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intervista a MALIKA ALOUAFI

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intervista a MALIKA ALOUAFI

Per motivi non dipendenti dalla nostra o dalla sua volontà, l’intervista a Malika, vincitrice con l’immagine di una donna giapponese, è stata "rubata" in qualche minuto nel giorno stesso della premiazione, e quindi soffre, contrariamente alle altre, sia per l’emozione che in quel momento visibilmente correva nella giovane pittrice, sia per il poco tempo avuto a disposizione.
Malika comunque, dopo un breve attimo di titubanza, non ha esitato a spiegarci un po’ quando e come è nata la sua volontà di partecipare, e l’idea che sta dietro all’opera che l’ha vista ricevere un premio per la sezione grafica della sua categoria. Chi crede che per raggiungere il "successo" (sia pure in una forma così ridotta) sia necessaria volontà e determinazione, e magari lungimiranza d’intenti, si trova in questo caso a scontrarsi invece con la noia, l’attesa e poco altro. Malika, in un periodo in cui non stava più studiando e non aveva ancora trovato lavoro, ha deciso di avvicinarsi al concorso, spinta appena da qualche amico, e dalla voglia di riempire qualche pomeriggio, altrimenti vuoto. E la cosa, nata quindi così, quasi per gioco, ha preso pian piano più spazio in lei, fino a trovare in questa attività qualcosa di gratificante in sè: un modo cioè per esprimersi liberamente vedendo crescere tra le sue mani qualcosa che, per quanto evidentemente distante da lei, le assomigliava.
La forma di una geisha è stata scelta per mille motivi diversi, non ultimo quello dell’idea di bellezza che per Malika questa assume; e la lacrima sul volto, il capo chino, i colori sono stati aggiunti come corona per esprimere le emozioni, i sentimenti dell’autrice, trasformando così un semplice disegno in un simulacro, un mezzo per esternare situazioni che più difficilmente Malika voleva rendere pubbliche.
Il suo stupirsi prima, ed esultare per la segnalazione della sua opera durante la premiazione (simile, a dire il vero, a quasi tutti i partecipanti), ha colpito molto me, suo intervistatore improvvisato di due sole domande scandite tra gli astanti, ma ancora di più mi ha sottolineato la sua spontaneità e originalità il suo sorriso, forse un po’ imbarazzato, e il suo modo semplice e diretto di rispondere a queste mie pur semplici domande.
La sua idea di continuare a disegnare nel futuro gratifica un po’ tutta l’organizzazione del concorso, e ci auguriamo di potere sentire ancora parlare di lei, magari in una eventuale futura manifestazione artistica.

Marco Giorgini

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