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Baby Vogue

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BABY VOGUE
(Sarah Felberbaum)

È un rapporto che non esiste quello tra i due protagonisti di Baby Vogue. Un lungo silenzio che sa di attesa. La loro è una storia che apparentemente nasce dal nulla, quasi per sbaglio, tra l’odore dei libri e le chiacchere di inutili convegni nei quali confondersi. Una storia che di certo si perde nel nulla, forse senza nemmeno mai diventarlo veramente. Lui venticinque anni e lei ventitre, sappiamo questo di loro. Due adolescenze che corrono affanate contro il tempo, che si appiccicano alla pelle ma che rifiutano di invecchiare con essa. Non hanno un nome i due protagonisti, non si chiamano mai, ma citano in continuazione altri nomi. Dalla musica al cinema, dalla letteratura alla fotografia; in poche parole tutto quello che può rendere più trendy, o semplicemente più sopportabile, la solitudine. Perché in fondo Baby Vogue è proprio questo, l’incontro tra due solitudini estreme che non hanno nemmeno nulla in comune se non la disperazione.
Vite che non possono evitare di toccarsi, di sfiorarsi per un attimo, con tutta la paura di abbandonarsi a qualcosa che è altro da sé stessi. L’amore allora diventa una sfida mai dichiarata, una lenta tortura ed gioco di ruoli. Tutto implode in una sottile sfida a chi riesce a creare la maggior dipendenza nell’altro. Fino alla fine. Ed è decisamente ironico che proprio in questo fallisca la Felberbaum (al suo primo romanzo). Il suo racconto fatica non poco a catturare il lettore e si arrende ancor più mestamente nella sfida di invogliarlo ad arrivare fino in fondo. Ben inteso, le centoquarantasei pagine di Babyvogue, non sono scritte affatto male. Ma raccontano una storia già letta mille e mille volte, e per di più lo fanno in uno stile eccessivamente piatto. Un tono monocorde che non decolla quasi mai, se non in qualche breve passaggio comunque sospeso a mezz’aria tra il surrealismo e la confessione da diario privato. Il sospetto che sorge in conclusione è che forse il modo migliore per approcciare questo romanzo sia proprio quello di partire da ciò che sinteticamente ed ingenuamente recita la quarta di copertina. "Sarah Felberbaum è nata il 20 marzo 1980. La mattina si alza cercando di capire cosa sta diventando". Probabilmente non una scrittrice, mi sento di aggiungere.


Pietro Paolo Bortoloso

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