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Intervista con Alessandro Di Liberto

13 min read

GleAM Records è orgogliosa di annunciare l’uscita di Punti di Vista, il nuovo album del pianista e compositore sardo Alessandro Di Liberto

GleAM Records è orgogliosa di annunciare l’uscita di Punti di Vista, il nuovo album del pianista e compositore sardo Alessandro Di Liberto, disponibile in formato CD e digital download/streaming dal 31 gennaio 2025 e distribuito da IRD International e Believe Digital. L’uscita è stata preceduta dai singoli L’Isola dei Giganti (10 gennaio 2025) e Tra le Vie del Borgo (24 gennaio 2025).

Punti di vista è il racconto di un viaggio musicale attraverso i luoghi più suggestivi della Sardegna: un’isola ancora in parte incontaminata dove la bellezza della natura è capace di evocare stati d’animo forti e indelebili.

Dai diversi paesaggi che la caratterizzano, è nata un’ispirazione che ha portato alla realizzazione di 10 tracce originali che richiamano vari elementi naturali: l’eco dei forti venti marittimi, la maestosità di un tempio antico, le spiagge di riso, il colore cristallino del mare, i borghi colorati e le alte torri dalle quali ammirare una terra antica, dal fascino misterioso, in cui il tempo sembra essersi fermato.

Personnel

Laura J Marras: sassofono contralto

Alessandro Di Liberto – piano & synth pad
Sebastiano Dessanay – contrabbasso
Roberto Migoni – batteria

Tutte le composizioni sono scritte e arrangiate da Alessandro Di Liberto

Recording Data

Registrato ad agosto 17, 18, 19, 2023 al SounDream Studio – Selargius (Cagliari)

Ingegnere del Suono: Antonio Ferraro e Alessandro Corrias
Mixing & Mastering: Marti Jane Robertson

Artwork: Sara Deidda

Grafiche: Studio Clessidra

Prodotto da GleAM Records

 A questo link l’ascolto digitale

https://open.spotify.com/intl-it/artist/4nJqZmIU9qQ861dtHoVw2r?si=0365e46866d3470b

 

Ufficio Stampa

GleAM Communication

 

Intervista

Davide

Buongiorno Alessandro. Perché hai dedicato un disco alla Sardegna, come è nato questo tuo desiderio di omaggiare la tua isola originaria?

Alessandro

Ciao Davide, idealmente ho spesso associato la mia scrittura musicale alle immagini che mi circondano, soprattutto quelle relative ai paesaggi naturali. Nei miei precedenti lavori erano già presenti diversi richiami alla Sardegna, per cui una volta preso atto di questo mi sono finalmente deciso a dedicare a quest’isola un intero disco.

Davide

Paolo Fresu, a proposito di questo tuo disco, ha premesso che “la Sardegna è un’isola quieta che trae ispirazione dal silenzio per vibrare all’unisono con la natura e con gli elementi che la compongono”. In che modo i luoghi di questo lavoro hanno ispirato la tua musica, attraverso quale processo analogico tuo personale e quale metodo?

Alessandro

L’immagine evocata da Paolo è molto poetica e la condivido, tutto si inserisce nel silenzio ed è scandito nel silenzio: pensiamo ad esempio al vento di maestrale, che da nord ovest spira a raffiche alternandosi tra momenti di forte “scompiglio” a momenti di quiete assoluta, nei quali un apparente silenzio torna a regnare. Anche la mia musica va così, i periodi musicali dei miei brani possono essere anche molto lunghi ma vengono inframezzati da momenti di stasi durante i quali, nella calma, viene elaborato ciò che seguirà.

Davide

Il tuo precedente disco “Flowery piano” era dedicato ai fiori. Ma anche in altri tuoi lavori del passato come “Tesoro di carta” (2022), “Clima di un’estate” (2008) o “Tonalità naturali” (2002), spesso ti richiami nei titoli alla natura o alla naturalità. Qual è il tuo legame con essa attraverso la musica?

