KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Perché leggere i classici

2 min read

Perché leggere i classici

Brevi cenni sull’universo – Parte I

Libertà assoluta di giudizio, di scelta, di pensiero. E’ l’utopia più bella, la più grande, l’unica forse per cui valga la pena di morire: ma non è né raggiungibile né umana. Perché l’uomo, purtroppo, non vive nell’assoluto ma nella contingenza, nella storia: e la prospettiva storica rinchiude la sua mente in una piccola stanza, nell’infinito delle possibili.
Mentre gridiamo la nostra individualità, lo spirito del tempo si agita in noi e ci condiziona: le passioni, le inquietudini, le incertezze, le mode. Il Romanticismo è nato nell’Ottocento, il Decadentismo nei travagli di un secolo morente; Dante è senz’altro un genio, ma non avrebbe potuto scrivere la “Commedia” all’epoca di Petrarca, senza l’impianto delle certezze medievali, così come Diderot e D’Alembert non avrebbero dato vita alla poderosa “Encyclopedie” se non nel Secolo dei Lumi – il Settecento francese avido di chiarezza e di sapere.
Nessun movimento, è vero, nessun sistema di pensiero esprime unitariamente il Novecento: molte sigle, Futurismo, Esistenzialismo,
Pop-Art, Post-modernismo, tendenze disparate e frammentarie. In apparenza la libertà è aumentata, non ci sono più schemi codificati in cui viene incanalato il pensiero, e nemmeno modelli di comportamento rigidi (come ci sono sempre stati in tutte le epoche, anche se a volte i cineasti se ne dimenticano e ci propinano Robin Hood terzomondisti,
Ulissi freudiani, Promessi Sposi in stile “Harmony”).
Naturalmente, però, la mancanza di modelli è solo un’illusione. L’uomo non è una monade, un mondo a sé, ma è connesso all’ambiente, alla società, da migliaia di invisibili fili, anche se li rifiuta o si ribella ne è influenzato: anzi, NON PUO’ rifiutarli perché sono dentro di lui. La storia ci abbraccia e ci tiene prigionieri: ma le grandi opere, i grandi pensieri, resistono attraverso il tempo, e in ogni epoca sembrano arricchirsi di nuova sensibilità e rinnovarsi. Ecco perché bisogna leggere i classici: sono ciò che rimane dal fluire delle mode spirituali, delle storiche contingenze, e mentre interpretano il loro mondo piccolo e lontano nel tempo, esprimono quell’angolino di assoluta libertà e di verità universale che rimane, durante i secoli, nell’uomo.

Lorenza Ceriati

Altri articoli correlati

Commenta