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Il Demone Sterminatore – Vincent Spasaro

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Cronache del fiume senza rive
 
Non sono un appassionato delle definizioni di genere, soprattutto quando nell'odierno contesto letterario molte di esse hanno finito per sfumare le une nelle altre, ma non appena preso in mano "Il Demone Sterminatore" di Vincent Spasaro (Edizioni Anordest – 2013) mi sono posto un'inevitabile domanda: la fascetta in sovraccopertina ci annuncia un romanzo "tra avventura e gotico, epica e horror… fantasy" e ancora "dark fantasy". Ma allora… cosa ci apprestiamo a leggere?
"Il Demone Sterminatore" è in primo luogo un ottimo libro di avventura, in cui tre filoni narrativi si avvicinano pagina dopo pagina e confluiscono in un unico intreccio: un bambino prigioniero in attesa di essere giustiziato, due giovani che escono per pescare, un centauro che segue una preda accompagnato da due ragazze. Ognuno di loro percorre una via solitaria, anche quando si trova a camminare affiancato da altri. E ognuno ha uno scopo: sta cacciando o è cacciato[1]. In questo Spasaro contraddice una delle principali "regole" introdotte nella letteratura moderna da Tolkien, quella del gruppo costituito da personaggi con caratteristiche diverse che si completano a vicenda e che, per questo, riescono ad arrivare in fondo alle prove che li attendono. Ne "Il Demone" tutti sono soli e contano unicamente su loro stessi.
Il mondo di Spasaro è un fiume senza sponde e senza profondità, non "un mare perché è di acqua dolce e corre in un'unica direzione". È una palude in cui è facile perdersi o incontrare creature deliziose e insieme terribili, retto dal mito che, da qualche parte, ci sia un confine, un luogo fisico che ne segna la misura e che dà consistenza all'impalpabile.
Se David Eddings sosteneva che una storia fantasy (o fantastica) nasce sempre da una mappa, la scelta di Spasaro è diametralmente opposta: l'autore presenta un mondo senza dimensioni e trasmette ai lettori un sentimento di privazione che non si limita soltanto allo spazio ma si estende nel tempo[2].
L'assenza di dimensioni che disorienta, il cammino in un'unica direzione senza possibilità di ritorno, la palude che avvolge, contiene e rinchiude i personaggi, sono alcuni degli elementi che rimandano a una visione onirica della narrazione, evidente già nel precedente romanzo di Spasaro ("Assedio" – Mondadori 2011). Ma mentre "Assedio" inseriva tale elemento all'interno della guerra dei Balcani, ne "Il Demone Sterminatore" è l'intero contesto narrativo a diventare metafora del viaggio da e verso se stessi, nel quale si affrontano i mostri creati dal nostro subconscio e si sfidano i rivoli e le profondità della nostra mente.
La metafora dominante, accanto a quella onirica e psicologica, è rappresentata da un pensiero onnipresente che attraversa il romanzo: Dio è morto. Non si tratta della semplice riproposizione sintetica del pensiero di Nietzsche, ma di una realtà quotidiana con cui i personaggi devono fare concretamente i conti. Dio non è unicamente morto, ma è stato ucciso, e il suo carnefice cammina libero per un universo che resta in vita anche se privato del suo creatore.
E se Dio può essere ucciso, stessa sorte può toccare al suo assassino: è questa la considerazione irrazionale che guida i passi dei cacciatori, creature dotate di caratteristiche uniche ma pur sempre un gradino al di sotto della divinità e, pertanto, inevitabilmente inferiori e apparentemente privi di speranze al cospetto del Demone.
La volontà di reazione al deicidio appartiene soltanto ad alcuni: il pensiero dominante del mondo di Spasaro è infatti fondato sull'agnosticismo. "Dio non l'abbiamo mai visto" lamentano le persone comuni, quelle che attendono una ormai impossibile rivelazione di un Dio che non è soltanto "silente" ma "muto". Eppure, per molti, l'assenza di Dio rappresenta la presa di coscienza di un contraddittorio dato di fatto[3] perché "Dio è Dio, vivo o morto che sia".
Sin dalla prima pagina il lettore è messo di fronte alla constatazione che sta per essere condotto non in un solo mondo ma in un intero universo[4]. Tolkien, Asimov e Lovecraft, per primi, ci hanno mostrato quanto sia difficile creare mondi e universi coerenti, e la portata del rischio che qualcosa appaia esagerato o "ridicolo" agli occhi del lettore. L'obiettivo di garantire veridicità alla narrazione diviene sempre più ostico quanto più aumenta la complessità dell'architettura dei mondi di riferimento. Spasaro riesce pienamente in questo compito, dosando i diversi ingredienti che compongono il romanzo: avventura, ricchezza delle ambientazioni e dei personaggi, metafore, generi e stili.
La forma del libro presenta una varietà di approcci che sembrano racchiudere la narrazione in contenitori sempre più piccoli: da "il libro nel libro" rappresentato da un leggendario manoscritto all'innovativa introduzione sotto forma di intervista, dal libro a sua volta suddiviso in libri ai capitoli identificati come "canti", siano essi dal sapore biblico o tenuti in vita dai bardi e dai cantastorie, o ancora che trovano un rimando nella Commedia dantesca.
Lo stile narrativo di Spasaro è avvincente ma al contempo minuzioso, adatto alla creazione di un ampio affresco che ricorda R. A. Salvatore nella sua saga quasi omonima pubblicata in Italia da Armenia, seppure lontana anni luce nei suoi contenuti. Eppure i riferimenti a cui guardare per comprendere appieno il romanzo devono essere cercati altrove, lontano da Eddings, Tolkien e Salvatore, nelle lande e nei mondi creati da Lovecraft, Ballard e Simmons. Lì pesca l'immaginario di Spasaro, un autore in grado di mutare il proprio stile romanzo dopo romanzo, adattandolo al contesto e alle necessità della scrittura.
"Il Demone Sterminatore" appassiona per la forma e per i contenuti, fa riflettere con le sue metafore e ci riempie di sogni inquietanti con le sue ambientazioni. Nelle sue quasi settecento pagine costituisce una palude di pensieri in cui il lettore perderà piacevolmente se stesso, magari per ritrovarsi cambiato.
 
Vincent Spasaro
"Il Demone Sterminatore – Cronache del fiume senza rive"
Edizioni Anordest
Pag. 682 – € 15,90
ISBN 978-88-96742-79-2
 
Blog dell'autore: vincentspasaro.blogspot.com

[1] "La caccia è una faccenda solitaria".

[2] "Questo è un mondo che non ha storia né geografia".

[3] "Dobbiamo credere che esista il tuo Dio e che dietro le porte si nascondano mondi impossibili, che voi non siate demoni né frutto della nostra immaginazione. E dobbiamo accettare che quello in cui crediamo non potremo averlo mai".

[4] "Possiamo affermare (…) che il titolo del documento sia (…) Cronache del fiume senza rive, nome con cui sarebbe stato conosciuto negli scorsi millenni nella maggior parte dell'universo".

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