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Le streghe di Lenzavacche – Simona Lo Iacono

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edizioni e/o
Narrativa romanzo
Pagg. 160
ISBN 9788866327233
Prezzo Euro 15,00 (e-Book Euro 8,99)  

Beata la diversità 

Ci voleva poco un tempo perché una donna, già considerata essere inferiore e tentatore, fosse marchiata come strega: bastava che rivendicasse il suo naturale diritto di esistere e di condurre una vita non uniforme agli ottusi dettami religiosi, a una ridda di comportamenti a cui tante, per timore, ma anche per assuefazione, invece si uniformavano. L’essere diversi, insomma, era non solo un peccato, ma addirittura un reato. Superati i confini del tempo, arrivando fino a quasi i giorni nostri, nell’anno 1938 a Lenzavacche  la storia sembra ripetersi, facendo tornare alla memoria quelle femmine, che nello stesso paese, nel 1600 furono chiamate streghe perché, nella loro condizione di mogli abbandonate, ripudiate o più semplicemente in fuga da un’esasperante emarginazione, si riunirono in una casa alla periferia dell’abitato, iniziando a condividere un’esperienza di vita comunitaria e anche letteraria.  In quell’anno fascista vive una strana famiglia, composta dal piccolo Felice, che a dispetto del nome, disabile come é, sembra riassumere su di di sé tutte le possibili disgrazie, sua madre Rosalba e la nonna Tilde, con entrambe le donne che rivendicano di essere discendenti dalle streghe del 1600. E certo il loro comportamento, così inusuale, finisce con il dar credito a questa asserzione: donne che non si sposano, che rivendicano una personale libertà e che attribuiscono, giustamente, alla conoscenza, alla cultura un ruolo fondante non possono che destare ampi sospetti in un mondo chiuso e ancora feudale quale quello della Sicilia dell’epoca. Non intendo, però, andare oltre, nel senso che non voglio anticipare la trama, preferendo soffermarmi sugli aspetti salienti dell’opera e in primis sul messaggio nella stessa contenuto.  La salvezza dell’umanità é riposta nella convinzione che solo una cultura che non si esaurisca nel semplice atto dell’apprendimento, ma vada oltre diventando un atto creativo, teso a liberare l’animo da ogni preconcetto, consente, nell’accettare noi, anche di accettare gli altri, permettendo di cogliere nella diversità ciò che non si ha, rompendo il circolo delle apparenze e facendo rinascere due sentimenti che da soli elevano l’uomo: la purezza dell’amore e la pietà. L’epoca, come detto, é quella fascista, che vive e vegeta sull’uniformità, ma che attecchisce in modo perfetto laddove, per ignoranza, per un errato concetto di religione, tutto deve essere immutabile e scritto da regole tramandate di generazione in generazione. Allora era senz’altro così, ma siamo sicuri che ancora oggi, in altri luoghi, ben lontani, non sia presente in modo corrosivo questa distorta mentalità?. Ed ecco che allora quello che a prima vista potrebbe sembrare un romanzo storico travalica il suo tempo e appare ancora attuale e con ogni probabilità sarà così anche in futuro. La carne al fuoco non é poca, perché ricorrono temi cari all’autore, quali la diversità, la difesa dei più deboli, il valore salvifico di una cultura che non sia fine a se stessa, ma la mano è sicura e anche se le prime pagine richiedono un certo grado di assuefazione, poi la lettura si  fa più veloce e anche più appagante, tanto che posso dire che ci troviamo di fronte all’ennesima prova positiva di Simona Lo Iacono, che di certo offre, ancora una volta, tanta sostanza.   
 
Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970. Magistrato, presta servizio presso il tribunale di Catania. Ha pubblicato diversi racconti e vinto concorsi letterari di poesia e narrativa. Sul blog letterario Letteratitudine di Massimo Maugeri cura una rubrica che coniuga norma e parola, letteratura e diritto, dal nome “Letteratura è diritto, letteratura è vita”.
Il suo primo romanzo, Tu non dici parole (Perrone 2008), ha vinto il premio Vittorini Opera prima. Nel 2010 le sono stati conferiti il Premio Internazionale Sicilia “Il Paladino” per la narrativa e il Premio Festival del talento città di Siracusa.
Nel 2011 ha pubblicato Stasera Anna dorme presto (Cavallo di Ferro), con cui ha vinto il premio Ninfa Galatea ed è stata finalista al Premio Città di Viagrande. Nel 2013, sempre per Cavallo di Ferro, ha pubblicato il romanzo Effatà, vincitore del Premio Martoglio e del premio Donna siciliana 2014 per la letteratura.
Attualmente conduce sul digitale terrestre un format letterario dal nome BUC, trasmissione che mescola al libro varie discipline artistiche, e cura sulla pagina culturale della Sicilia la rubrica letteraria “Scrittori allo specchio”. Presta inoltre servizio presso il carcere di Brucoli come volontaria, tenendo corsi di letteratura, scrittura e teatro, tutti mezzi artistici con i quali intende attuare il principio rieducativo della pena sancito dall’art 27 della Costituzione.

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