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L’Enfer

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L’INFERNO AL CINEMA, L’INFERNO NELLE SALE (L’ENFER di Danis Tanovic).

 

Finalmente è uscita, con scandaloso ritardo, l’attesa pellicola di Danis Tanovic “L’enfer”, dopo il successo di “No man’s land” del 2001 e la parentesi di un episodio nel film “09/11/01”. Il ritardo nella distribuzione mi ha indotto a pensare che forse questa pellicola, come spesso capita alle uscite di fine stagione, non fosse in realtà un capolavoro. Clamoroso errore di valutazione, il film c’è ed è anche molto bello, cosa che fa aumentare il disappunto per le scandalose scelte distributive che assistiamo ormai da anni in Italia. È perfettamente inutile stare qui a raccontarci che grazie alle multisale anche la stagione estiva può vedere protagonista il cinema. In Italia non c’è la cultura americana del film “multisala – popcorn – aria condizionata – grandi pellicole” che trasforma le estati d’oltreoceano nella stagione cinematografica per eccellenza. Qui appena arriva il caldo, ci si butta giustamente in piscina, la maggior parte delle sale in circolazione, soprattutto quelle d’essai, non attrezzate per l’evenienza, chiudono, se ne riparla a settembre. Nelle poche che resistono, le condizioni sono proibitive, e bisogna veramente amare il cinema per affrontare certe penitenze. Tutto questo preambolo per dire che assistere ad un film come questo in una sala sudata ed indecente, con le immagini spesso fuori fuoco, le poltrone semivuote, solamente la presenza di una dozzina di persone, di cui quattro uscite ad inizio film (avevano sbagliato sala-pellicola) e una coppia a metà film, mentre un’altra coppia separarsi allontanandosi di posto (avevano litigato?) ed il mio storico compagno di cinema addormentarsi (giuro non è romanzato, è tutto vero), mi è sembrato ingeneroso e quasi immorale verso quello che stavamo assistendo sullo schermo.

C’erano troppi elementi d’interesse che portavano a considerare questa pellicola troppo importante per essere ignorata: il regista per l’appunto, come già ribadito, premio Oscar nel 2001 con una pellicola strepitosa; la sceneggiatura di uno dei più importanti maestri del cinema degli anni 80-90, Krzysztof Kieslowski, scomparso troppo presto 10 anni fa, scritta a quattro mani con il suo storico collaboratore Krzysztof Piesiewicz, che lo ha tolta dal cassetto, sceneggiatura facente parte di un più ambizioso progetto mai portato a termine dal regista polacco, la Trilogia “Inferno-Purgatorio-Paradiso” (già uscito quest’ultimo nel 2002, “Heaven” per la regia di Tom Tykwer), tipica operazione del cinema di kieslowskiana memoria (“Il Decalogo”, “La Trilogia della Bandiera Francese”); uno strepitoso cast di attrici francesi Emmanuelle Béart, Karin Viard, Marie Gillain, e Carole Bouquet.

Il film è bello, forse un po’ lento all’inizio, forse ci mette un attimo per entrare nel vivo, attimo che ti consente comunque di apprezzare il cast di attori e la strepitosa Béart (giudizio di parte essendo da sempre la mia attrice preferita), ma poi ti prende, ti avvolge e ti scuote come solo il grande cinema sa fare. Nella sceneggiatura di Krzysztof Kieslowski vi divertirete a riconoscere gli elementi tipici del suo cinema, che si ripetevano come a collegare tutte le sue pellicole (ed anche in questa, quasi a decretarne la continuità), con la regia di Danis Tanovic, che lascia completamente l’aspetto ironico di “No man’s land”, ma di cui conserva la crudezza e la lucida follia, soprattutto nel finale.

È la storia di tre sorelle, vite separate, si sentono, ma non si frequentano da diversi anni, ognuna con i propri problemi, le proprie ansie e dalle vite sentimentali distrutte, una misteriosa madre su una sedia a rotelle che non parla, un passato apparentemente dimenticato, ma che poco a poco affiora nella sua devastante tragedia e che le riunisce nel ricordo per chiudere forse definitivamente una difficile fase della loro vita e farle finalmente ricominciare. Non dirò di più, questa volta c’è l’obbligo morale di vedere questo film, recuperatelo in una rassegna estiva od il prossimo inverno, fate qualcosa per fare giustizia, disprezzatelo poi se credete, ma vedetelo, sputate in faccia a chi sputa sul cinema per fare uscire un film il 9 giugno (senza considerare che ci sono anche i mondiali di calcio, evento sportivo, comunque voi la pensiate, sempre della massima importanza) dopo averlo rimandato ad oltranza, icona e portabandiera di altre pellicole di pregio, anche italiane, trattate allo stesso modo.

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