“Respiro” è viaggio musicale che unisce sonorità mediterranee, jazz, tango e world music. Spero che la musica di quest’album arrivi a parlare ai cuori e alle anime di chi sceglierà di ascoltarle e di “respirare” insieme a noi.
No war, Peace and Love!
Dalle note di copertina.
Tracklist:
Valse pour l’amour perdu / L’amante / Respiro / Il treno / Waiting for / Paris / Andalusia / Sole di notte.
Joe Pisto: chitarra e voce.
Fausto Beccalossi: fisarmonica e voce,
Belfagor Label 2024
Intervista
Davide
Buongiorno Joe. Quando e come nasce questo sodalizio artistico con Fausto Beccalossi?
Joe
Buongiorno Davide. Ho conosciuto Fausto oltre 15 anni fa a Bologna dopo un suo concerto. Mi aveva subito colpito la sua musicalità e comunicativa. Da lì la proposta di collaborare e l’inizio di un’intesa sia umana che musicale che ci ha portato a condividere palcoscenici e momenti di vita fino ad oggi.
Davide
L’unione della chitarra acustica e della fisarmonica è davvero molto suggestiva e sembra che i due strumenti siano stati fatti apposta l’uno per amplificare il lato più malinconico o nostalgico dell’altro (sentimenti cioè come saudade o sensucht). Come avete inteso l’incontro ideale di queste due sonorità?
Joe
La fisarmonica è uno strumento che è stato presente nella mia vita sin da piccolo in quanto mio padre la suonava per hobby. Il suo suono mi ricorda le feste in casa quando si suonava e si cantava insieme. Incontrare un grande artista come Fausto ha fatto scattare in me la voglia di realizzare e concretizzare un progetto musicale in cui poter convogliare le mie idee compositive e musicali e i miei ricordi. L’incontro di queste due sonorità, come giustamente affermi, è ideale perché la chitarra acustica può sottolineare la vulnerabilità e l’intimità di un brano, mentre la fisarmonica aggiunge una dimensione di ampiezza e profondità, facilitando una comunicazione emotiva che può toccare l’anima. Insieme, creano un dialogo musicale che può evocare immagini di paesaggi nostalgici o momenti di riflessione profonda, rendendo l’ascolto un’esperienza immersiva.
Davide
Come sono nate queste tue composizioni, intorno a quali idee e suggestioni o aspirazioni di base?
Joe
Solitamente tutte le mie composizioni partono da un’idea melodica e/o ritmica che poi elaboro in più step: registro le mie idee e poi cerco di definirle riascoltandole, in modo da migliorare o meno dei passaggi musicali e capire se il senso della mia composizione sta andando nella giusta direzione. Una metodologia che contraddistingue il mio personale processo creativo.
La creatività è stimolata da qualsiasi cosa mi circonda e mi accompagna nel quotidiano: persone, viaggi, arte, l’ascolto di altra musica, momenti emotivi particolari; per cui ogni composizione presente nell’album è profondamente autobiografica e racconta appunto storie, viaggi ed emozioni che ho vissuto in prima persona.
Davide
Se lo spazio è il respiro dell’arte, secondo, Frank Lloyd Wright, è il tempo il respiro della musica? Cos’è il “Respiro” di questo titolo all’album, oltre che del brano omonimo?
Joe
Sì, si può affermare che il tempo è il respiro della musica, poiché essa si sviluppa e si esprime attraverso il susseguirsi di note e ritmi. La musica vive di dinamiche temporali, dove ogni nota, ogni pausa ha il suo momento. Il tempo crea il contesto in cui le melodie si intrecciano, permettendo di costruire tensione e risoluzione. Senza il tempo, la musica sarebbe priva di struttura, riducendosi a un insieme di suoni privi di significato. Inoltre, il tempo è ciò che permette all’ascoltatore di immergersi nell’esperienza musicale, rendendo ogni esecuzione unica. Così come l’arte visiva gioca con lo spazio per dare forma e colore, la musica danza nel tempo per esprimere sentimenti e storie. In questo senso, il tempo diventa un elemento fondamentale, un respiro che anima la musica e le conferisce vita. “Respiro” non è solo il titolo dell’album, ma rappresenta anche una vera e propria fotografia musicale del mio viaggio interiore. La Title track, in particolare, è per me un simbolo di rinascita; dopo un lungo periodo di sfide emotive e personali, finalmente riesco a “Respirare” di nuovo. La musica, per me, deve essere in grado di evocare immagini e sensazioni. La parola “Respiro” racchiude l’essenza della vita stessa, richiamando il ciclo di alti e bassi che ogni individuo affronta.
