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Parole di Baustelle – David Marte

3 min read

un viaggio attraverso le liriche dei Baustelle, tra influenze e ascendenze culturali

Genere: Saggistica musicale
Pagine: 344
Prezzo: 13,99 €

“Parole di Baustelle” di David Marte colpisce per la professionalità e la ricerca dei diversi riferimenti intellettuali e musicali che si celano dietro i versi del gruppo indie-rock nato alla fine degli anni’90 nella provincia di Montepulciano. Un’esegesi approfondita che ripercorre la storia del rock e della letteratura internazionale per individuare le influenze erudite che compongono le liriche del gruppo toscano. Non mancano le interviste e le numerose dichiarazioni del cantautore e frontman Francesco Bianconi, compositore del gruppo, dall’animo inquieto e una grande competenza lirica. Sotto la lente d’ingrandimento dell’autore, i tre album più rappresentativi del gruppo: La malavita”, “Amen” e “I mistici dell’occidente”. In “Amen”, la protagonista è la connotazione sociale e la sua deriva consumistica, avara di valori profondi. Il ritornello di “Colombo”, canzone emblematica dell’album: “La logica spietata del profitto o chissà cosaci fa figli dell’Impero Culturale Occidentale. Meno male che qualcuno o che qualcosa ci punisce. Arriva un investigatore. Ci deduce l’anima. La nostra cognizione del dolore illumina”. Pasolini: «Dunque, i figli che noi vediamo intorno a noi sono figli “puniti”: “puniti”, intanto, dalla loro infelicità […] e non c’è segno più decisivo e imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità».Bianconi: «Viviamo in un mondo in cui sembra che tutti stiamo bene, c’è un benessere generalizzato eppure siamo tutti infelici anche se non ce ne accorgiamo». «Non era stato programmato […] di fare un disco sul “declino della civiltà occidentale”. Però viviamo in un tempo in cui c’è il senso della fine di un sistema di valori, siamo tristi e infelici e mi è venuto naturale scrivere testi simili». Temi carichi d’insoddisfazione che in quegli anni, oltreoceano, animavano i musicisti più giovani e davano origine al “grunge”: nuovo genere di protesta incarnato dalla figura rappresentativa e cult di Kurt Cobain, che ha influenzato inesorabilmente anche il rock nostrano, sebbene da noi il fenomeno presenti forme di maggiore erudizione come nei Baustelle. Mentre, in “La malavita”, il cui brano più rappresentativo è “La guerra è finita” si ritorna al tema del suicidio vissuto come volontà di finire l’estenuante guerra interiore ed esteriore cui l’individuo è sottoposto. « […] Sul foglio lasciò parole nere di vita/ la guerra è finita, per sempre è finita, almeno per me/ […] Pianse e non le piacque affatto / E nonostante le bombe alla televisione / Malgrado le mine / La penna sputò parole nere di vita / “La guerra è finita / Per sempre è finita / Almeno per me” / E nonostante sua madre impazzita e suo padre / Malgrado Belgrado, America e Bush / Con una bic profumata / Da attrice bruciata / “La guerra è finita” / Scrisse così». Ben diversa è la temperie culturale ed anche musicale nell’album “I mistici dell’Occidente” con un omonimo singolo che dà il nome all’intera compilation. «Sperimentare non significa necessariamente suonare le corde del pianoforte con lo spazzolino da denti, ma forzare i codici della canzone. Credo che abbiamo osato, in questo disco. I Mistici dell’Occidente è una canzone fatta di tre diversi brani. Musicalmente è fatto di tre diverse canzoni. Ci sono tre momenti musicali difficili da legare: si passa da una ballata alla De André, ad un momento rock, fino ad una coda jazz strumentale».

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Facebook: David Marte

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