(duecento e passa numeri di KULT Underground…)
Marco mi ha contattato qualche giorno fa chiedendomi se mi andava di scrivere un pezzo in occasione del duecentesimo numero di KULT. Così ne ho approfittato per andare a spolverare qualche ricordo dai meandri della mia memoria che tende un po' troppo facilmente ad eliminare i ricordi del passato. In questo caso lo sforzo è stato notevole visto che ho dovuto tornare indietro nel tempo di circa diciotto anni, addirittura nel secolo scorso, quando ancora i cellulari erano poco diffusi, internet cominciava ad emettere i primi vagiti e i computer non erano ancora un prodotto di massa. Sinceramente la prima sensazione che ho avuto nel tentativo di ripescare qualche fotogramma dalla mia memoria è che queste immagini provenissero da un'altra vita, da un'altra persona. Quello che abbiamo fatto era troppo avanti, il mondo non era pronto, e questo è una riprova del fatto che non bastano le idee e la buona volontà.
Non posso garantire che questi ricordi non siano corrotti dal tempo.
Mi ricordo della prima riunione in una birreria in estate per decidere quello che sarebbe stato, a settembre , il primo numero di KULT Underground.
Mi ricordo delle prime riunioni che cercavamo di fare a turno a casa di uno o dell'altro, ma anche di una sala che, il comune di Modena, ci aveva consentito di utilizzare una volta alla settimana.
Mi ricordo del Dengo, di Fefe, di Max, di Bruce e di Thomas.
Mi ricordo di una domanda ricorrente: "hai portato gli articoli?"
Mi ricordo che andavo a comprare pizza e focaccia per la festa di KULT.
Mi ricordo e ringrazio Giovanni Sonego che ci diede la possibilità di creare uno dei primi siti internet italiani.
Mi ricordo di una banda di sconvolti capeggiati da un alieno di nome Marco che ogni mese organizzava l'uscita del numero.
Mi ricordo di essere apparso in televisione e anche sui giornali.
Mi ricordo di aver fatto un programma radiofonico.
Mi ricordo della ragazza di copertina e di quanto non fosse facile trovarla.
Mi ricordo di avere avuto a che fare con dei matti, ma matti sul serio.
Mi ricordo di una scatola chiamata modem che faceva strani rumori e che era l'unico modo di collegarci a Internet e alle BBS.
Mi ricordo delle etichette adesive che stampavo e ritagliavo per poi incollarle sui floppy che distribuivamo.
Mi ricordo delle collette che facevamo per autofinanziarci.
Mi ricordo degli stand che allestivamo in alcune fiere per promuovere la rivista.
Mi ricordo che dovevamo fare attenzione al KB.
Mi ricordo delle prime pagine HTML di KULT, dei gif animati e di Mosaic.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia, ma spero che riusciranno a strappare ai miei amici un sorriso con un pizzico di nostalgia.
Non posso garantire che questi ricordi non siano corrotti dal tempo.
Mi ricordo della prima riunione in una birreria in estate per decidere quello che sarebbe stato, a settembre , il primo numero di KULT Underground.
Mi ricordo delle prime riunioni che cercavamo di fare a turno a casa di uno o dell'altro, ma anche di una sala che, il comune di Modena, ci aveva consentito di utilizzare una volta alla settimana.
Mi ricordo del Dengo, di Fefe, di Max, di Bruce e di Thomas.
Mi ricordo di una domanda ricorrente: "hai portato gli articoli?"
Mi ricordo che andavo a comprare pizza e focaccia per la festa di KULT.
Mi ricordo e ringrazio Giovanni Sonego che ci diede la possibilità di creare uno dei primi siti internet italiani.
Mi ricordo di una banda di sconvolti capeggiati da un alieno di nome Marco che ogni mese organizzava l'uscita del numero.
Mi ricordo di essere apparso in televisione e anche sui giornali.
Mi ricordo di aver fatto un programma radiofonico.
Mi ricordo della ragazza di copertina e di quanto non fosse facile trovarla.
Mi ricordo di avere avuto a che fare con dei matti, ma matti sul serio.
Mi ricordo di una scatola chiamata modem che faceva strani rumori e che era l'unico modo di collegarci a Internet e alle BBS.
Mi ricordo delle etichette adesive che stampavo e ritagliavo per poi incollarle sui floppy che distribuivamo.
Mi ricordo delle collette che facevamo per autofinanziarci.
Mi ricordo degli stand che allestivamo in alcune fiere per promuovere la rivista.
Mi ricordo che dovevamo fare attenzione al KB.
Mi ricordo delle prime pagine HTML di KULT, dei gif animati e di Mosaic.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia, ma spero che riusciranno a strappare ai miei amici un sorriso con un pizzico di nostalgia.
Se state leggendo KULT sul web, beh, sappiate che lo dovete in buona parte a Fabrizio Guicciardi. Lui è stato molto di più del nostro webmaster – è stato colui che ci ha mostrato che Internet era la strada da percorrere molto prima che fosse ovvio. E, mentre ci raccontava dei Trading Card Game e di tanto altro, era il nostro ponte per fare passare il numero di KULT da digitale a digitale 2.0.