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Senzapaura Jones

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Senzapaura Jones
(Walter Mosley – Marco Tropea Editore)

Il noir, quello più classico, è un genere molto stereotipato. C’è un eroe (impavido e/o affascinante), una femme fatale, un incontro (fortuito o programmato) che fa scattare la storia (e spesso una scintilla di passione), e poi una girandola di avvenimenti che miscelano sapientemente scazzottate, omicidi, pedinamenti e che vedono co-protagonisti poliziotti (corrotti o meno), malavitosi e donne affascinanti, il tutto "ricoperto" da fumo di sigarette senza filtro, whisky, violenza e, a volte, ironia. Ma come per il blues, il fatto che gli accordi siano molto spesso gli stessi, non vuole affatto dire che quando ti immergi in un nuovo pezzo tutto ti sembri scontato e già sentito. Tanto più se il "pezzo" a cui decidi di avvicinarti è di un autore come Walter Mosley, paragonato sovente a Chandler, che sa non solo riproporre all’immaginario del lettore le atmosfere complesse dell’America anni 50, ma è in grado di farlo creando figure letterarie a cui è facile affezionarsi.
Chi non è cultore del genere potrebbe comunque già avere avuto modo di "imbattersi" in questo autore per il film del ’95 intitolato "Il diavolo in blu", basato sul romanzo omonimo, che vedeva Denzel Washington nella parte dell’intraprendente Easy Rawlins. Come in quella pellicola, la maggior parte dei protagonisti di questo romanzo, pubblicato in italiano da Marco Tropea Editore, sono gente di colore, e si muovono in una Los Angeles del dopoguerra che è migliore, per un discorso di integrazione razziale, di altre zone del Sud, ma non garantisce affatto una parità di trattamento tra bianchi e neri.
Ed è in questo ambiente, in cui per un "negro" è comune essere fermato e tormentato dalla polizia anche senza un vero motivo (tanto che chi subisce spesso la ritiene una cosa "normale"), che i due "eroi" di questa storia (la coppia Paris Minton e Senzapaura Jones) si trovano coinvolti in un insieme di vicende che li porteranno a cercare di mettere le mani su soldi rubati agli ebrei dai tedeschi allo scoppio della seconda guerra mondiale, e poi ri-rubati. E questo, dopo che l’incontro casuale con la pericolosa e sensuale Elana Love rovina in un lampo i tentativi di scalata sociale di Minton, che vede il suo negozio di libri usati bruciato da sconosciuti, e si ritrova presto sedotto e "derubato" anche di auto e portafoglio.
Ma al di là della trama, intrigante e complessa, la grandezza del romanzo si rivela nella caratterizzazione dei personaggi e nella loro interazione sociale. E così è impossibile non rimanere colpiti dalla personalità di Paris Minton (intelligente, in parte pragmatico, ma sostanzialmente non riconducibile a schemi precisi) e da quella di "Fearless Jones" (eroe di guerra, diretto, leale, impulsivo e, appunto, senza paura) ma ancora di meno è possibile non rimanere affascinati dal loro rapporto di amicizia, e dal sottile equilibrio che una coppia del genere viene a creare quando si muove in un mondo spesso ostile per motivi razziali, e per di più arroventato da gente disposta a tutto per trovare un "tesoro" enorme che sembra fare gola a molti. Con un Senzapaura che non esita, ad esempio, a soccorrere un bianco ferito, anche sapendo che all’arrivo della polizia prima verrà arrestato e picchiato e poi, forse, gli verrà chiesto cosa era successo, o con un Paris Minton che, pur consapevole di non poter contare sulla prestanza fisica dell’amico, non sa resistere ai guai quando hanno le sembianze di una bella donna o il colore dei soldi necessari per realizzare i propri sogni. Inutile comunque sottolineare che anche l’ultimo dei personaggi secondari (come il giovane Wally o il vecchio Antonio, oppure la sfregiata Charlotte) con cui i due interagiscono sono tutt’altro che "monodimensionali", aiutando così, con i loro problemi o i loro desideri, ad aggiungere di riflesso particolari alla costruizione psicologica di questa interessante coppia.
L’affresco che l’autore dipinge è comunque ricchissimo anche per altri aspetti, e appena si alza lo sguardo sopra le singole vicende dei protagonisti, sono le tensioni sociali non solo tra bianchi e neri, ma anche tra bianchi ed ebrei e tra ebrei e neri, a dare il ritmo. Le tensioni sociali e la voglia di vivere e di trovare un proprio spazio nonostante le difficoltà, in una America tanto affascinante da leggere quanto dura per chi ne è immerso, che intona le note del suo "mitico" sogno al ritmo del più sincopato dei jazz.
Ottimi ed efficaci anche i dialoghi, che riescono a dare il giusto tono "noir" alla narrazione con qualche uscita ad effetto rimanendo sempre plausibili, e le tante belle pagine piene di quelle descrizioni e considerazioni che sanno colpire esattamente là dove ci si aspetta quando si prende in mano un libro di questo genere.

Marco Giorgini

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