Alessandro

La Natura per me è il più potente antidoto al malessere che spesso coglie alcuni di noi nel vivere una vita ormai sempre più scandita dai social e dall’ansia di voler raggiungere a tutti i costi un’infinità di obiettivi. Ci stiamo sempre più allontanando dalla vera essenza della felicità, che per me è legata al sentirsi parte di un divenire naturale del paesaggio intorno a noi, in cui tutto si rinnova continuamente. La Natura esprime sé stessa e non ha paura dei cambiamenti, noi invece questa paura l’abbiamo, proprio perché conducendo una vita in gran parte artificiale ci siamo da essa allontanati. Per questi motivi questa è diventata per me il punto di partenza nella mia ricerca di ispirazione.

Davide

Musicalmente come “Punti di vista” si colloca in continuità rispetto ai tuoi lavori precedenti e cosa introduce di nuovo o diverso?

Alessandro

Punti di Vista rappresenta senz’altro un continuum nel mio viaggio di riscoperta della Natura, addirittura in esso è presente un brano che io scrissi molti anni fa (L’Orologio del Tempo) e che si armonizza perfettamente con tutte le nuove composizioni del disco. Unico vero elemento di novità è rappresentato dall’inserimento dei Synth pad con un suono volutamente vintage. Mi piace molto l’idea di rivisitare sempre la mia musica, sia quella presente che quella passata, con gli occhi di adesso.

Davide

Tu al piano, Laura J Marras al sassofono contralto, Sebastiano Dessanay al contrabbasso, Roberto Migoni alla batteria: come si è formato questo quartetto, attraverso quali intese e propositi? Come avete lavorato insieme e dialogato attraverso queste tue composizioni?

Alessandro

Con Laura abbiamo lavorato sui brani in maniera costante e senza metterci alcuna fretta, il progetto ha quindi preso una prima forma in duo. Solo dopo un anno ho pensato chi potessero essere i musicisti più adatti per trasformare il nostro duo in un quartetto: la scelta è ricaduta in modo naturale su Sebastiano e Roberto, con cui avevo già diversi trascorsi musicali oltre che un rapporto di amicizia consolidato, presupposto che reputo fondamentale per sviscerare le tante difficoltà musicali con la massima serenità. E così è stato, ogni seduta di prove veniva registrata e in seguito al riascolto si mettevano sul tavolo tutte le criticità e si discuteva su come poterle affrontare e risolvere. Registrare aiuta molto, io poi come leader del quartetto, mi sono posto in maniera sempre abbastanza aperta e le poche indicazioni che necessariamente davo durante le prove miravano a centrare il più possibile l’essenza dei brani e a determinarne il carattere, pur lasciando ai musicisti i propri margini creativi.

Davide

Oltre al piano hai suonato il synth pad, creando suoni che aggiungano colore e profondità, come un tempo si faceva con gli archi oppure con l’organo. Perché questa scelta di creare uno sfondo sonoro d’atmosfera e sostenuto di questo tipo?

Alessandro

Hai detto bene, “come un tempo si faceva”. L’ho definita prima io stesso una scelta vintage che in qualche modo richiama delle sonorità del passato a cui io sono sicuramente molto legato: gruppi come gli Steps Ahead o il Pat Metheny group sono una parte fondante del mio background musicale a cui non rinuncerei mai. I Synth pad hanno un attacco molto più morbido degli archi e creano un vero e proprio tappeto sonoro con il quale gli strumenti acustici, a mio parere, legano molto bene. Per me l’utilizzo di questi ultimi è un valore aggiunto di questo disco e ci ho lavorato davvero tanto sia in fase di scrittura che in fase di equalizzazione e missaggio, assieme a Marti Jane Robertson.

