KULT Underground

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30-apr-45

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30 Aprile 1945
(Terzo Classificato)

Fuori, le esplosioni si susseguono con ritmo irregolare, alternate a raffiche di mitra e fischi di mortaio. Chiuso nel suo riparo, l’uomo si chiede quanto tempo gli sarà rimasto. Davanti a sé un diario, storia di una battaglia perduta.
Il sordo ruggito della guerra si intensifica, facendosi più vicino. Stanno venendo a prenderlo.
Di fianco al diario una pistola e un singolo proiettile. Per terminare un sogno. O un incubo.
Meccanicamente, la mano dell’uomo afferra l’arma, rimuove il tamburo, inserisce l’unico proiettile. Carica con uno scatto secco. Solo nel suo riparo, l’uomo comincia a sentire caldo. Bombe incendiarie?
Si alza in piedi con gesti teatrali, stirandosi l’uniforme, mettendo in mostra i simboli neri su sfondo biancorosso. Si punta la canna alla tempia.
Non così.
Delle voci? Carri armati passano sferragliando a pochi metri di cemento sopra la sua testa, e nell’assoluta solitudine del suo rifugio l’uomo crede di aver sentito delle parole.
Scuote la testa e intensifica lievemente la pressione sul grilletto. Il cane della pistola si alza.
Non così.
Stò forse impazzendo? Impossibile, pensa. Non io. Non qui. Preme il grilletto.
No!
Mani lo afferrano, mani scheletriche, mani contorte, adunche, piegate dal dolore e dalla fame. Centinaia di mani. Migliaia di mani. Milioni. La pistola vola verso la parete corazzata del bunker, infrangedosi come un cristallo. Fa sempre più caldo. L’uomo viene trascinato a terra dal fardello insostenibile di tutte quelle voci, tutti quegli occhi, tutte quelle mani e bocche che gridano, piangono, inveiscono. Sente il terrore invaderlo, esplodere in ondate nere attraverso il suo corpo.
Le pareti si fanno più vicine, l’aria è infuocata, ustiona i polmoni ad ogni respiro, arroventa l’uniforme fino ad incendiarla.
Come in un forno.
Fuori, Berlino brucia.

Alessandro Casoli

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