonia, un canto storico in albanese, una ninna nanna che arriva a noi da un remoto passato contadino di Toscana, poi ancora Tenco, la Cuba di Silvio Rodriguez e molte altre cose preziose… Scorrendo i titoli e la descrizione relativa a ogni brano del suo nuovo lavoro viene in mente che la canzone esplicitamente politicizzata o ideologizzata non si usa più, semmai è diventato per molti artisti imbarazzante o quasi ingombrante il proporne di nuove, così come il riproporne di vecchie (CSI, Casa del Vento e Modena City Ramblers e pochi altri hanno fatto una bella eccezione). Eppure le canzoni del suo disco sembrano raccolte dal punto di vista di chi ha una ben precisa sensibilità e un ben preciso impegno sociale. C’è una volontà politica sottintesa al riguardo che connota le scelte di questo ultimo repertorio? Cosa ne pensa del canto politico oggi quasi del tutto scomparso?
GINEVRA
Non sono interessata a fare canzoni dal contenuto politico, per lo meno non nel senso più stretto del termine. L’impegno sociale invece è qualcosa che credo riguardi un po’ tutti, considerandolo non soltanto nel senso di “fare qualcosa per” ma “essere” e rappresentare una posizione, anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni, nel rapporto con gli altri e con le situazioni. Fare delle scelte. Avere una posizione. Questo credo sia difficile per i ragazzi, e per questo forse la canzone dal contenuto politico si è quasi definitivamente persa, perché la politica è molto diversa da trent’anni fa: i giovani stentano ad avere una posizione precisa perché non la vedono rappresentata in politica, quasi non sanno che vuol dire.
Il mio interesse è anche quello, attraverso le canzoni che interpreto, di far conoscere che cosa è esistito prima di noi, rivitalizzarlo e restituirlo affinchè le persone possano avere l’opportunità di ascoltare qualcosa che altrimenti nella maggior parte dei casi andrebbe persa. E magari farsi domande, chiedersi, cercare, curiosare, pensare. Se una canzone riesce a indurre questo io sono già più che contenta.
DAVIDE
In un suo precedente lavoro dal vivo, che ho amato molto (Concerto n.1 Smodato temperante), ricordo una bella versione di Khorakhané. Molte canzoni di De André sono questo: un bellissimo e altissimo esempio di come la poesia, mantenendo la sua purezza descrittiva ed emotiva, o visionaria e immedesimativa, sia politica (specialmente quando è dalla parte degli ultimi, quelli con l’infinito nell’umiltà), anche più efficace, senza essere esplicitamente tale. Il che ho trovato anche in molti suoi testi. Penso per esempio alla Mostar di “Neretva”, che è anche lo stesso fiume dei partigiani massacrati dai tedeschi nel ’43, poi al suo ponte (“Era antico? Beh, lo rifaranno più antico” disse il generale croato che ne ordinò la distruzione nel ’93, uno assai lungi dalle “grandi scoperte della dignità da salvare”…). E altro ancora… Quando ascolto le sue canzoni mi tornano in mente dei versi di Umberto Saba dalla “Città vecchia”… Son tutte creature della vita / e del dolore; / s’agita in esse, come me, il Signore. / Qui degli umili sento compagnia / il mio pensiero farsi / più puro dove più turpe è la via. Anche lei ha detto qualcosa di simile nelle sue canzoni o in versi come questi: “Dove il sole non splende / Luce appare… Dove logica muore / Luce nuova sui miei pensieri…”?
GINEVRA
La ringrazio per le cose che Lei pensa e ne sono onorata; nel caso di “Luce appare” il testo allora fu assolutamente autobiografico, esprimevo una sensazione molto personale di nascita, come un fiore allo sbocciare, inseguivo la Natura e ne ero affascinata, ci vivevo immersa e anelavo a un ritmo che fosse solo aderente ad essa, senza razionalità.
“Neretva” e “Khorakhanè” sono stati i primi esperimenti canori e di scrittura venuti dopo il viaggio a Mostar con i CSI nel 98 e che hanno gettato il seme del mio interesse verso l’est europeo e il mondo balcanico. Un popolo complesso, straziato ma così vivo, vitale, ricordo lo sguardo e la sete di vita di quella gente. Hanno una musica meravigliosa, dal grande sapore rituale e sociale che mi affascina molto.
DAVIDE
Ha scritto canzoni bellissime. In questo suo ultimo lavoro ha invece preferito farsi esclusivamente interprete. In genere si prepara molto più materiale e con un brutto termine inglese si chiamano out-takes quei brani che, per motivi di spazio o altro, non sono stati infine compresi in un disco (a me piace ancora chiamarli dischi, anche se sono cd). E’ successo anche con “Donna Ginevra”? Se sì, sarei curioso di conoscere quali altri canti avrebbe incluso in questo progetto.
GINEVRA
Nel caso di questo disco abbiamo lavorato nell’arco di un anno e abbiamo registrato effettivamente più canzoni. “Ninna nanna della guerra” un pezzo dei Cantacronache degli anni sessanta con testo di Trilussa, “La sposa” di Giuni Russo (che è un testo bellissimo tratto dal Cantico dei Cantici), brani di Caterina Bueno, Modugno, Concetta Barra. Praticamente un altro disco è già pronto..!
DAVIDE
Speriamo di sentirlo presto. Solo un suo augurio al nostro tempo e alla nostra nazione per concludere…?
GINEVRA
Auguro all’Italia di diventare un paese di pace vera, profonda, radicata. Un paese interculturale, onesto e giusto. Utopia? Forse, ma ognuno nel suo piccolo deve fare il massimo che può, in coscienza, a partire dall’educazione che diamo ai nostri figli. E fare sì che possano diventare uomini e donne “migliori”
Foto di Annalisa Russo.
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Un ringraziamento anche a Paola Conforti – Casi Umani.