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I fondamenti teoretici magmatici del tardomodernismo

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Il tardomodernismo deve combattere la tirannia del critico letterario, la tirannia dei direttori editoriali e la tirannia delle redazioni. Nessun critico letterario, in nessuna area del mondo, è riuscito a dare una interpretazione significativa al mio riot-text Hai perso la lingua?! È dovuta intervenire, alla fine, l’interpretazione autentica dell’artista («oggettiva»), di maggiore livello di ogni interpretazione «soggettiva» del critico letterario, ottuagenario, che non si è reso conto, nel 2025, che la critica letteraria ha subito uno slittamento verso la critica pragmatica, come, all’interno della semiotica, si è verificato uno slittamento della semantica verso le pragmatics. Il tardomodernismo, abbandonata la critica letteraria, anacronismo dell’ontologia estetica moderna, si affida alle pragmatics (Levinsonon) e alla teoria dell’argomentazione (Habermas/Apel), si affida all’argomentazione «soggettiva» partecipante delle comunità dell’arte, bund, kolektivne, assemblee aperte ad ogni artista (auto-definito, suscettibile di verificazione/falsificazione estetica), anonime, aediche, lontane dall’ego-patismo dell’ontologia estetica moderna. Per creare nel lettore, nell’addetto ai lavori, nel modernista uno stato di «shock, shame, fear, and anger», attraverso iper-organizzate strategie di attacco estetico: “dedoublement de Man”, остранение šklovskijana, guerrilla marketing estetica anti-neo-consumistica, carnevalizzazione bachtiniana, houmorismo/ironie luciniane, citazionismo, mistilinguismo, grammatica generativa (Chomsky), sovversione/eversione (anarco-individualismo della Post-Left Anarchy), modello antropologico malinowskiano, sociologico (Chicago School), etnologico (etnometodologia di Garfinkel e interazionismo di Mead) dell’osservazione partecipante, existentielle polyphonie, anti-ego-centrismo, clearity hareiana, détournement, inversione transemantica, rabbia come richiesta di riconoscimento identitario, rivendicazione di una «neurodiversità» autistica e socio-patica, oscillante burnout artistico e teoretico (esaurimento/attacco, esaurimento/attacco, esaurimento/attacco), interventismo/azionismo majakovskijano, concionalitas comiziale, destrutturazione rizosomatica (Deleuze), deterritorializzazione schizofrenica (Guattari), internazionalismo come postcolonialismo antimperialista o controegemonico (Appiah e Appadurai), invettiva, neologismo, esaltazione del trash, dissacrazione, sovrapposizione di registri e nonsense sistemico (Pynchon), rovesciamento oulipiano (Perec), anti-metafisica e anti-ontologismo (analitica, Putnam e Rorty); lontanissimo dal pastiche (παρῳδία) iper-modernista – come definito erroneamente da Linguaglossa- che ha come fondamenti «imitazione» (Βατραχομυομαχία), «incorporazione», «falso», «reiterazione» (Raymond Queneau), «intertestualità/ metatestualità / architestualità/ paratestualità / ipertestualità» (Gérard Genette), «umorismo» (Terry Pratchett e Seth Grahame-Smith), il tardomodernismo è un «potpourri» letterario. Il tardomodernismo oltrepassa post-moderno e iper-moderno servendosi di una tattica di sovraccarico termonucleare: sovraccarico linguistico (David Foster Wallace), iper-trofizzazione dei significati, sovraccarico, antinomico, dei fondamenti teoretici, brutalizzazione trash, estremizzata all’estenuazione, del linguaggio ordinario; il fine tattico del sovraccarico è la cortocircuitazione dell’estetica seduttiva, business poetry, dello Stato Pontificio modernista, servo delle camorre artistiche, dei meccanismi di insoddisfazione del desiderio della struttura neo-consumistica, della mercificazione dell’arte, del mestierantismo. Il tardomodernismo, con la sua concezione di arte come «interazione sociale», tenta di introdurre un blocco militante, e militare hijacking, tale da fare cessare ogni aiuto burocratico alla seduttività della «poesia elegiaca» e all’estrema ὕβρις dell’«auto-linguaggio dilettantesco» dell’epigonismo Rubik, in situazione di mercato saturo e di versi, a scadenza sei mesi, destinati all’inceneritore, senza nessuna lettura (vuoto di senso). La soluzione non è una nuova ontologia estetica, vicina alla vecchia ontologia estetica moderna: è una nuova socio/etno/antropologia estetica, engaged, lontana da ogni performatività distopica. Il tardomodernismo è atopico.

 

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