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Una scalata al buio

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Una scalata al buio
Decimo classificato (Media: 6,01)

Che diavolo è successo? Perché tutto questo buio? Ahi, che dolore al costato! E questo puzzo di acido… come di vomito che viene dal basso! Cristo! Adesso ricordo. Ero in perlustrazione sulla collina quando qualcosa mi ha afferrato per il busto e mi ha stretto così forte da farmi perdere i sensi. Cazzo! Ma questa parete molle ed umidiccia che tocco… cos’è?

Non ho occhi per vedere, perché il buio è totale, ma ciò che sfioro con le mani è caldo e viscido. Non c’è ombra di dubbio… è tessuto animale. Ma allora… oh Dio, sono nell’intestino di un mostro! E come mai non sono ancora morto?

La domanda mi rimbomba a lungo nella mente, come il suono di un gong. Sono stordito e confuso. L’essere maledetto, almeno a giudicare dalle fitte lancinanti che sento, nell’afferrarmi deve avermi rotto qualche costola. Ma adesso che ho superato la sorpresa iniziale, riesco a rendermi meglio conto di ciò che mi è capitato. Solo ora realizzo di essere a cavalcioni del mio mitra: nella caduta esso si è incastrato trasversalmente nel tubo digerente della ‘cosa’, impedendomi di scivolare in basso, là dove i suoi succhi gastrici mi scioglierebbero come sale. Istintivamente guardo verso l’alto. Se, come suppongo, sono bloccato in un enorme esofago, posso risalirlo per tentare poi di uscire dalla bocca del mostro. Preso dalla voglia di risolvere il problema però, non mi sono accorto di trovarmi in una posizione instabile e pericolosa. Il mostro sta in piedi. Allora non può essere un serpente: non potrebbe mai restare diritto come questo animale schifoso che mi ha fagocitato. Ma è un animale? E se fosse un Ciclope? Mi rendo conto di essere patetico nel ricercare una spiegazione. Qualunque cosa sia a tenermi dentro di sè, sta per DIGERIRMI. Se perdo altro tempo, corro il pericolo che il mostro si sposti e complichi la mia risalita, al punto di renderla addirittura impossibile.

Controllo il mio armamento. Ho ancora tutto, per mia fortuna: le due bombe ananas, il coltello, la fune, la torcia. Il mitra no, è sotto di me e non posso prenderlo: è la solida base su cui poggia la mia vita. Senza di esso finirei inesorabilmente nell’orrido abisso. A ben considerare poi, è forse proprio il fastidio che l’animale prova nell’averlo conficcato in gola a fargli tenere le fauci aperte, permettendo a me di respirare.

L’istinto mi dice di togliere la spoletta alle due bombe e di lasciarle cadere nel buco nero da dove proviene il puzzo insopportabile. Ma non mi sembra una cosa saggia. Ucciderei il mostro, questo sì… però sconvolgerei l’equilibrio che si è creato, correndo il serio rischio di precipitare. La violenta esplosione delle bombe lo dilanierebbe in cento pezzi, certamente, ma potrei io stesso rimanerne ucciso… oppure morire nella caduta, se, come temo, mi trovo molto in alto rispetto al suolo. No, credo che l’unica via di salvezza sia proprio di risalire l’esofago. Ma come potrò farlo? E a quale distanza mi trovo dalla bocca?

Aziono la torcia: funziona ancora. Finalmente riesco a vedere qualcosa, ma rabbrividisco nell’illuminare l’umida mucosa che riveste l’apparato digerente del mostro. Ora ho paura e tremo.

Sfioro con le mani la carne rosea che vedo, vincendo un comprensibile ribrezzo. É abbastanza consistente da permettermi di impuntarle contro i miei scarponi, già… ma dove lancio la corda? Le pareti sembrano lisce … però, un momento… ci sono delle asperità… ed io sono esperto di free-climbing! Certo la mucosa è scivolosa ed il pericolo di cadere nell’abisso mortale è grande, ma non c’è soluzione alternativa: devo tentare la scalata. È necessario però che mi liberi prima dei miei scarponi. Sarebbero perfettamente inutili in questo frangente. Li sfilo e li lascio cadere nel vuoto. Sento distintamente due tonfi sordi nel momento in cui, poco lontano da me, impattano con i succhi gastrici dell’animale.

Punto il raggio della torcia verso l’alto e mi rendo conto che dovrò risalire per tre, quattro metri. Non dovrei impiegare molto a farlo: mi auguro solo che il mostro rimanga nella sua immobilità per tutto il tempo che a me necessita.

Purtroppo il dolore al costato è diventato insopportabile e mi impaccia sempre di più i movimenti. Cerco di non pensarci. Incerto se lasciare o meno il mio prezioso mitra, lego un’estremità della corda al calcio: potrò tentare di recuperarlo in un secondo momento. Fisso la torcia sulla fronte con un fazzoletto e comincio ad arrampicarmi verso l’alto. Mi viene quasi da urlare per la sofferenza che provo: è come se qualcuno mi tenesse un coltello infilzato nel costato… non riesco neppure a respirare. Ad un certo punto sono costretto a fermarmi per riprendere fiato, ma il dolore è sempre più lancinante. Guardo sconsolato sopra di me: la meta vicina è lontanissima in queste condizioni. Quanto tempo impiegherò per uscire? E chi lo sa? Quello che so e mi impongo di pensare è che devo andare avanti a tutti i costi.

