Ciao Valerio, siamo ovviamente qui per parlare del tuo libro, ma prima credo che i nostri lettori possano essere curiosi di sapere qualcosa di “personale” su di te. Chi è quindi Valerio Biagi, oltre a essere l’autore di Anni 70 for Dummies? E come è nato Valerio Biagi come scrittore?
Valerio Biagi è il risultato di una serie di “ex” importanti: ex bambino prodigio (si narra infatti che a 3 anni sapesse leggere, a 4 scrivere e in prima elementare lo si voleva mandare direttamente in seconda per evidente superiorità tecnica!), ex ganzo da discoteca della domenica pomeriggio, ex musicista e cantante ed infine semplicemente ex giovane. Resta di me un semplice quarantenne, con acciacchi, moglie, due figli e un lavoro mediocre.
Valerio Biagi scrive da sempre. Ho scritto vari racconti fin da quando ero ragazzino, ma soprattutto caterve di lettere d’amore a decine e decine di fanciulle e forse la vena letteraria, che probabilmente soggiaceva in me, si è affinata attraverso quella “nobile” arte!
Come ti è venuta l’idea di fare un “manuale” di lettura degli anni settanta? Come è nata, nello specifico, l’idea del taglio che hai usato?
Il taglio da “manuale” è venuto successivamente alla stesura, come espediente per rendere maggiormente appetibile qualcosa che già era strutturato a capitoli. Ma Anni 70 for dummies non ha l’ambizione di insegnare alcunché al lettore, bensì l’intento è quello di cercare di fare riemergere dolci sensazioni e mai sopiti ricordi, comuni a tutti noi trenta-quarantenni.
Quanto tempo ti ha richiesto la realizzazione di un’opera di questo tipo? Che testi, fonti o comunque supporti ti ha richiesto il ricreare tanti dettagli nelle varie Lezioni? O ci vuoi dire che la tua memoria è così migliore della mia 🙂 ?
No, certamente la mia sola memoria non mi avrebbe mai concesso di scrivere un testo che in alcuni tratti riporta notizie o fatti abbastanza approfonditi. E’ ovvio che ho usato quella sorta di oracolo di Delfi che è internet. Anche il testo di Aldo Grasso su Carosello mi ha aiutato. Per chi vuole conoscere Carosello fin nei più piccoli particolari, quella è la panacea.
C’è stata una lezione che è stata più complessa delle altre da scrivere, o una che ha davvero richiesto poca fatica per essere messa su carta?
Quella più semplice è senz’altro la hit parade del 1979. Soffro della “sindrome di Cecchetto” e ho sempre avuto la passione per le classifiche e le top ten musicali e fin da bambino mi dilettavo a creare mie hit parade personali e a commentarle. Il capitolo più difficile? Quello su TV Capodistria poiché le mie memorie, in quel campo erano veramente lacunose.
Nel tuo libro si parla di tantissime cose. Si parla anche un po’ di politica, e di avvenimenti storici, ma principalmente hai attinto dall’immaginario pop – nel senso più ampio del termine. C’è qualcosa, tra quanto avresti potuto aggiungere, che hai tenuto per te e/o qualcosa che, all’interno di quanto hai usato, credi sia più importante del resto?
Permettimi una correzione: nel libro non si parla di politica, si descrive semplicemente un fatto storico, cioè le elezioni di Leone. Non ho voluto dare nessun “colore” alle mie parole. Molti recensori mi criticano per aver parlato di Leone. I ricordi che ho scritto sul libro sono puri. Non sono mai filtrati dalla mia attuale linea di pensiero. Chi ha scritto il libro è, in realtà, il bambino che è stato in me e ogni tanto fa ancora capolino..
Sul discorso televisione, direttamente o indirettamente, ci sono vari passaggi. Parli cioè di Carosello, di cartoni animati, di telefilm e di altro ancora. Quanto secondo te, negli anni 70, la televisione è stata centrale nella vita dei ragazzi di quel periodo? E quanto secondo te lo è ora? In che modo, se lo ritieni, la televisione ha cambiato ruolo nel tempo?
