KULT Underground

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Intervista con Oceans On The Moon

6 min read
OCEANS ON THE MOON
TIDAL SONGS
In CD e in tutti gli store digitali da New Model Label

 

Andrea Leone (voce, chitarra, beats, tastiere) e Marco Martini (basso, tastiere, beats) si conoscono sui banchi di scuola alla fine degli anni ’90. Cominciano a suonare insieme nel 2006 nei Monoxide Interlude, band di rock alternativo dalle cui ceneri nasce il trio Mr. Tonight Show (2007), progetto maggiormente orientato all’elettronica, il cui brano Garden viene selezionato dal produttore genovese Luca Tudisco per essere inserito nella compilation “Zenatron Vol. 3” (2009). Infine, nel 2012, Martini e Leone danno vita agli Oceans on the Moon, il loro attuale sodalizio artistico. Ispirati dal rock strumentale ad alto tasso emozionale di band come Mogwai, This Will Destroy You e Mono, oltre che dall’ombrosa elettronica indie della scuola tedesca e dalle produzioni di diversi mostri sacri del rock alternativo (Interpol, Radiohead, Cure), gli Oceans on the Moon pubblicano sulla loro pagina Soundcloud l’EP “First step to Graceland”(2013), prodotto e mixato da Mattia Cominotto (Meganoidi, Od Fulmine) nel suo Green Fog Studio di Genova. I mesi successivi vedono il duo impegnato nella scrittura degli altri brani che comporranno il loro album di debutto, “Tidal Songs”, nuovamente prodotto al Green Fog.
 
Genere
Post-rock, new wave, indietronica
 
 Intervista
 
Davide
Ciao Andrea, ciao Marco. Cominciamo dal vostro nome: Oceans on the Moon. Volevate riferirvi ai mari della luna, che sono anche le regioni più scure della luna, quindi a un certo sound di ispirazione Wave, fatto di elettronica oscura, o particolarmente malinconica, e di quell’indie rock che risente profondamente dell’influenza Darkwave? O cos’altro?
 
Oceans on the Moon
Come anche gli animali, gli uomini sono attratti ed ispirati dagli oceani e dalla luna. Una sera è capitato di associare mentalmente questi due elementi e abbiamo realizzato che la faccia nascosta della Luna è, per le creature della Terra, un… tumulto fluttuante.
 
Davide
In che modo è nato questo lavoro e in che modo definisce l’inizio ufficiale della vostra opera e del vostro sodalizio artistico rispetto a un progetto nel tempo a venire? Cosa avete racchiuso del passato e cosa esplorate e cercate ora e per il futuro?
 
Oceans on the Moon
Questo disco racchiude il lavoro di molti anni, alcuni brani già esistevano nella loro forma definitiva quando abbiamo avviato il progetto Oceans on the Moon. L’album rappresenta il nostro punto di partenza, non lo consideriamo un punto di approdo stilistico.
 
Davide
Perché “canzoni della marea”? C’è un tema o una suggestione che in particolare avete voluto affrontare con le composizioni di Tidal Songs e che lega le diverse tracce? È la musica che esercita una qualche attrazione “gravitazionale” sulle nostre menti e genera moti (oscillanti) d’animo?
 
Oceans on the Moon
Tidal Songs è un album che vive di diverse fasi. Si passa da atmosfere più sature e ritmate a situazioni più eteree e impalpabili; quindi il flusso e il riflusso, il riempimento e il ritiro delle maree, ci sembravano un richiamo azzeccato.
 
Davide
Non ci si riconosce nelle proprie emozioni. Nulla di più estraneo, di ostile, anzi. Cosa pensate di questa frase di Paul Valéry?
 
Oceans on the Moon
Da musicisti, vediamo le nostre emozioni con un’ottica differente. Poterle cantare e suonare – avere la fortuna, o il coraggio, di poterlo fare – è un ottimo metodo per mettere ordine in sé stessi e amare tutte le cose, anche quelle che non ci sono più, che ci sono sfuggite.
 
Davide
Siete di Genova, anzi Zena. Cosa c’è nel vostro approccio alla musica di questa grande città di mare che ospita non a caso un Museo delle culture del mondo e annesso un Museo delle musiche dei popoli?
 
Oceans on the Moon
Genova è una città pressata dai monti, che da sempre cerca la sua dimensione, il suo spazio vitale nell’orizzonte infinito del mare. La tensione emotiva di questa innata ricerca dello spazio influenza indubbiamente il nostro approccio alla composizione, soprattutto per quanto riguarda i brani strumentali.
 
Davide
“La nostra unica arma è l’istintività. È per questo che non ci sentiamo assolutamente intellettuali né pretendiamo di essere artisti”. Queste le parole di Stuart Braithwaite dei Mogwai. Qual è la vostra arma ora che siete scesi in un campo sempre più difficile nel quale emergere, quello musicale e artistico o culturale in generale?
 
Oceans on the Moon
L’arma dell’istintività è per certi versi un lusso, una condizione mentale che, se governata e ben “addestrata”, è la migliore abilità che si possa avere, e i Mogwai possono farne, a ragione, un loro merito. Diamo molto peso a questa qualità, anche se la tendenza a “razionalizzare” il lavoro è per noi altrettanto importante.
 
Davide
L’industria culturale non è tale da impedire la nascita di un’opera d’arte di qualità e magari d’eccezione. Ma questo è più vero altrove che in Italia. Volendone fare una professione, una carriera, cosa pensate di questo momento storico italiano poco adatto a chi proponga cose di qualità non facilmente omologabili?
 
Oceans on the Moon
L’industria culturale già nel nome adotta un termine anti-artistico: “industria”, appunto. Non pensiamo che in altri Paesi la situazione sia molto più brillante che in Italia, a livello editoriale; forse però il pubblico è più ricettivo e il mercato si adegua. Un “illustre” ministro del recente passato disse che “con la cultura non si mangia”, il che è tragico detto da un italiano, ancor di più se rappresentante delle istituzioni! Purtroppo però è una credenza diffusa. La cultura in realtà è uno dei pochi “addendi” sani che  ci sono rimasti per arricchire le nostre esistenze.
 
Davide
Sono passati esattamente vent’anni dal numero 123 di The Wire (maggio 1994) e dall’espressione coniata da Simon Reynolds: post rock. Coniate una liberamente per definire esattamente la vostra musica.
 
Oceans on the Moon
È sempre molto difficile trovare un’etichetta da “appiccicare” a quello che si fa. Pensiamo che sia  più facile farlo dall’esterno. Quello che possiamo dire per descrivere la nostra musica è “molla gli ormeggi, niente paura, dì quello che senti, con i metodi, gli strumenti, le lingue e le atmosfere che meglio ti rappresentano… Il mare cambia status rapidamente, come tutti noi. Ma chi naviga e ha un obiettivo va sempre avanti”.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Oceans on the Moon
Seguirà il debutto dal vivo con la formazione a quattro, per dare più profondità e spessore alle nostre esibizioni. Stiamo anche lavorando alle bozze di alcuni nuovi brani, e chissà, forse li presenteremo sul palco a breve.
 
Davide
Grazie e à suivre… 

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