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Intervista con Claudio Signorile

7 min read
 
Bassista pugliese di notevole spessore artistico, Claudio Signorile irrompe con un proprio lavoro solista sul mercato discografico. Groove Experience, questo il titolo dell’album, contiene sette brani di ottima fattura, capace di esaltare l’estro e il talento del musicista originario della provincia di Bari. L’album è completamente autoprodotto ed è disponibile sia in formato fisico che in digitale su tutte le migliori piattaforme specializzate. La promozione è l’ufficio stampa, sono stati affidati al Mazzarella Press Office.
 
GROOVE EXPERIENCE
Horizon / Bass Suite / Unforgettable / Groove Experiment / When love ends / In my memory
2018
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Claudio. “A song 4 each day…” del 2011 è stato il tuo e.p. d’esordio. Cosa è seguito fino a questo “Groove Experience”?
 
Claudio
Ciao Davide. Nel periodo immediatamente successivo alla pubblicazione del mio primo lavoro, ricordo di essermi dedicato senza sosta alla sua promozione, attraverso showcase radiofonici, recensioni, concerti. È stato un viaggio lungo e faticoso direi, in quanto tutta la fase promozionale è durata più di un anno, durante il quale mi sono procurato ogni appuntamento praticamente da solo! Successivamente ho suonato in numerose band locali, sono stato molti anni backliner per gli Stadio, famosissima band Italiana. Per queste ragioni il lavoro di composizione, registrazione, postproduzione per “Groove Experience” è durato tanto, arrivando a pubblicare il mio secondo lavoro più di 6 anni dopo il primo. 
 
Davide
Come nascono le tracce di “Groove Experience”, intorno a quali temi, atmosfere o suggestioni?
 
Claudio
I miei brani nascono in molte maniere. Sono molto lento nello scrivere musica. Devo essere  nella situazione mentale per me giusta, che si traduce nello stare tranquillo, magari con il basso tra le mani in un pomeriggio di studio e ricerca. Cerco di non forzare mai le  idee. Non mi sento obbligato a cercar di comporre qualcosa a tutti i costi. Lascio che il processo sia il più naturale possibile. Ascolto musica, magari un brano che trovo particolare e cerco così di ispirarmi a quell’ idea che mi ha colpito. Ascolto molto i batteristi. La traccia numero 6, “Mosaic“, nasce attorno ad un loop di batteria in 7/8 suonato da Omar Hakim. La traccia numero 7, “In my memory“, prende ispirazione, purtroppo, dalla perdita di mio padre avvenuta nel 2015. La traccia numero 5, “When love ends“, rappresenta la mia idea in musica, di come ci si sente quando un grande amore finisce. Ovvio che, essendo i miei brani strumentali, cerco di trasmettere attraverso il linguaggio delle note, le mie suggestioni.
 
Davide
Chi suona con te in questo lavoro?
 
Claudio
In “Groove Experience” ho avuto il piacere di lavorare con molti amici e colleghi che hanno accettato di suonare nelle mie composizioni. Alla batteria c’è Rha Stranges, carissimo amico dai tempi della scuola, che oggi vive ed insegna musica a Londra. Soltanto nel brano “Groove Experiment” alla batteria c’è Francesco Dettole, attualmente nei nuovi  Articolo 31. Al piano c’è Michele Campobasso, professionista molto noto dalle mie parti e non solo.  Alla chitarra elettrica in due brani c’è Aurelio Follieri, che da poco ha pubblicato il suo album solista d’esordio “Overnight“, nel quale sono ospite in una unica canzone. Alla chitarra acustica in “Bass suite” c’è un produttore che vive e lavora a Milano, Francesco Adessi, e nel pezzo “In my memory” troviamo Danny Trent, anche lui appena uscito con il disco proprio “Two homes“. Per ultimi ho lasciato i bassisti Vincenzo Maurogiovanni e Pierluigi Balducci. Ho scelto di far suonare alcune parti a due bassisti/colleghi, poichè volevo diversificare un pò lo stile bassistico su quelle songs. Vincenzo e Pierluigi hanno un modo di suonare molto differente dal mio e ho cercato loro proprio per questa ragione. Suonano le parti di basso solista rispettivamente in “Horizon” e “When love ends“.
 
Davide
Quali i primi bassisti che ti hanno fatto desiderare di imbracciare e imparare lo strumento?
 
Claudio
Ho iniziato a suonare il basso ascoltando John Deacon dei Queen, Cliff Burton nei primi dischi dei Metallica. Ho adorato Roger Glover nei Deep Purple e le linee di basso di John Paul Jones dei Led Zeppelin. Solo in seguito ho iniziato ad ascoltare, cercando di carpirne i segreti, i grandi bassisti solisti che hanno influenzato in maniera definitiva il mio modo si suonare. 
 
