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Dilettanti…

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Dilettanti non per diletto, ma per il mondo come dovrebbe essere

1. Io dilettante.

Ho scritto un romanzo e, dopo molti sforzi per farlo leggere, mi hanno detto: sei uno che ci sa fare. Io scrivo, ma non so nulla di letteratura. Non importa, mi sento rispondere, anzi forse è un vantaggio. Forse essere dilettanti non è quella grave colpa che viene loro attribuita. Forse non è vero che disturbano il buon funzionamento degli uffici e delle segreterie editoriali degli editori, più o meno importanti. Forse non è vero che in questo nostro disgraziato presente si scrive troppo e si legge troppo poco. Forse scrivere e scrivere da dilettanti è importante! Non per diventare famosi, non per liberarsi da un presente oppressivo e fastidioso, non scaricare delle tensioni psicologiche inconsce, non per occupare un tempo libero sottraendolo alle attività di volontariato, più utili e meno narcisistiche. Ma perché scrivere è importante per sè stesso. Non solo per i dilettanti, ovviamente. E, siccome io – da dilettante – lo faccio con tenacia e passione, il mio sforzo viene alla fine riconosciuto anche dai lettori. Dato che è importante soprattutto per loro.

2. i dilettanti sono importanti

E’ vero: nulla è più lontano dai dilettanti dell’idea di produrre un lavoro finito per la massa dei compratori. Non si scrive né per il mercato, né per la gloria. Però un po’ di riconoscimento lo gradiscono tutti. I dilettanti hanno un patrimonio vasto e profondo di interpretazione del mondo e di conoscenza della nuova vita che si affaccia, cioè "del mondo come dovrebbe essere". Devono solo trovare il giusto palcoscenico nel quale far muovere i loro fantasmi, senza che una ‘tata’ zelante e arida dica che sbagliano i congiuntivi e che quei fantasmi sono un po’ sbilenchi. Un dilettante deve scrivere, ha bisogno di scrivere e di mandare in giro il proprio prodotto. Dopo l’arrivo dell’idea creativa e l’eruzione in metafora della pulsione morale che doveva essere espressa, non c’è più tempo per rifinire il lavoro affinché sia perfetto. In un mondo senza valori, un racconto che palpita di metafore di valori, ancora timidi e nascosti, è sicuramente prezioso. Perché è proprio quello che non possono fare coloro che hanno passato anni a distillare le strategie narrative di Hugo, la delicata sintassi di Proust, le tensioni di sentimenti opposti di Kundera. Per contro, un dilettante non può ottenere facilmente l’attenzione dello stesso pubblico che ama Hugo, Proust e Kundera.


3. un movimento di dilettanti

Io sto compiendo una corsa per farmi conoscere nel mondo dei lettori di narrativa. La stessa cosa fanno anche molti altri dilettanti, che tengono pronte nel cassetto opere che hanno solo bisogno di un pubblico. Ma il pubblico non c’è finché uno non diventa conosciuto. In questo circolo vizioso e nella corsa per farsi conoscere, occorre evitare il tutti contro tutti. Questa è una cosa che fanno i critici e gli scrittori professionisti. Non tutti i dilettanti sono bravi; non tutti hanno talento; non tutti sono abbastanza dediti alla scrittura; non tutti si tengono abbastanza lontani dalla tentazione di scopiazzare la moda del momento; non tutti meritano di essere letti. Ma tutto il pubblico ha diritto di conoscere l’invenzione del mondo come dovrebbe essere che solo i dilettanti riescono a concepire. Il problema è come. Innanzitutto attraverso un movimento che, al di là delle forme espressive, riassuma quello che dicono i dilettanti.

Giovanni Bergamini

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