I tre racconti contenuti in Avorio, la prima opera “in solitaria” firmata da Matteo Gambaro dopo la comparsa in diverse raccolte e la collaborazione con alcune riviste letterarie, ci conduce in un mondo oscuro in cui i vampiri fanno parte della realtà quotidiana.
Persone più o meno comuni si trovano a confrontarsi e a convivere con loro. Fanno l’esperienza di questo incontro gli abitanti di un borgo dimenticato, un poliziotto di una squadra speciale appositamente costituita per combattere le creature della notte e una madre che cerca di ignorare i cambiamenti che stanno trasformando suo figlio in un essere sconosciuto.
Il filo conduttore del volume è la figura appena tratteggiata dell’agente speciale Carnielli, un personaggio che meriterebbe maggiori sviluppi e approfondimenti. E’ lui che racconta del ritrovamento di un diario in cui sono narrate le vicende de Il Borgo e soprattutto che indaga, nel delizioso racconto conclusivo dell’opera, su uno strano omicidio che nulla sembra avere a che fare con i vampiri.
I vampiri di Gambaro non hanno nulla in comune ai Maestri della Notte presentati in alcuni giochi di ruolo o in fumetti di successo come il bonelliano Dampyr. Non aspettatevi oscuri manovratori che agiscono tra politica, potere e sangue, al comando di un esercito di non morti. Gambaro si rifà maggiormente alla figura tradizionale del mostro, l’essere assetato di sangue, quasi brutale e privo di quel fascino demoniaco che ne ha spesso addolcito i tratti. Se cercate belle e discinte fanciulle rese schiave da un bacio resterete sicuramente delusi.
Avorio è una raccolta snella e di veloce lettura, in cui i vampiri vengono presentati come gli antagonisti naturali dell’uomo, in un rapporto che sa di selezione naturale. Non è così scontato determinare a priori chi sarà a uscirne vincitore, o anche solo vivo.
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