Sento dei sordi rumori provenire dalle viscere dell’animale. I succhi gastrici rumoreggiano in basso come mosto in ebollizione. La ‘cosa’ fortunatamente è ancora immobile: sembra caduta in letargo… mi vedo già dentro la sua bocca a pochi passi dalla libertà. E se tentasse di inghiottirmi di nuovo? Preferisco non rispondere a questa domanda inquietante. Prendo in mano una delle mie bombe ananas. A mali estremi, estremi rimedi, mi dico mentre ritorno a sorridere dopo un periodo lunghissimo. Sono bagnato come un pulcino, completamente impregnato delle secrezioni dell’animale e provo un indicibile senso di ripugnanza che mi fa venire da vomitare.

La mia avanzata verso l’alto procede molto lentamente purtroppo, perchè i piedi a volte scivolano, facendomi ondeggiare pericolosamente, ed il dolore morde con selvaggia ferocia il mio corpo. A darmi un po’ di coraggio è però l’aria fresca che ora mi arriva direttamente sul viso: sono ormai prossimo alla fine del calvario? Lo spero ardentemente, ma non riesco a goderne che in minima parte: sono senza più un briciolo di energia.

Ad un tratto, maledizione, lo stato di quiete termina. Il mostro ha una scossa. Saranno stati i miei movimenti a risvegliarlo? Le anse del budello cominciano a muoversi pericolosamente intorno a me e minacciano di farmi perdere l’equilibrio, ricacciandomi in basso. L’animale ha ora dei conati di vomito ed io mi sento come nel cestello di una lavatrice durante l’azione della centrifuga. Sono investito da un liquido vischioso e acido che mi sballotta selvaggiamente prima di proiettarmi all’esterno. Mentre cado a terra ed urlo dal dolore, mi accorgo che l’animale altro non è che una gigantesca Mantide religiosa. Riesco a vederla distintamente un attimo prima che un uccello, grande come un Jumbo, le si avventi contro e la ingoi velocemente.

Ora ogni pericolo sembra passato. Mi rilasso rivolgendo lo sguardo al sole. La sua luce ha un colore a me sconosciuto. È rossa come sangue arterioso. Il cielo invece è di un rosa sconvolgente. Dio, ma che in che mondo mi trovo? Perchè qui, sulla collina di Hollywood, ci sono animali giganteschi? E perché quel lombrico, grande più o meno come una locomotiva, mi sta ora osservando curioso? Cosa è accaduto in tutti questi anni? Ora ricordo… il boato… la terra che si apriva… la fuga… Per quanto tempo sono stato rintanato nel bunker?

Provo dolore all’orecchio sinistro. Lo tocco con una mano. Quando la ritraggo, le mie dita sono bagnate di un liquido color verde. Verde? Non è più sangue quello che circola in me. Cosa mi ha contaminato: il veleno dell’odio fra i popoli o una forza inesplicabile della natura?

Prima di finire nella bocca spalancata del mio salvatore, trovo il tempo di guardare lontano: non è rimasto in piedi un solo edificio di Los Angeles!

Potrei lanciare entrambe le bombe nell’antro scuro dove lentamente sto scivolando e distruggere l’orrenda bestia che mi succhia come un lecca-lecca: ma a che servirebbe? Meglio finire ingoiati dal mostro…

Alessandro Palmieri Fargo



Giudizi

Matteo Ranzi: 8,50
Molto bello, versione Collodi orror. Questa visione di fine dei tempi con il rapporto natura uomo completamente rovesciato è davvero interessante

Giovanni Strammiello: 7,60
Un universo apocalittico e un pizzico di Collodi: la risalita verso la libertà non sempre è annunciatrice di un mondo migliore…

Walter Martinelli: 7,20
Originale, un godibilissimo Ai confini della realtà. Qualche lacuna sulla genesi della situazione che la fantasia deve colmare con un po’ di sforzi, ma il racconto risulta "credibile".

Francesca Orlando: 7,00
Un racconto chiaro e originale. L’autore ha il dominio su quanto scrive e il linguaggio utilizzato è opportuno ed efficace.

Doriano Rabotti: 7,00
Per essere un deja vu post-atomico (al quale peraltro da un po’ non eravamo abituati), è a suo modo innovativo.

Gabriela Guidetti: 6,00
Abbastanza originale. Molto curioso ed amaro il finale. Più genere sf che horror.

Franco Tioli: 6,00
Non male, un misto di horror e fantascienza ben miscelati

Enrico Miglino: 5,00
L’inizio lascia intendere un’incognita che si svela troppo presto, concludendosi con un ovvio mondo dopobomba dominato da insetti impossibili con un sistema digerente poco credibile. Idea accettabile, ma la costruzione della situazione si concede troppe libertà narrative e la struttura nel suo insieme non regge.

Marco Varone: 5,00
Nulla di nuovo nelle idee e nella scrittura, scivola via come acqua.

Raffaele Gambigliani Zoccoli: 1,00
Nessuna tensione. Perchè?

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