Davide

“L’isola dei Giganti”, che è stato anche il primo singolo tratto da questo album, si riferisce ai giganti del Mont’e Prama, le sculture rinvenute nella penisola del Sinis. E, a proposito, i giganti della musica sono stati tanti, o come tali considerati: quali i tuoi personali e imprescindibili in rapporto al tuo percorso artistico?

Alessandro

Certo, senza tutti i giganti del passato e del presente, non esisterebbe di fatto la possibilità di tracciare un proprio sentiero musicale. Ti cito i nomi che reputo essenziali, li metterò nell’ordine in cui li ho scoperti: Tra i pianisti: Chick Corea, Keith Jarrett, Herbie Hancock, Bill Evans e Oscar Peterson. Ognuno di loro, con la sua enorme personalità, mi ha fatto capire che la musica la puoi intendere in tante maniere differenti senza mai pervenire ad una verità univoca, ma che per essere musicisti occorre sviscerare ogni minimo dettaglio e percorrere la tua strada fino in fondo con convinzione. In questo modo riuscirai a sviluppare sempre la tua massima potenza espressiva, che è poi quello a cui tendo sia nei dischi che nei live. Altri musicisti essenziali nel mio cammino sono stati: Michael Brecker, Joe Locke, Peter Erskine, Avishai Cohen (il contrabbassista), Mike Stern. Da notare che molti di loro sono, oltre che dei grandi strumentisti, degli eccellenti compositori. Per me, il binomio strumentista/compositore è quello che completa un musicista di jazz.

Davide

Come musicista e anche come docente, cosa pensi del presente e del futuro della musica e di quella che sembra essere una fase molto delicata di transizione nelle sue modalità di fruizione sempre più liquida e veloce e di creazione, sia nell’inventiva che nella professionalità, sempre più affidata alla tecnologia digitale, dai computer cluster capaci di comporre musica come Iamus fino alla ormai a tutti accessibile Intelligenza Artificiale?

Alessandro

In questa tua domanda hai messo insieme diverse problematiche, alcune delle quali anche molto preoccupanti. Inizio da quella per me più preoccupante, legata appunto al ruolo dell’intelligenza artificiale nella creazione artistica: è indubbio che con questi mezzi disponiamo di un bagaglio di conoscenze pressoché illimitato, per cui verrebbe da pensare che nella fase dell’elaborazione gli stessi possano avere una marcia in più rispetto a qualsiasi musicista. Ma quello che conta, nell’arte, è la presenza di un soffio vitale e di un’identità che per me, almeno allo stato attuale, nessun computer riesce a ricreare e forse mai riuscirà a fare. Il mio forse rappresenta ovviamente una speranza, perché in caso contrario dovremo prepararci a competere con le abilità dei sistemi informatici. Sulla musica liquida, penso che per noi musicisti sia in gran parte un problema perché questa possibilità di fruizione fa arricchire le tante piattaforme esistenti, tranne che noi musicisti stessi. L’unica salvezza rimane quella di fare più concerti possibile, al termine dei quali i CD o i vinili ancora si vendono. Bisogna in sintesi recuperare quel rapporto umano con un pubblico che ancora è disposto a spendere e lasciarsi stupire dalla musica live.

Davide

Uno degli antichi nomi dati alla Sardegna fu “Ichnusa”, dal greco “ichnos”, che significa “traccia”, “segno”, “orma”, o “Sandalia” (sandalo, secondo i bizantini), forse per la forma di un piede, secondo una leggenda, quello di Dio che avrebbe così lasciata una sua impronta sulla Terra. Quali orme hai seguito tu nel creare la musica di “Punti di vista” e quale segno o traccia vorresti lasciare con questo disco in coloro che lo ascolteranno?