Ogni nota, ogni pausa, è un invito a esplorare le emozioni più profonde, e a trovare il proprio respiro in un mondo che spesso sembra soffocante.
“Respiro” vuol essere così un inno alla vita, un invito a celebrare ogni attimo, a sentire profondamente e a condividere la propria umanità.
Davide
Come “Respiro” segue i tuoi precedenti lavori, cosa ne continua e cosa ha introdotto per te di nuovo e diverso?
Joe
“Respiro” segue la poetica del primo album “Interplay”: la melodia e la cantabilità sono caratteristiche centrali nei miei lavori. La melodia, per me, è il cuore pulsante della musica e il veicolo principale delle emozioni. Quando compongo, spero di creare linee melodiche che possano risuonare con l’ascoltatore, evocando ricordi o sensazioni che possano andare oltre le parole.
In questo secondo album, “Respiro”, ho pensato di ridurre l’improvvisazione, un elemento molto presente nelle composizioni del primo album. Questa scelta nasce dal desiderio di dare maggiore rilievo alla struttura compositiva, rendendo i brani più immediati e accessibili. Volevo che ogni brano avesse una forma ben definita, in modo da trasmettere emozioni in modo diretto e incisivo. L’idea era quella di creare pezzi che potessero essere percepiti come canzoni, con una durata più contenuta, permettendo così all’ascoltatore di cogliere appieno il messaggio senza disperderlo in lunghi assoli.
“Respiro” vuol rappresentare quindi un equilibrio tra composizione, interpretazione ed improvvisazione.
Davide
Scorrendo i titoli, almeno tre rimandano al viaggio (Il treno, Paris, Andalusia). Lo scrittore Pat Conroy scrisse che “senza musica, la vita è come un viaggio attraverso un deserto”. Cosa rappresenta per te il connubio musica e viaggio? Che tipo di viaggio musicale è dunque “Respiro”, da cosa verso cos’altro o dove e attraverso quali scenari e tappe?
Joe
La musica e il viaggio condividono un profondo legame emotivo e culturale. Entrambi offrono l’opportunità di esplorare nuove realtà e vivere esperienze indimenticabili. La musica può essere la colonna sonora di un viaggio, evocando ricordi e sensazioni che arricchiscono l’esperienza. Allo stesso modo, viaggiare ci permette di scoprire nuove melodie e tradizioni musicali, ampliando i nostri orizzonti. Entrambi stimolano la creatività e l’immaginazione, trascendendo le barriere linguistiche e culturali. La musica accompagna i momenti di solitudine o di festa durante il viaggio, creando connessioni tra le persone. Respiro è il viaggio della vita con le fermate in diverse stazioni emotive: si prende Il treno che ci porta a Paris per ballare un ultimo Valse pour l’amour perdu o si fugge dall’Amante in Andalusia e finalmente dopo tanto Aspettare (waiting for) si torna ad avere il Sole di notte e a Respirare nuovamente!
Davide
Quali sono i chitarristi che hai più apprezzato nel tempo? C’è un brano per chitarra che tu ritenga il più bello che sia mai stato scritto?
Joe
Difficile rispondere…posso dirti sicuramente che il primo chitarrista che vidi (e che poi mi spinse a studiare chitarra classica) fu Andrès Segovia in una vecchissima trasmissione rai della domenica mattina in cui trasmettevano concerti di musica classica. Avrò avuto 13 o 14 anni: vedere quelle dita muoversi sulle corde della chitarra con grande agilità e maestria mi affascinò a tal punto che volli iniziare a studiarla. L’altro mentore è stato George Benson con l’ascolto del suo primo disco Blue Benson. Poi Pat Metheny, Paco De Lucia, Scofield, Wes Montgomery,Yamandu Costa, ce ne sono tantissimi. Diventa ancora più difficile se non impossibile pensare ad un brano di bellezza assoluta scritto per chitarra!
Davide
Sei titolare della cattedra di “Canto Jazz” presso il conservatorio “G.B. Martini” di Bologna, presso il quale ti sei anche diplomato. “In verità cantare è altro respiro.
È un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento”, scriveva Rainer Maria Rilke nei suoi versi. Però la tua voce, nel disco, è presente – insieme a quella di Beccalossi – solo occasionalmente in alcuni fraseggi. Perché dunque la scelta di lasciare la voce più a margine?
