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Intervista con Lorenzo Bellini

10 min read

 Il Lorenzo Bellini Quartet è il risultato della collaborazione di quattro giovani musicisti, Lorenzo Bellini (pianoforte), Luca De Toni (chitarra elettrica), Matteo Padoin (contrabbasso) e Andrea Dionisi (batteria). Si sono incontrati per la prima volta all’interno delle mura del Berklee College Of Music e ora sono attivi a livello internazionale nella scena musicale europea.

Nel 2023 la band vince il 1° premio al prestigioso Music 4 the Next Generation Contest di Trento, eseguendo la composizione di Lorenzo “Source”, che ha dato il nome al loro ultimo tour europeo (Italia, Austria, Repubblica Ceca, Germania) e all’album.

Il loro sound è completamente immerso nella scena jazz contemporanea dove l’imprevedibilità armonica e ritmica incontra la grande personalità di Lorenzo Bellini evidenziata da un insolito senso della melodia e da una brillante visione delle strutture e della composizione.

www.gleam-records.com

La musica di Lorenzo è energia vitale: essenziale, pura, luminosa e profondamente seria”

– Garda Jazz Festival –

Il Quartetto Bellini è il risultato della collaborazione di quattro giovani musicisti, Lorenzo Bellini (pianoforte), Luca De Toni (chitarra), Matteo Padoin (contrabbasso) e Andrea Dionisi (batteria). Si sono incontrati per la prima volta al Berklee College Of Music e ora sono attivi a livello internazionale nella scena musicale europea, avendo suonato in festival e jazz club in Italia, Germania, Austria, Slovenia e Regno Unito. Il repertorio comprende principalmente composizioni originali del pianista e compositore fiorentino, nonché arrangiamenti di brani standard.

Nel 2023 la band ha vinto il 1° premio al prestigioso Music 4 the Next Generation Contest.

Press Office

GleAM Communication

LORENZO BELLINI

Biografia

Lorenzo Bellini è un pianista, compositore e direttore d’orchestra con sede a Vienna (AUT). Fortemente influenzata dai pianisti newyorkesi Mulgrew Miller e Kenny Kirkland, la composizione di Bellini incorpora una miscela di profondità armonica e chiarezza melodica e atmosfera gospel. La sua musica è stata definita “energia vitale, essenziale, pura, luminosa e profondamente seria” (Garda Jazz Festival) e “potente, fantasiosa, innovativa, coraggiosa, dinamica ma poetica, romantica, lirica e super genuina” (Tiger Okoshi).

Nel 2021 ha pubblicato il suo primo album di composizioni originali, Love Grain; seguito da Source, registrato con il suo quartetto italiano e di prossima pubblicazione nel 2025 per GleAM Records.

Nel 2021 si è laureato al Berklee College of Music di Boston (Stati Uniti) con una specializzazione in Performance. Nel 2022 ha ricevuto una borsa di studio dalla Royal Academy of Music di Londra (UK), dove si è trasferito dopo 4 anni vissuti negli States, frequentando il Master in Jazz Piano.

Come bandleader, guida due band: i londinesi Cloudy Peaks (con Kasper Rietkerk, Guy Dempsey e Luke McCarthy) e il suo quartetto italiano formato da Luca De Toni alla chitarra, Matteo Padoin al basso e Andrea Dionisi alla batteria. Con quest’ultimo, nel 2023, si è aggiudicato il 1° premio al Contest Music 4 The Next Generation in Italia per la migliore composizione, Source.

Direttore musicale e side man, si è esibito con artisti come Tiger Okoshi, Ni Maxine, Dennis Montgomery, Christelle Pascall e Roberta Gentile.

Website www.lorenzobellinimusic.com

Intervista

Davide

Buongiorno Lorenzo. “Source” contiene sei tue composizioni ed è il primo disco realizzato con il tuo quartetto formato insieme a Luca De Toni, Matteo Padoin e Andrea Dionisi. Vi siete incontrati per la prima volta al Berklee College Of Music. Com’è nata l’idea di questa formazione, attraverso quali affinità e finalità di intenti artistici?

Lorenzo

Buongiorno Davide. Sì, ci siamo conosciuti a Boston, dove abbiamo studiato in tempi leggermente separati, ma abbastanza vicini da potersi conoscere tutti e poter suonare insieme “disinteressatamente”. Solo a fine 2022 però, quando mi si è presentata la possibilità di fare un concerto in Italia presentando la mia musica originale, ho chiesto a Luca (chitarra) e Matteo (contrabbasso) di unirsi a me e ad Andrea (batteria), che già suonavamo insieme per altri progetti. Le motivazioni di questa chiamata sono relativamente semplici: in primo luogo la sincera stima che ho per questi musicisti, di cui apprezzo le qualità artistiche e professionali; in secondo luogo, il fatto che condividessimo un’educazione simile, con un’idea affine di musica originale e un percorso comune, che ci ha visto lasciare l’Europa per poi, in modi diversi, tornare. Ma la cosa più importante penso sia il fatto che stiamo bene insieme, che ci divertiamo durante le prove e fuori e che il tempo è leggero quando siamo nello stesso luogo.

