KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Green day – American idiot

2 min read

Green day – American idiot

Il ritorno dei Green Day è segnato da un album cattivo, di denuncia nei confronti di un’America che, dicono Billy Joel e compagni, non li rappresenta, anzi è malata di presunzione, venera il dio denaro e dimentica i valori su cui è stata fondata.
Questo ritorno è segnato anche dal rinnovo dei ragazzi che contribuirono a rilanciare il punk ai tempi di Basket Case ed ora mostrano una costruzione di musica e testi molto più matura ed adulta, rimanendo comunque nel punk rock.
Ogni canzone è una gemma, ogni testo da leggere con attenzione in quello che si può definire un vero e proprio concept album.
I singoli sono azzeccati, American Idiot è una canzone che ricorda molto (troppo) le vecchie sonorità, Boulevard of Broken Dreams è la classica ballata struggente che ogni gruppo made in USA sceglie come seconda canzone, con la differenza che tratta una tematica molto più profonda di tante altre canzoni già sentite.
E l’ambizione del progetto del trio punk si percepisce ancora di più in Jesus of Suburbia, una canzone straordinariamente lunga per un gruppo punk, formata da diverse parti (come si può leggere nella titletrack) legate da cambi di ritmo e melodia.
Pollice alto per questo gioiello punk, promosso a pieni voti e consigliato. Grazie ai Green Day il punk è cresciuto e maturato, sublimando dalle tematiche post adolescenziali e sganciandosi dall’idea di riciclare perennemente i Ramones. Onore ai Green day per questa perla.

TRACKLIST:

“American idiot”
“Jesus of suburbia” (“Jesus of suburbia”, City of the damned”, “I don’t care”, “Dearly beloved”, “Tales of another broken home”)
“Holiday”
“Boulevard of broken dreams”
“Are we the waiting”
“St Jimmy”
“Give me novocaine”
“She’s a rebel”
“Extraordinary girl”
“Letterbomb”
“Wake me up when September ends”
“Homecoming (“The death of St Jimmy”, “East 12th St”, “Nobody likes you”, “Rock and roll girlfriend”, “We’re coming home”)
“Whatsername”.

Simone Bonetti

Commenta