Siete pronti ad affrontare un misterioso caso a bordo di una nave russa in un mare in tempesta e con il peggiore diluvio che umano ricordi? Sì? Benvenuti in
Cold Fear
Il nuovo lavoro del team Darkworks, quelli di Alone in the Dark: the New Nightmare, distribuito in Italia da Ubisoft, ha tutte la carte in regola per essere ricordato per un paio di motivi almeno. Primo fra tutti risalta il notevole lavoro svolto dai programmatori nella sequenza iniziale che introduce il giocatore alla storia. Una baleniera russa in balia di un temporale viene raggiunta da una squadra di salvataggio militare. Ma il team sparisce nel nulla. Toccherà al buon Tom Hansen, appartenente alla guardia costiera USA, fare luce sui troppi misteri che si nascondo sulla nave cercando di portare a casa sana e salva la pelle. Sebbene la scintilla che dà inizio al tutto non è delle più originali, vi parlavo a inizio paragrafo di almeno due motivi per cui il gioco sarà ricordato. Ovviamente riconducibile al genere horror survival, Cold Fear è il primo gioco che introduce al suo interno una motore fisico abbastanza sofisticato. Non parliamo certo dell’havok, ma ci siamo vicini. Il giocatore dovrà affrontare i nemici tenendo sempre da conto che si è su una nave in mezzo a un mare in tempesta. Per cui sì: dovrete tenere da conto il rollio della nave. E vi assicuro che puntare con la vostra arma a mirino laser un avversario mentre la visuale ondeggia da destra a sinistra senza soluzione di continuità non è proprio facile. Diciamo che lo sporco lavoro vi sarà comunque facilitato dalla gestione del puntamento che, e questo è almeno il secondo motivo per cui questo gioco sarà ricordato, stato preso pari pari da Resident Evil 4. Nonostante questo gioco sia stato sviluppato più o meno allo stesso periodo, il team di sviluppo è stato molto attento all’ambiente dei videogiochi e una volta riconosciuto (probabilmente avendolo visto in una qualche demo) l’ottimo sistema di puntamento di Resident Evil 4, ha ben pensato di farlo suo e inserirlo in questa loro creatura. La telecamera quindi si fisserà dietro alle spalle del nostro eroe in fase di puntamento permettendovi un’ampia visuale e una modalità di mira più naturale. Altrimenti, come ogni gioco di horror survival che si rispetti, potreste affrontare gli stessi combattimenti con armi anche in terza persona, premendo lo stick destro (ma perché mantenere questa possibilità quando la mira è più naturale nell’altro modo? Forse perché questa modalità era già presente al momento dell’introduzione di quell’altra, simil Resident Evil 4? Ehm, sono il solito sospettoso… comunque non mi lamento e voi neppure… questa è una possibilità in più… ben vengano i giochi dove poter decidere come affrontare gli scontri armati… questo gioco lascia il giocatore libero di decidere in quale modo affrontare gli scontri armati…)
Il gioco sfoggia una classica visuale in terza persona, con le riprese e le angolazioni gestite da telecamere in modo cinematografico. Oltre al rollio della nave, il giocatore, nelle sezioni che si svolgeranno all’esterno della nave, dovrà fare i conti anche con il mare in tempesta: quindi stare attento alle ondate che potrebbero fiaccare la vostra resistenza (che calerà anche in situazioni dove la vostra forza sarà messa alla prova, come durante una corsa) e il vostro livello di salute, rappresentati entrambi da due barre che caleranno in caso di incidenti più o meno gravi. E quando unite l’acqua all’elettricità gli incidenti possono capitare molto frequentemente: nonostante il gioco spesso vi lascerà suggerimenti sottoforma di documenti o pagine di diario che potrete raccogliere ed esaminare, spesso vi renderete conto di cosa significhi attenti alle pozze d’acqua se nelle vicinanze ci sono cavi scoperti. Ma il pericolo ovviamente non arriverà solamente dalla combinazione di questi due