Davide

Come è nato il materiale composto e raccolto in “Source”? C’è un’idea o una “fonte” in particolare che alla base collegano le sei composizioni?

Lorenzo

Se c’è un filo conduttore compositivo tra i brani di Source, questo è sicuramente la centralità della melodia all’interno dei singoli brani. Ho scritto questi brani partendo dall’elemento melodico, modellando armonia e ritmo attorno ad esso. Li ho composti pensando a chi li avrebbe suonati e alle loro caratteristiche, basandomi molto, per esempio, sulla capacità di Luca di interpretare e far risplendere una melodia; sulla libertà di Andrea nel riempire e svuotare lo spazio; sulla e chiarezza ritmica e armonica di Matteo.

Davide

In che modo avete lavorato a “Source”, sviluppando e consolidando quali intese e intenzionalità?

Lorenzo

Come dicevo, mi ispiro e mi affido moltissimo alla musicalità dei singoli membri della band. Questo significa che in sala prove ognuno è libero di dire la sua su vari aspetti di un brano e di interpretarne il contenuto. Questo nel tempo ha fatto sì che l’idea originale venisse continuamente plasmata fino a quella che è stata la performance cristallizzata nell’album. Più tempo si suona assieme, più questo lavoro di co-creazione necessita di sempre meno parole: è questa la bellezza di lavorare con la stessa formazione per lungo tempo. Nei concerti i brani continuano a trasformarsi, mentre le intese si rafforzano, diventando meno verbali e più musicali. Source è forse questo, l’espressione musicale di un’intesa che è dialogo e trasformazione.

Davide

Guidi due band: l’altra è quella dei Cloudy Peaks. Quali le differenze tra i due progetti?

Lorenzo

Con i Cloudy Peaks condivido un’esperienza diversa, quella di aver vissuto, studiato e suonato in una città come Londra. È una formazione internazionale, con un italiano, due inglesi (Luke McCarthy alla batteria e Guy Dempsey al contrabbasso) e un olandese (Kasper Rietkerk). Come ci si può immaginare la presenza del sax implica un approccio diverso alla composizione/arrangiamento e performance. In linea molto generale infatti, non essendo il sassofono uno strumento armonico come la chitarra, le composizioni sono pensate in maniera differente, delegando la parte armonica al basso e al piano, e affidandosi molto alle linee del sax per l’aspetto melodico. E anche quando le parti delle setlists delle due band si sovrappongono, gli arrangiamenti cambiano. Quello che non cambia è la libertà artistica di ogni membro di contribuire alla performance di ogni brano, il che è in fondo garantisce l’unicità dei due progetti.

Davide

Tra le pagine melodicamente e armonicamente quiete ed eleganti di “Source” c’è anche un momento (forse improvvisativo) di liberi suoni di matrice più atonalista e rumorista (“Odruis”). Come è nata e con quale intento rispetto al resto?

Lorenzo

“Odruis” nasce da un momento in cui, durante la sessione di registrazione in studio, ci siamo trovati ad essere overwhelmed, sopraffatti da una scelta da fare riguardo a una take, per cui non riuscivamo ad andare avanti nel nostro lavoro di registrazione. Come momento di liberazione siamo tornati in sala riprese davanti ai nostri strumenti ed è nato il brano, frutto di un’improvvisazione libera guidata principalmente da Luca e Andrea. Alla fine del brano siamo scoppiati in una risata fragorosa (che abbiamo incluso nella take), che ha marcato il senso liberatorio e provvidenziale di quel momento nell’economia del disco.

Davide

Vivi a Vienna? Come ha influito sulla tua musica il clima storico di una città di così grande importanza nella storia della musica a partire dalle due scuole musicali viennesi e specialmente la seconda, quella che ha dato vita all’atonalismo, alla musica dodecafonica e alla musica seriale? Che tipo di approccio tonale, atonale o modale hai usato in “Source”?