Mmmh.. mi fai scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora.. Si, la televisione è stata fondamentale e, a mio avviso, anche educativa nella vita dei bambini di allora. Adesso invece (e per fortuna) credo sia solo una fetta della torta. I ragazzi di oggi dalla TV prelevano solo il peggio (anche perché non c’è un “meglio”) ma mitigano questa quota parte di malatelevisione con una dose massiccia di internet (dove si trova ogni tipo di aberrazione), di telefonino, di Playstation e altre neotecnologie. E mi fanno sorridere i trenta-quarantenni che, schifati dalla televisione attuale, ripudiano anche quella del passato, magari nascondendosi dietro la scelta apocalittica di non possedere un televisore in casa..
Comunque il mio unico cruccio è che la TV attuale sia così tanto decaduta..
Credo che nel tuo libro sia molto bello anche il finale, quando cioè cerchi di definire a che periodo esatto corrispondono gli anni 70, sfasando inizio e fine in base a ciò che si può volere evidenziare come fondamentale. Se ti chiedessi così su due piedi di trovare qualche altra chiave di lettura del periodo (magari focalizzandoti sulla tecnologia, o sulla situazione internazionale, o su qualche altro aspetto che non hai trattato) cosa riusciresti ad aggiungermi?
Domanda veramente difficile. Dovrei pensarci troppo e in questi tempi di crisi bisogna risparmiare.. 😉 Potrei dire che gli anni 70 sono iniziati quando mio padre ha portato in casa il registratore “Geloso” e si divertivano a registrare lo zio che recitava le poesie. Sono finiti quando in casa mia è comparso il primo PC (un 386!!).
Questa è una cosa che chiedo spesso agli autori che mi capita di intervistare: come è stato il tuo percorso che ti ha portato prima a un editore poi al libro stampato?
Questa domanda mi fa ammettere, con piacere, che internet e le neotecnologie hanno un lato estremamente positivo: hanno reso comoda ed immediata la comunicazione fra le persone. Io comunque sono stato abbastanza fortunato: ho inviato solamente 59 e-mail in un unico invio e ho conosciuto Gordiano Lupi editore de Il Foglio Letterario di Livorno e, a differenza di tanta altra gente che ho conosciuto, ho incontrato una persona cordiale, preparata, trasparente e onesta. Ripeto: una bella fortuna.
Che cosa ti aspettavi dalla pubblicazione di Anni 70? Cosa è andato come speravi e cosa invece non si è (ancora) realizzato?
Sembrerà retorica ma, credimi, non mi aspettavo nulla di importante. Ho avuto vent’anni di delusioni musicali e artistiche e so bene quanto il mondo dell’arte in generale sia precluso a chi non ha le spalle ben coperte. Magari con un genitore inserito nell’ambiente. Qualcuno che tutti noi sopportiamo a malapena, proclamò qualche tempo fa una triste verità: i figli degli operai devono fare gli operai e operaio io, purtroppo, “lo nacqui”. L’unico valore aggiunto all’uscita del libro è stato l’aura di “scrittore” che adesso amici e parenti mi hanno conferito. Per il resto ho solo speso un sacco di soldi. La speranza più grande che ho è quella che questo libro possa servire da primo mattoncino per posare le basi di una lunga esperienza letteraria. Eh, si: è stato bello scoprire che anche oggi amo scrivere proprio come venti o trenta anni fa…
Come sta “andando” il tuo libro in giro? Guardando in rete, si vede che si parla del tuo libro su vari siti. C’è qualche recensione che ti ha colpito in modo particolare, nel bene o nel male?
Il libro sta andando benino. Piccolissime soddisfazioni. Gocce che si perdono nel mare della risposta precedente. E’ stato segnalato fra i 30 libri più interessanti alla fiera della piccola e media editoria Book a Modena, la settimana scorsa.
Curiosità interessata: pensi che ci sarà, in un futuro, un tuo Anni 80 for Dummies?
Sicuro! Gli anni 80 sono anch’essi il mio pane. Poi avrò l’aiuto incondizionato di mio fratello Flavio filosofo, musicista e pittore (mi ha fatto tutte le illustrazioni presenti sul libro) che è nato nel 1973 e quindi ancora più ferrato sugli anni 80! Ma non sarà “for dummies”. Ho in mente qualcosa di diverso.
Che altri progetti hai per il futuro (letterari o meno)?
Non ho risposte
Grazie per il tempo che ci hai dedicato e in bocca al lupo per tutto.
Crepi il lupo!