Davide
Per me il basso elettrico è il cuore pulsante di un pezzo, l’essenza del ritmo, il posto da cui scaturisce ogni canzone, affermava James Brown. Cos’è invece per te? Cos’è per te il ritmo, cosa il groove?
 
Claudio
Sono naturalmente d’accordo con il pensiero di James Brown, al punto che è difficile aggiungere altro. Ma voglio provarci. Nella musica di James Brown, così come in tutti quei generi musicali dalla fortissima connotazione ritmica, il groove è dato a mio avviso da un insieme di cose. Personalmente mi riesce difficile pensare al groove, al ritmo, a quell’ idea di movimento che porta il pubblico (e lo stesso musicista) a scuotere la testa quasi senza rendersene conto, se al fianco di un bassista non sento anche un grande batterista/percussionista, un gran chitarrista ritmico, etc.  Il groove è nell’ insieme, anche se da bassista è innegabile che la botta che danno le frequenze del mio strumento nel registro grave può colpire letteralmente allo stomaco. Però si può avere groove anche nell’esecuzione di un tema musicale, un assolo, non soltanto durante una parte ritmica. Ci vuole feeling, sensibilità, padronanza della dinamica, anni ed anni di musica e palco.
 
Davide
In che modo persegui un tuo modo peculiare di suonare il basso?
 
Claudio
Credo che per un musicista di qualsiasi categoria, la ricerca di un proprio suono, una propria voce, sia la cosa più importante. Non amo, ad es., gli strumenti signature, perchè anche se è vero che comprare un Fender Marcus Miller non fa di te Marcus Miller, comunque ti avvicina ad un suono altrui, non so se mi spiego. Il suono deve essere proprio, personale, riconoscibile magari. Io perseguo il mio suono con uno stile che negli anni ho cercato e cerco ancora di personalizzare nella tecnica, pur essendo partito come tutti, emulando i miei bassisti preferiti. Poi ancora ho cercato uno strumento adatto alle mie esigenze, e l’ho trovato in un basso Alusonic, azienda che utilizza materiali innovativi come l’alluminio, per la realizzazione dei propri strumenti. E poi il giusto ampli, le giuste corde. Sono ricerche che durano anni e che per un musicista non si esauriscono mai. Ma ormai, credo, il grosso è fatto. La mia idea di suono l’ho trovata ed è quella che si può ascoltare in “Groove Experience“.    
 
Davide
Ormai esistono bassi con numero di corde dalle due, come quelli dei danesi D:A:D alle 12… Quali chitarre basso prediligi e qual è per te il numero ideale di corde?
 
Claudio
Io suono prevalentemente bassi a 4 corde e con 24 tasti. Per esprimermi come solista vanno benissimo e non mi sento limitato in alcun modo. Possiedo anche un 5 corde, che utilizzo in gruppi dove principalmente accompagno, dove mi piace sentire la profondità delle corda grave. Credo cmq che l’ideale sia un bel 4 corde.
 
Davide
Il virtuosismo è un atteggiamento che nacque nella prima metà dell’Ottocento con l’affermarsi della borghesia e i musicisti, che prima avevano un ingaggio fisso presso le famiglie aristocratiche, diventarono liberi professionisti. Per avere successo, cercavano quindi di stupire il pubblico con esecuzioni che richiedevano e dimostravano grandi doti tecniche. E il virtuosismo è ancora molto presente in generi musicali come il metal, il jazz o la fusion. Tu come mantieni le giuste proporzioni tra tecnica e composizione?
 
Claudio
Il confine tra virtuosismo ed autocompiacimento è molto sottile. Io cerco di non oltrepassarlo tenendo sempre a bada i miei studi musicali più tecnici, anche se devo dire che non mi riesce difficile. Infatti non sento necessariamente l’esigenza di mettere in ogni canzone che scrivo tutto quello che ho imparato in 23 anni di musica. Valuto idea per idea cosa fare, quanto suonare. Non sono dell’avviso che meno note siano meglio di molte. Trovo quest’affermazione solo un luogo comune, peraltro molto dannoso. Penso che le note da usare debbano essere quelle giuste, indipendentemente da quante. Scegliere le note giuste è la vera sfida del musicista, ed è una sfida che si può vincere solo con grande sensibilità, maturità umana, apertura mentale ed umiltà.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Claudio
Al momento sono impegnato a preparare i miei brani nuovi per poterli suonare dal vivo, continuo a suonare in alcuni progetti di cui faccio parte e continuerò a promuovere il mio album online. L’estate è alle porte e sarà molto impegnativa! Per rimanere aggiornati sui miei progetti futuri è facile… basta cercarmi sui social!
 
Davide
Grazie e à suivre…

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