CLAUDIA PICCINNO, insegnante, traduttrice, poetessa, ha riscosso consensi a livello nazionale ed internazionale.
Claudia Piccinno ed io ci siamo conosciute quasi un decennio fa, quando uscì “Ragnatele cremisi” (La lettera Scarlatta Edizioni, 2015) e mi fu chiesta la traduzione in serbo. Con grande gioia accettavi, così in un certo modo diventammo solidali confrontandoci su determinate tematiche. Dopo, con la successiva raccolta “Ipotetico approdo” (Mediagraf Edizioni, 2017) abbiamo consolidato la collaborazione. Nel frattempo ella ricopre ruoli direttivi nel World festival poetry (2019-2021) e dirige festival letterari in Italia(Versatili versi e Con-versi-amo con il mondo).
Uno dei suoi recensori, Domenico Pisana ci dice sulla sua poesia : “… in effetti, in ogni verso della Piccinno c’è la traduzione della realtà in sensazioni che si fanno messaggio, dialogo con se stessa, dibattuto tra il “qui ed ora” e l’oltre, ma anche colloquio con coloro ai quali la sua voce arriva come canto del “nostos”, cioè del ritorno, in senso metaforico, nella terra e nell’anima delle proprie origini edeniche…”, ciò che in un certo modo definisce questa poetessa.
Le sue raccolte daranno spazio all’ espressione poetica, senza voler sovrapporsi a nessuno, ma lasciando sempre una traccia per i poeti giovani che continueranno a coltivare quello stile colloquiale e senza orpelli. Ed è esattamente ciò che mi spinge a sottoporle ora quest’intervista.
B.Z.B.: Secondo la mia esperienza ogni livello culturale di un dato ambiente può dare origine a tante creazioni, non solo poetiche, in un certo periodo storico diventeranno testimonianza del tessuto culturale locale e globale.
Lei Claudia, come poetessa e lettrice, come si spiega questo fenomeno di crescita dell’espressione poetica nell’intero mondo? Si tratta di una maturazione spirituale, dove lo spirito creativo riesce ad esprimersi tramite versi, o si tratta di un processo piuttosto sovrapposto di eventi internazionali dove la maggior parte degli scrittori cerca di trasmettere i propri stati d’animo attraverso la poesia? Verseggiando sulla realtà può renderla più accettabile ai più?
C.P.: Certamente il porsi delle domande va di pari passo con la maturazione spirituale dell’individuo. Ma credo che il proliferare di raccolte, pubblicazioni, eventi letterari abbia duplice aspetto, da un lato dimostra l’urgenza di sensibilizzare la gente comune sulle marginalità e i drammi del nostro tempo, dall’altra si spiega col diffuso egocentrismo di autori autoreferenziali che vogliono sperare di essere antologizzati e letti dai posteri.
B.Z.B.: Secondo la sua esperienza degli eventi dedicati ai poeti del mondo, quale messaggio importante si può dare ai giovani che un giorno vorranno cimentarsi in poesia?. Perché anche la poesia, è diventata una missione particolare: come trasmettere alle generazioni future tutto ciò di significativo e decisivo dei nostri tempi per l’avvenire? Che cosa dobbiamo a ogni costo trasmettere ai nostri figli, ai tutti nostri discepoli, che un bel giorno, volendo/nolendo, inizieranno a giudicarci e a dire semplicemente : “loro non hanno dovuto permettere che succeda quello?…o non hanno dovuto mai dire quello…e quello…forse poteva essere il modo di evitare molti scontri tra i popoli, molte guerre, invasioni?”
C.P.: Il messaggio principale da dare è il noi, mi spiego: gli eventi letterari sono luogo di confronto e ascolto, se non mi misuro con gli altri non cresco, resto prigioniera del mio orto.
B.Z.B.: Ultimamente è stata pubblicata in Turchia, Istanbul, la sua nuova raccolta poetica At the keyboard tips. Che messaggio vuol dare ai giovani Turchi? È vero quando diciamo che i poeti del mondo, e la poesia in particolare, era ed è sempre quel ponte per stabilire rapporti più umani e più civili tra i popoli dell’intero mondo?
C.P.: In Turchia la poesia ha molti proseliti, ma il mio libro non si pone obiettivi particolari, tutta la poesia in genere è strumento di dialogo, forma di testimonianza del tempo in cui è prodotta. La poesia non dovrebbe avere scopi politici o territoriali, ma può invitare a una presa di coscienza, può consolidare la memoria collettiva. Certamente le affinità tra la gente del Mediterraneo sono talmente evidenti che un poeta italiano può mescolarsi tranquillamente tra autori turchi, greci, albanesi e viceversa.
B.Z.B.: Qual è il messaggio che vorrebbe lasciare ai lettori, ai suoi colleghi, ai tutti coloro che in un certo modo seguono la sua vita e il suo ruolo nell’Europa contemporanea che attualmente vive difficili pagine della storia ?
C.P.: vorrei dire molto genericamente che la letteratura deve seminare domande, un buon libro non dà certezze, ma dubbi. Sta poi al lettore interrogarsi sulle soluzioni, trovare risposte condivisibili e rendersi conto che la verità non è assoluta e sta sempre nel mezzo, sta nel dialogo, nel confronto. Questo è vero in letteratura, ma anche nella vita sociale dell’essere umano. Il dialogo è l’unico espediente per abbattere ideologie totalitarie e neutralizzare gli integralismi.