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Io viaggio di notte

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Io viaggio di notte

"Mi trovavo a metà strada attraverso l’America, alla linea provvisoria fra l’est della mia giovinezza e l’ovest del mio futuro; ed è forse per questo che ciò accadde proprio lì, in quello strano pomeriggio rosso."

Mi viene in mente una cosa adesso che ci penso…quando ero piccola e sentivo parlare della morte,e cominciavo a capire che prima o poi questo triste destino sarebbe capitato a tutti, correvo da mia mamma e piangevo e le chiedevo se anch’io un giorno avrei smesso di vivere e lei mi rassicurava e mi spiegava che ero troppo piccola per pensarci,che dovevo pensare solo a cose allegre, a ridere e a giocare; ma la mia vera conclusione era che tanto io ero la bambina più furba di tutte e la morte l’avrei fregata: io non mi sarei mai arresa e non avrei mai e poi mai chiuso gli occhi.
Per me la vita era tutto ciò che potevo vedere e la mia paura del buio era portata all’esasperazione, tanto che se qualcuno spegneva l’abat-journ pensando di ingannarmi dopo che mi fossi addormentata…io avevo come un sesto senso e mi svegliavo in preda al panico. Poi col tempo sono riuscita a spegnere la luce e ad addormentarmi in penombra, ma dovevo sapere che un punto della mia cameretta era illuminato, sempre e comunque, anche quando io avrei chiuso gli occhi.
E quella stessa sensazione di ansia, di paura intensa e di soffocamento che provavo da bambina quando mi risvegliavo e vedevo il buio, da due mesi la provo tutti i giorni, da quando i miei occhi sono diventati completamente ciechi. E adesso posso piangere, strillare, chiamare mia mamma, accendere la luce, girarmi e rigirarmi per cercare il punto illuminato della stanza…ma nulla si accende, non c’è niente…io vedo il niente.

E adesso tutto quanto è un’altra cosa. Quando vado all’università…è vero non posso vedere, ma sento gli occhi dei miei compagni tutti puntati su di me e sento che c’è sempre qualcuno pronto ad aprirmi la porta o che si sposta per farmi passare senza problemi o che addirittura mi chiede scusa se si trova nella mia traiettoria e non se ne accorge in tempo utile…sento tutte queste cose ma non posso vedere nulla.
Non posso più scrivere: registro la mia voce su cassetta che poi qualcuno sbobinerà. Detto così non sembra poi un gran cambiamento, ma vuoi mettere la soddisfazione e la gioia che si prova ad impugnare la penna e a vederla scorrere veloce e con un ritmo frenetico sul foglio di carta e la felicità e la dolce ebrezza di rendere viva immediatamente un’idea che ti viene in mente, sentendoti per un solo attimo geniale e creativa senza dover aspettare?! Io credo che tra il polso la penna e il foglio di carta ci sia un legame,un filo sottile e impercettibile che lega il pensiero alla scrittura.
Adesso questo filo è come se si fosse spezzato per sempre e tutti i miei sogni, tutte le mie fantasie sul futuro si sono spente.

Quando ero piccola e non riuscivo ad addormentarmi mia mamma mi leggeva ogni sera una favola diversa; e fra quelle la mia preferita era senza dubbio Il piccolo principe ed io, con lui, viaggiavo alla scoperta di posti nuovi. Poi, crescendo, Ulisse mi ha portato per mano sulla sua Itaca " volando fra valli fiorite dove all’ulivo si abbraccia la vite"; ho vagato con Rimbaud per i mari a bordo del suo battello ebbro; ho volato fra isole e comete con Ernesto Franco…ma per scrivere devi vedere cose nuove e forse gli occhi non sono sempre necessari.

Oggi si viaggia per turismo, ma è un turismo di massa, che ci fa camminare lungo solchi tracciati da altri. Per me il viaggio è esplorazione, ricerca e nostalgia, seguendo un mio percorso.

"Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio:
è una barca cha anela al mare eppure lo teme."

Il mio percorso deve continuare, anche senza luce: ormai sono cresciuta e non ho più paura del buio…in fondo non è forse come viaggiare di notte?!

Pepe Nadine

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