Alessandro

Semplicemente ho continuato a percorrere una mia strada musicale, quella che in gran parte ho provato a delineare nelle mie risposte precedenti. Lasciare una traccia con un disco, al giorno d’oggi non è semplice: sia per l’enorme mole di dischi che vengono immessi nel mercato che per la difficoltà di conquistarsi una propria fetta consistente di pubblico. Ci sono in giro artisti di grande valore che purtroppo non sono conosciuti, questo perché al giorno d’oggi devi prima di tutto saper confezionare la tua proposta in modo accattivante. L’involucro diventa così più importante del contenuto, che a volte passa letteralmente in secondo piano. Diciamo che per essere notato, devi avere delle strategie di marketing abbastanza precise, perché la musica da sola non basta più.

Davide

Cosa seguirà?

Alessandro

Ho un progetto in cantiere, che svelerò al momento opportuno! Intanto, un grazie a te per questa piacevole intervista.

Davide

Grazie e à suivre…

Biografia

Alessandro Di Liberto è pianista, compositore, docente.

Nato a Cagliari, inizia lo studio della chitarra da autodidatta a otto anni, per poi passare al pianoforte sotto la guida del maestro S. Figliola con il quale studierà in privato. Nel 1985 si iscrive al Conservatorio di Cagliari G. P Da Palestrina dove intraprende lo studio della Composizione sotto la guida del maestro A. Guaragna. Nello stesso periodo forma il suo primo gruppo musicale con il quale ha modo di fare le prime esperienze di musica dal vivo. Si appassiona al Jazz e nel ’90 viene ammesso al primo corso di Jazz del Koninklijk Conservatorium de l’Aja (Olanda) dove sono presenti alcuni tra i più rappresentativi musicisti jazz olandesi. Studierà con il pianista Rob van Kreeveld. Si trasferisce subito in Olanda dove si diplomerà proprio nel ’96 in Pianoforte Jazz. Oltre al diploma di “performer” porterà a compimento il biennio di Pedagogia della musica.
Durante il periodo della sua permanenza in Olanda fonda (insieme al sassofonista tedesco Klaus Gesing) il Di Liberto-Gesing quartet con cui si esibisce in giro per l’Olanda ma anche in rassegne e festival internazionali di prestigio, quali North Sea Jazz Festival (L’Aja), Beauforthuis (Olanda), Villach (Austria), Jazz a Vienne (Francia). Nel ’98 registra in Austria il CD dal titolo “Harmonix” con il sopraccitato quartetto che comprende Christian Weber al contrabbasso e Ewald Zach alla batteria.
Nel novembre del 2000 registra un secondo CD interamente a suo nome intitolato “Tonalità Naturali”, dove sono presenti quasi esclusivamente alcune sue composizioni originali. Ospiti di questo progetto sono il sassofonista torinese Emanuele Cisi, il contrabbassista Sandro Fontoni e il batterista Francesco Sotgiu.

Nel 2003 viene contattato da Paolo Fresu per entrare a far parte del corpo docenti dei seminari invernali di Nuoro. Verrà riconfermato durante tutti i 10 anni seguenti.
Dal 2004 diventa collaboratore esterno del triennio superiore di Jazz del Conservatorio di Cagliari in qualità di docente di Pratica pianistica jazz. Negli anni a seguire estenderà la sua collaborazione ivi insegnando anche Armonia jazz, Musica d’insieme e (dal 2007 ad oggi) Pianoforte jazz principale e pianoforte jazz complementare.

Nel 2006 torna in Olanda per registrare un CD dal titolo “Clima di un’estate”. Il cd contiene esclusivamente brani originali e vede la presenza del trombettista olandese Eric Vloeimans, il bassista Hein v.d. Geyn e il batterista Hans Van Oosterhout. Le note di copertina sono dello stesso Hein v.d. Geyn. Nello stesso anno fonda l’associazione culturale “Improvvisarte”, con la quale organizza eventi legati alla musica jazz.

