A Leopardi,
poeta desolato
sepolto
in un borgo selvatico.
Lontano dagli sguardi;
grande cultore e d erudito
signore di se stesso e del suo
genio;
capace di trovare parole,
laddove non c’erano
per nessun altro,
osservando la natura,
e le cose,
con attenzione certosina
e feconda.
Curvo nelel sue carte,
perduto al mondo e a se stesso,
vita negata,
relegata
tra le carte e i testi
e tomi
della biblioteca,
il suo mondo.
Lì serrato,segregato
In perenni ed inconsolabili
Solitudini,
malvisto,
a volte incompreso;
eppur grande e
irraggiungibile
nel dolore suo,
suo unico amico e
compagno.
Anima vagante e persa,
senza ristori,
senza conforto.
Difficile da capire,e mai capito
Dai suoi conterranei.
La sua solitudine grande,
come la sua afflizione;
e il cercar di fuggire,
e poi tornare,
fino all’addio a Recanati,
posto di crudeli ed infimi,che mai
compresero,
il grande tra loro.
Leopardi col suo sguardo triste,
l’incarnante
del travaglio del poeta,
spesso in attrito col mondo,
e sempre solo,con le sue
idee e i suoi tormenti;
inseguendo il pensiero suo,
segreto e sofferto;
gioia per i lettori.
Poeta fatto di pena e di abbandono;grande, fra tanti piccoli.
Stefano Medel
A Leopardi