Joe
Non direi proprio occasionalmente. La mia voce è presente in 5 brani su 8 di cui uno anche in coppia con Fausto. La mia scelta artistica è stata quella di utilizzare la voce come un colore sonoro piuttosto che come un elemento predominante nei brani. In assenza di un testo, la voce si integra perfettamente con gli strumenti, creando una sorta di tessuto sonoro in cui ogni elemento contribuisce a formare un’unità coesa. Un approccio che consente di enfatizzare l’espressività degli strumenti, permettendo alla musica di comunicare emozioni e sensazioni senza la necessità di parole. La presenza non ridondante della voce, insieme a quella di Fausto Beccalossi, serve a mantenere l’ascoltatore in uno stato di curiosità e sorpresa, evitando che il canto diventi il fulcro dell’attenzione. Questo lascia spazio agli strumenti per raccontare la loro storia, creando un dialogo sonoro tra le diverse parti. Così facendo, si crea un’atmosfera più intima e profonda, dove la musica può fluire liberamente, senza le costrizioni di un testo definito. La voce diventa quindi un elemento di connessione, un ulteriore strato di espressività che arricchisce l’esperienza di ascolto.
Davide
Hai suonato con molti grandi autori e musicisti. Quali ricordi tra le più emozionanti collaborazioni?
Joe
Difficile dirlo, ogni collaborazione è stata unica e motivo di crescita musicale e umana. Ogni musicista ha la propria poetica musicale, che non può far altro che arricchirti. Interagire, collaborare con altri musicisti è importante perché ti fa uscire dalla tua confort zone, ed è solo in questo modo che si cresce a mio avviso, toccando i propri limiti e cercando di superarli aumentandone i confini.
Davide
Tango, jazz, world music, classica e forse – azzardo io – anche il rock. Il tema di “Andalusia” mi ha infatti rievocato la melodia di “Glorious” di Andreas Johnson. Ci sono dunque delle citazioni in questo disco di ampio “respiro”, che miscela cioè molti generi musicali? Cosa rappresenta per te la trasversalità dei generi musicali?
Joe
La musica è un linguaggio universale, ma la sua fruizione è profondamente influenzata dal bagaglio esperienziale e culturale di ogni individuo. Questa premessa vuole spiegare proprio l’importanza della musica senza confini di generi e/o stili. Un medesimo passaggio musicale può evocare in un ascoltatore ricordi intimi e personali, mentre in un altro può suscitare associazioni completamente diverse. Ad esempio, una melodia semplice può ricordare a qualcuno l’infanzia, legata a momenti felici, mentre per un altro potrebbe richiamare memorie di una tristezza profonda. Le influenze culturali, come la tradizione musicale di provenienza, giocano un ruolo fondamentale nel modo in cui interpretiamo le armonie e i ritmi. Inoltre, l’educazione musicale e l’esposizione a diversi generi possono arricchire la nostra percezione, facendoci cogliere sfumature che altrimenti resterebbero nascoste. Così, la stessa composizione può diventare un caleidoscopio di significati, ognuno unico e personale, dimostrando la straordinaria capacità della musica di dialogare con l’anima umana.
Davide
E, a proposito di citazioni, Aleksàndr Puškin scrisse che tra i piaceri della vita, la musica è seconda solo all’amore. Ma l’amore stesso è musica. Cos’è per te la musica, oltre che un piacere della vita? Quali funzioni e collegamenti vorresti che la tua esercitasse e creasse nell’ascoltatore?
Joe
La musica è molto più di un semplice piacere; è una vera e propria ancora di salvezza in momenti di difficoltà. Quando ci si trova in situazioni complesse o cariche di emozioni, le note possono fungere da conforto, creando uno spazio sicuro in cui rifugiarsi. Ogni melodia ha il potere di evocare ricordi, di accompagnare le nostre gioie e i nostri dolori, rendendo la musica una compagna di vita insostituibile. Aleksàndr Puškin aveva ragione nel posizionarla tra i piaceri della vita, poiché essa riesce a esprimere ciò che a volte è difficile a parole.
Per me la musica è un linguaggio che collega le anime, capace di unire culture e generazioni. Vorrei che la musica creasse un ponte emotivo, dove chi ascolta possa rispecchiarsi e riconoscersi. La musica ha la capacità di trasformare stati d’animo, di aiutare a riflettere su sé stessi e di stimolare la creatività. In questo modo, diventa non solo un rifugio, ma anche una fonte di ispirazione e di crescita personale. In un mondo spesso frenetico e caotico, la musica rappresenta un faro luminoso che guida verso la serenità e la comprensione interiore.
