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Incubi

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Incubi

Halley Editrice – Euro 8,00 – Pag. 120

Tutto si può rimproverare ad Alda Teodorani ma non certo la poca coerenza. Lei è rimasta la sola autrice italiana a scrivere horror nonostante il rifiuto totale da parte del mercato, anche se quando si parla di mercato bisogna intendersi, ché a rifiutare l’horror sono gli editori italiani mica il mercato. Alda Teodorani dopo la mitica Gioventù cannibale è rimasta l’unica vera cannibale della letteratura italiana, non si è data ai vaneggiamenti assurdi stile Aldo Nove, non si è commercializzata alla Ammanniti, non si è persa dietro storie italiane di poco conto come la maggior parte degli scrittori contemporanei. No, lei scrive horror condito di sesso, come andava di moda nel cinema degli anni Settanta, quel cinema che io e lei amiamo con tutto il cuore e nel suo caso si sente dalle citazioni di un libro che trasuda Joe D’Amato, Dario Argento e Lucio Fulci da ogni pagina. Alda Teodorani scrive in prima persona e ambienta i suoi Incubi durante le giornate di una vita ordinaria trasfigurata con grande visionarietà. Lei è la protagonista assoluta e sono veri i momenti trascorsi con amici, all’interno di librerie, nei corsi di scrittura e a contatto con colleghi scrittori. Tutto il resto è modificato dalla fantasia della dark lady che ci consegna uno dei romanzi brevi più interessanti della sua carriera. Il libro è un compendio di ottimi film horror, interessanti romanzi del brivido e raffinate citazioni letterarie. Si legge in un paio d’ore ed è tutto merito di uno stile scorrevole ed efficace che ti cattura e non ti molla sino all’ultima pagina. Alla fine la sola cosa che può deludere il lettore è una certa mancanza di struttura da romanzo vero, ma Incubi non ha l’ambizione di essere un romanzo classico. Tutt’altro. Il racconto è frammentato e scomposto, vive solo di sogni e visioni, di paure e terribili ricordi a base di sesso malato e incubi ricorrenti. Come in un vecchio film di Aristide Massaccesi, Buio Omega, che a un certo punto viene citato dalla stessa autrice. Joe D’Amato è uno dei miei registi preferiti, ho scritto pure un libro su di lui. Non posso evitare di farmi incantare dall’affabulazione orrorifica di chi ama l’horror italiano d’un tempo con la mia stessa intensità.

Per concludere due parole sulla Halley, casa editrice che pubblica l’ultimo lavoro di Alda Teodorani. Mi pare che siano gente seria che si danno da fare lanciando esordienti bravi come Daniele Bortoletti che ha scritto Porto delle scimmie, un romanzo di ricerca interiore d’impronta esistenziale. All’interno del catalogo c’è anche una collana di narrativa cinese che debutta con l’interessante Fiori di cotone del pechinese Tie Ning, romanzo di guerra, denuncia e formazione. Ma soprattutto di critica verso il socialismo.

Per contatti: www.halleyeditrice.ithalleyeditrice@halley.it.

Gordiano Lupi

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