Lorenzo

Al momento della registrazione mi ero appena spostato nella città e non ne avevo probabilmente ancora colto alcuni aspetti che invece adesso, dopo un anno, inizio a carpire. Vienna è una città molto tranquilla, letteralmente quieta, specialmente se paragonata a New York, Boston o Londra. È una città che invita all’introspezione, a cercare dentro di sé suoni e motivazioni, che è un po’ la descrizione di questa fase della mia vita di musicista e artista. Come scrivi, Vienna è una città che ha dato tantissimo alla musica e venendoci ad abitare, assaporando il clima e la cultura musicale del posto, si percepiscono il rispetto e la consapevolezza nei confronti di questo passato, all’interno delle istituzioni musicali e fuori. L’essere qui mi ha sicuramente fatto riflettere più degli ultimi anni sul mio rapporto con la mia educazione classica. Guardando indietro nel mio percorso, più che la “perfezione” stilistica della prima scuola di Vienna (Beethoven, Mozart, Haydn) e della sperimentazione atonale e seriale della seconda, impersonificata da Schonberg, chi ha avuto su di me un’influenza più grande è stato un compositore che si pone nel mezzo, l’ultimo dei romantici: Gustav Mahler. Mi ricordo che, quando avevo circa 15 anni, con la scuola andammo al Teatro Verdi di Firenze per una prova generale dell’Orchestra della Toscana; ascoltai lì per la prima volta l’Adagio della Sinfonia n°10, che mi toccò particolarmente. Col tempo ho capito che a farlo è stata la forte componente espressiva della melodia, illuminata da armonie complesse e cangianti, che vengono dalla tonalità, ma non rispondono ad un centro tonale chiaro. In un certo senso come compositore penso di ricercare una ricetta simile, unendo sprazzi di tonalità a una melodia che sia espressiva e drammatica.

Davide

Il disegno in copertina mi ha richiamato alla mente i lavori della cosiddetta “neurographic art”, una forma d’arte astratta e meditativa che utilizza linee e forme colorate libere per connettere pensieri consci e inconsci, promuovendo la consapevolezza e il benessere, una tecnica sviluppata da Pavel Piskarev. Cosa in particolare rappresenta quel disegno della musica da voi proposta in questo lavoro?

Lorenzo

La copertina rappresenta un’idea di ramificazione che nasce da una linea sorgiva. Questa, a seconda dei punti di vista, sembra prendere diverse direzioni cromatiche, che però rimangono imperfette se si guarda più da vicino. Questa rappresentazione grafica rappresenta forse ciò che, come dicevo prima, ricerco armonicamente nella mia musica: sprazzi di tonalità accostati insieme che danno vita a un gioco irregolare di luci e ombre.

Davide

Nel ’23 ti sei aggiudicato il primo premio al “Contest Music 4 The Next Generation”. Come dev’essere una musica per una prossima generazione? Cosa deve per te idealmente contenere tra storia e innovazione la tua musica o, più in generale, una musica che attraversi i limiti generazionali?

Lorenzo

Domanda non facile! Non mi piace dire che la musica “deve” essere qualcosa di specifico o contenere degli elementi specifici per essere apprezzata. Come forma di espressione prettamente umana, mi auguro che la musica sia sempre un’espressione onesta di chi la crea. E sarebbe disonesto per chi la fa non prendere in considerazione chi l’ha fatta prima, portando il proprio contributo in questo mondo. Credo che ciò che la musica comunica, espresso nel vocabolario delle emozioni, lo comunichi in maniera diversa ai singoli individui, che pensano, sentono ed elaborano sentimenti che sono relativi al tempo, al luogo e alla società in cui vivono. Ci sono alcuni brani e artisti che, per quanto mi riguarda, riescono ad oltrepassare il confine generazionale, perché parlano a quella parte dell’uomo che forse non cambierà mai, cioè la presenza nella nostra esistenza dell’ignoto, di quello che non sappiamo, che in fondo è alla base dell’esistenza stessa e ci fa sentire allo stesso tempo capaci di percepire molto, e fragili perché quel molto è sempre troppo poco. Sto parlando, per quanto mi riguarda, di A Love Supreme di Coltrane, dell’Etude Op.10 n°3 di Chopin, della Sinfonia n°10 di Mahler, di Grace and Mercy di Immanuel Wilkins, di Hide and Seek di Imogen Heap e di altri ancora.

Davide

Quali funzioni individuali e sociali consegni e consegui attraverso la tua musica?

Lorenzo

Scrivendo e suonando musica cerco di entrare io stesso in uno spazio in cui poter riconnettermi con me stesso, ricercando emozioni autentiche attraverso le interazioni con gli altri. Onestamente, non penso di perseguire alcun obbiettivo particolarmente rilevante a livello sociale; se non altro cerco di fare qualcosa che mi fa sentire profondamente “uomo”, e cerco, senza troppe pretese, di ispirare chi mi sta intorno a fare lo stesso.

Davide

Cosa seguirà?

Lorenzo

A partire dell’estate, ma più intensamente tra ottobre e novembre 2025, la band sarà in tour (the “Source” tour) in varie città europee, con un buon numero di date che è già in calendario. Le date sono in continuo aggiornamento e sicuramente continueranno anche nel 2026. Al momento nuovi brani sono stati scritti, e stiamo già pensando al prossimo lavoro…

Davide

Grazie e à suivre…

Lorenzo

Grazie mille Davide per le bellissime domande!

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