Nel 2011 è impegnato con la presentazione del suo lavoro discografico in trio dal titolo “Memorie di standards”, prodotto nel novembre 2010 dall’etichetta italiana Philology e che vede la presenza di Daniele Russo alla batteria e Nicola Cossu al contrabbasso. Il disco viene recensito dalla rivista Jazzit e dal Cadence Jazz magazine.

Sempre nel 2011 registra in Inghilterra (Birmingham) un cd in quartetto a nome del contrabbassista sardo Sebastiano Dessanay dal titolo Songbook vol. 2 che contiene esclusivamente composizioni del contrabbassista. Special guest del progetto è il trombettista italiano Fulvio Sigurtà.
Nel 2012 registra il cd Songshine in quintetto con la cantante sarda Francesca Corrias e il sassofonista Stefano D’Anna. Nel cd sono presenti due brani di sua composizione unitamente ad alcuni suoi arrangiamenti. Special guest del progetto è il cantante belga David Linx. Il cd viene prodotto l’anno successivo dall’etichetta discografica S’Ard.

Nell’ottobre 2014 registra a Cagliari un quarto lavoro interamente a suo nome dal titolo Four Jazz Suites, in quartetto con Daniele Russo alla batteria e Nicola Cossu al contrabbasso.

Special guest del progetto è il sassofonista Rosario Giuliani. Il cd viene prodotto l’anno seguente dall’etichetta discografica americana Art of Life ed è attualmente in vendita/streaming su tutte le principali piattaforme digitali.

Dal dicembre 2014 al 2018 è stato titolare di cattedra presso il conservatorio N. Piccinni di Bari dove ha insegnato Pianoforte principale, pianoforte complementare e tecniche dell’improvvisazione all’interno dei trienni e dei bienni del dipartimento di jazz.

Il suo quinto lavoro discografico a suo nome, registrato il 23-24 novembre 2018, presenta esclusivamente brani di sua composizione arrangiati per quintetto e orchestra d’archi e vede la partecipazione di vere e proprie star internazionali. Alla batteria il ben noto Peter Erskine, storico batterista dei Weather Report, Steps Ahead e altre formazioni che ormai rappresentano delle pietre miliari nella storia del jazz. Al sassofono Eric Marienthal, sassofonista il cui nome è legato indissolubilmente alla Chick Corea Electric Band. Inoltre è presente all’interno del progetto l’Orchestra da Camera della Sardegna, diretta dal violinista Simone Pittau.
Nel corso della sua carriera ha avuto modo di suonare con importanti esponenti del panorama jazzistico nazionale e internazionale come i trombettisti Jon Faddis, F. Boltro, A. Gravish, Paolo Fresu, L. Aquino, F. Sigurtà, Eric Vloeimans, i sassofonisti E. Marienthal, K. Gesing, E. Cisi, R. Giuliani, M. Carboni, M. Giammarco, R. Ottaviano, S. Di Battista, R. Luppi, S. D’Anna, M. Negri, J. Lourau, M. Rosen, il vibrafonista Joe Locke, i cantanti David Linx,i. Shaw, Ana Flora, F. Claassen, F. Corrias, i chitarristi W. Bronnenberg, B. Ferra, M. Ferra, G. Corona, A. Lazzeri, il percussionista Neil Percy, i batteristi P. Erskine, H. v. Oosterhout, E. Zirili, D. Russo, A. Cosker, R. Gatto, D. Garcia, E. Zach, A. Garau, E. Nijhoff, F. Sotgiu, la violinista Anna Tifu, i bassisti H. v. de Geyn, D. Hall, T. Scannapieco, S. Dessanay, J. Somsen, A. Losacco, D. Deidda, N. Cossu, S. Fontoni, P. Dalla Porta, N. Cossu, C. Weber, N. Muresu, Frans v.d. Hoeven e tanti altri. Alessandro Di Liberto collabora stabilmente in quartetto con l’amico e collega Joe Locke, vibrafonista di fama internazionale (in quartetto, con Alyn Cosker alla batteria e Darryll Hall al contrabbasso).

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