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Città – Maria Giovanna Marchesin

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Passato e presente si fondono per regalare una suggestiva quanto reale immagine della Lonigo del 1800. Un romanzo storico intriso d’amore per la propria città, per le persone care e per la letteratura; intrighi e vicende ambientate in luoghi e dimore, tutt’oggi riconoscibili per le vie della cittadina, che si susseguono in una naturale concatenazione di eventi contraddistinti, paragrafo dopo paragrafo, da specifici colori utilizzati come indicatori di fasi della vita dei personaggi e della storia. C’è questo e molto di più in Città (Caosfera Edizioni, pp. 482, € 20), il secondo libro della leonicena Maria Giovanna Marchesin. Fulcro del romanzo è Lonigo e la sua battaglia per l’indipendenza, un fatto storico realmente accaduto i cui documenti ufficiali sono custoditi nell’archivio comunale. La narrazione ha inizio da qui, dalla Supplica che i cittadini, il 28 aprile 1831, inviarono all’imperatore d’Austria per chiedere il conferimento del titolo di Città a Lonigo. I documenti riportano che su 21 votanti, indispensabili per redigere la richiesta, soltanto uno, anonimo, risultò contrario. «La storia di questo libro- spiega Marchesin- è nata molti anni fa quando, a 19 anni, mi capitò di leggere un libro sulla storia della mia città. Questo testo mi incuriosì talmente tanto che iniziai a fare ricerche e più scartabellavo, più mi accorgevo di alcune anomalie storiche. Prima fra tutte l’anonimo voto contrario alla richiesta per l’ottenimento del titolo di città e, successivamente, quando ebbi la fortuna di leggere la copia originale della Supplica, mi resi conto che su 21 allegati, ognuno per ogni lettera dell’alfabeto, che accompagnavano il documento storico destinato all’imperatore, ne mancavano 3. Da lì in avanti la mia fantasia, unita alla passione per la scrittura e all’indole romantica, ha iniziato a lavorare forsennatamente.» Beatrice e Friedrich sono i due protagonisti, uniti nella sofferenza e nell’amore, impossibile spezzare il loro legame. «Beatrice- continua Marchesin- incarna l’ideale romantico, l’eroina della storia che tutto può, bella e coraggiosa. Lei è come il canneto sul fiume Guà: si piega ma non si spezza, si risolleva sempre e più forte di prima. Friedrich, invece, è la sua forza, la sua guida. Vivono l’uno per l’altra un amore pulito, forte, mai licenzioso e mai tentennante. Come il Guà e il suo canneto.» A loro si unisce l’antagonista. «Il mio è un cattivo di cui non si saprà nulla fino a quasi la fine, se ne conoscono le intenzioni e le malvagità che orchestra, sempre descritte in poche righe caratterizzate da dialoghi serrati, senza descrizioni. È un’ombra oscura che aleggia sulla città.» Tre sono i personaggi realmente esistiti presenti nel romanzo: il primo Podestà di Lonigo, l’allora parroco del paese, don Pasquale, e il nonno dell’autrice, qui trasformato nell’anziano progenitore di Beatrice, per uno speciale tributo in suo onore.

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