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Allen tutto di un pezzo, altroché!

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Allen tutto di un pezzo, altroché!

Si parla naturalmente di "Harry a pezzi" (una buona traduzione di "Decostructing Harry"), l’ultimo FANTASTICO film di Woody Allen. "Harry a pezzi" è il film della resa dei conti con questi ultimi travagliati anni quando, pur tra deliziose commedie come "Misterioso omicidio a Manhattan" o "La Dea dell’amore", la vita privata di Allen è sconvolta dalla traumatica separazione con strascico da Mia Farrow, dalla nuova passione per la figlia-amante Soon Hi e dall’anzianità ormai definitivamente raggiunta. Dimenticate tutto quello che avete letto su "Harry a pezzi" e, se non lo avete ancora visto, preparatevi ad un’incredibile psicocommedia dove Allen-Harry fa letteralmente a pezzi tutto il suo mondo e non succede affatto il contrario come si pensava.
Harry Bloch è uno scrittore di successo in un periodo di totale crisi d’inventiva. Ha appena pubblicato un libro dove piuttosto maldestramente ha inserito tutte le persone che fanno parte della sua vita: mogli, ex-mogli, amanti, parenti, ebrei, critici. Si intuisce fin da subito che il protagonista del libro è proprio Harry, il quale è a sua volta Allen stesso, come del resto c’è sempre stata una parte di Allen-uomo nei vari personaggi che ha creato e interpretato. Lo svolgersi del film avviene su due piani paralleli e coincidenti, gli episodi estratti dal libro e le reali vicende che succedono con le persone vere, che nel libro si riconoscono senza alcuna difficoltà. La vorticosa giostra delle scene immaginate e reali è ben interpretata da un ricchissimo cast d’attori come Billy Cristal, Robin Williams, Demi Moore, Kristie Alley, Elizabeth Shue e, attenzione, proprio quella Margot Hemingway che gli fece perdere la testa in "Manhattan". Questi indizi non vi bastano? Seguite la storia. Harry era sposato con una donna e aveva come amante la sorella.
Harry è poi stato sposato con la sua analista diventata poi una sorta di integralista ebraica. Harry ha una relazione con una fan conosciuta per caso in ascensore che sposerà poi il suo migliore amico, nelle vesti del demonio. La sorella di Harry è diventata una praticante paranoica da quando ha sposato un ebreo molto religioso. La madre di Harry è morta dandolo alla luce ed il padre non lo ha mai perdonato. Harry ha impellenti pulsioni sessuali. Harry non riesce a vedere il proprio figlio quanto vorrebbe. Ognuna di queste situazioni è spunto per un brano dell’ultimo libro di Harry o per un racconto breve.
Il filo conduttore del film è un’onorificenza che deve ritirare dall’università che qualche decennio prima lo ha cacciato. Tra narrazioni dal libro, flashback reali ed episodi correnti si arriverà al termine del film dove Harry-Allen sogna di trovarsi davanti a tutte le persone del film (della sua vita?). Avete capito? Harry si scrolla di dosso le amanti preferendo le puttane, molto meno problematiche. Harry ironizza con simpatico distacco sull’ebraismo in una memorabile festa sul tema di "Guerre Stellari". Harry taglia i ponti con gli analisti (anche se sarebbero da annoverare come coautori di molte sue opere…) additandoli addirittura incapaci di badare a se stessi. Harry è insomma veramente a pezzi o meglio è proprio "smontato" nel senso di scomposto, smembrato in tutti i suoi vizi e i suoi difetti. Per rendere l’idea Allen si mostra sfuocato, fuori fuoco in mezzo ad un mondo perfettamente a fuoco. Cosa fa? Costringe gli altri a mettersi gli occhiali. Vi sembra a pezzi un Allen così?
Il film ha un montaggio nuovo, serrato come una sorta di videoclip dei pensieri, Allen non perde tempo in fronzoli, ogni scena è uno sciame di parole, ogni movimento è secco e veloce. "Harry a pezzi" è costruito a regola d’arte tanto che dopo pochi minuti si ha perfettamente il quadro della situazione saltando senza difficoltà dai diversi piani verso un finale dove gli stessi piani si intrecciano senza difficoltà arrivando addirittura all’inferno. Se non fosse così geniale, prolifico e irrequieto Allen potrebbe smettere di lavorare dopo questo film.
Chi non vede questo film non legga più Kult.


Michele Benatti

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