Ogni nota, ogni pausa, di questo album è un invito a esplorare le emozioni più profonde, e a trovare il proprio respiro in un mondo che spesso sembra soffocante.
Davide
Cosa seguirà?
Joe
Sicuramente a breve molti concerti con Fausto in giro per lo stivale per presentare il nostro album.
Sto già lavorando ad altre composizioni per un terzo album e poi ci sono altri progetti in cantiere che però non anticipo. Insomma la musica non mancherà!
Davide
Grazie e à suivre…
Biografia Joe Pisto
Cantante, chitarrista e compositore eclettico di origine lucana, dal fraseggio fluido e intriso di verace musicalità, intensità interpretativa e raffinatezza, Joe Pisto è un musicista di assoluto valore. Studia chitarra classica presso il conservatorio “E.R. Duni” di Matera, diplomandosi brillantemente con il massimo dei voti e perfezionandosi con maestri di fama internazionale quali Alirio Diaz, Alberto Ponce e Francis Verbà. Nell’ambito della musica colta ha svolto attività concertistica solistica e da camera fino al 1999, vincendo numerosi concorsi nazionali. In seguito, animato da una fervida curiosità stilistica, si dedica allo studio del jazz e in particolar modo del canto jazz, diplomandosi proprio in canto jazz al conservatorio “G.B. Martini” di Bologna e perfezionandosi con James Mc Lean e Jay Clayton. Nel 2008 vince il Primo Premio al “Concorso Internazionale per Solisti Jazz” di Monaco. Grazie alle sue qualità e alla sua versatilità condivide il palco con artisti di levatura nazionale e internazionale, sia in ambito jazz che soul e pop, quali: Eumir Deodato, Dario Deidda, Jeff Berlin, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Dado Moroni, Mauro Negri, Ross Stanley, Marc Miralta, Ignasi Terraza, Andrea Motis, Francesca Tandoi, Gabriele Mirabassi, Quentin Collins, Javier Girotto, Marco Tamburini, Hiram Bullock, Roberto Gatto, Quintorigo, Brandon Allen, Grant Windsor, Gianluigi Trovesi, Tim Thornton, Mario Rossy, Marco Siniscalco, Alfonso Deidda, Omar Lye Fook, Michele Papadia, Andrea Bocelli, Franco Califano, Bono (U2), Ami Stewart, Karima, Zucchero e tanti altri ancora. Attualmente è titolare della cattedra di “Canto Jazz” presso il conservatorio “G.B. Martini” di Bologna.
Biografia Fausto Beccalossi
Fausto Beccalossi è uno fra i fisarmonicisti italiani più apprezzati anche in ambito internazionale. Il suo playing è denso di lirismo, narrativo, descrittivo, ma è capace anche di esprimersi con un trascinante ardore comunicativo. Inizia molto giovane lo studio della fisarmonica cromatica, con lo stile classico, presso il Conservatorio Statale di Brescia, approfondendo successivamente le tematiche concernenti lo sviluppo dell’improvvisazione jazzistica. Durante un seminario di Siena Jazz (nel 1994) viene notato da Enrico Rava, che lo seleziona per un workshop con il gruppo dei migliori allievi del corso senese. Nel 1999 inizia a collaborare col nonetto di Gianluigi Trovesi. Oltre all’intensa attività concertistica registra numerosi CD anche di musica pop. Nel 2002 viene chiamato da Lito Epumer, chitarrista argentino che vanta grandi collaborazioni a livello mondiale, per registrare col suo quartetto il disco Nehuen a Buenos Aires. Negli ultimi anni collabora e incide con alcuni fra i migliori musicisti dell’area jazzistica italiana e mondiale tra i quali: Kenny Wheeler, Sandro Gibellini, Gabriele Mirabassi, Enzo Pietropaoli, Paolo Fresu, Richard Bona, Mike Stern, Randy Brecker, Maria Pia De Vito, Al Di Meola, Till Bronner, solo per elencarne alcuni.Fausto Beccalossi, per oltre dieci anni, è stato uno dei pilastri del quintetto World Simphony del già citato chitarrista californiano Al Di Meola, e il suo vigore creativo emerge anche nel lavoro discografico intitolato Pursuit of Radical Rapsody, inciso a Miami con una line-up comprendente vere e proprie jazzstar come Gonzalo Rubalcaba, Charlie Haden, Mino Cinelu e Peter Erskine. Il gruppo si è poi esibito lungamente nei maggiori festival della scena jazzistica ed ethno-jazz a livello internazionale, dal Giappone al Canada, dagli Stati Uniti al Nord Europa.
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