elementi naturali. Spesso dovrete scansare enormi carichi che causa il rollio vi fanno letteralmente il pelo, sballonzolando da un lato all’altro della nave e attentando alla vostra vita. Potrete sempre ranicchiarvi o procedere di corsa in alcuni casi. E come estrema ratio, se dovreste trovarvi a un passo dallo scivolare in mare, potrete sempre cercarvi di appendere a un bordo della nave e tentare di tirarvi sù finché la barra della resistenza è piena. Questa barra man mano che lo sforzo di prolunga tenderà a decrescere. Ma una volta sfinito lo sforzo si riempirà tornando al suo massimo livello col passare dei secondi. Inutile dire invece che il grado di salute potrà essere ristabilito solamente tramite l’accesso ai classici medicinali che potrete trovare sparsi nella nave, in infermeria (sempre presente in ogni nave) o addosso ai vostri nemici appena resi inoffensivi. Ogni volta che uno elemento del gioco permetterà un’iterazione, l’apposita icona s’illuminerà a schermo, permettendovi di analizzare un particolare oggetto, perquisire un cadavere, aprire una porta, ecc. Insomma tutti i classici elementi di un survival horror che si rispetti sono presenti in questo gioco.
Interamente localizzato in italiano nelle voci (ben doppiato il gioco) e nei testi (manuale, sottotitoli attivabili o meno durante il gioco e nei veramente tantissimi documenti da raccogliere e da leggere – documenti che vi spiegheranno, svelandovi il mistero lentamente, cosa sta succedendo in quella nave).
Anche la musica e gli effetti sonori svolgono il loro dovere egregiamente. Discorso grafica: il gioco l’ho testato su una PS2 e non ho visto grossi problemi nella gestione degli ambienti e dei modelli poligonali dei personaggi, sebbene le animazioni degli stessi non siano allo stato dell’arte, svolgono più che bene il loro lavoro. Gli effetti atmosferici e speciali sono all’ultima moda (particellari e l’onnipresente effetto bagnato sulla telecamera sono da urlo). Per quanto riguarda le ambientazioni di gioco, si passa da un esterno nave ben concepito e ottimamente congegnato, con pericoli in ogni dove (dagli elementi naturali come le pazzesche ondate che vi possono tramortire e ferire, a i pacchi volanti e lasciati in balia del rollio della nave, sicuramente da schivare) all’interno della nave, in alcuni passaggi alquanto anonimo, in altri ben dettagliato e coperto con texture ben fatte. Durante il gioco dovrete portare a termine una serie di obiettivi. Non mi è piaciuto il sistema di salvataggio, disponibile solamente dopo aver compiuto un determinato numero degli stessi e molto pericoloso in quanto potrebbe portare a un senso di frustrazione nel giocatore. Sarebbe stato meglio fornire al giocatore un sistema di checkpoint e continua come nella serie Metal Gear Solid, ma questo è solo un parere personale. Certo però dover ripercorrere tutto quanto i 2/3 della missione per aver mancato un colpo causa rollio della nave…
Detto questo il gioco si presenta abbastanza impegnativo e consigliato agli amanti del genere, a chi non si fa sconfiggere da un po’ di sana ricerca di oggetti e codici (spesso nel gioco per poter procedere dovrete cercare di aprire porte chiuse), da un po’ di nemici non proprio umani, e comunque da chi non sia facilmente impressionabile (il gioco è consigliato a un pubblico maggiorenne). La ricerca degli oggetti e dei codici vi porterà spesso a dover passare per luoghi già visti e questo potrebbe generare col procedere della storia una sensazione di deja-vu, ma se il poco della storia raccontatavi (ovvimanente aspettatevi una trama che si dipanerà come il più classico degli episodi di X-Files) già vi prende beh avete trovato il gioco che potrebbe fare per voi. E visto che anche il tempo fuori in questo maggio pazzerello non è dei migliori, se tempesta sia, che sia quella di Cold Fear.
Giovanni Strammiello